Atene: Ma di cosa hanno paura veramente i mercati?

Gli analisti hanno avuto momenti di confusione, oggi chiariti dal presidente della Commissione Europea che svia l’attenzione dalla diatriba puramente politica della Grecia, la sinistra di Alexis Tsipras e la destra di Samaras. Dalle dichiarazioni di oggi traspare un certo timore sulla vittoria della destra di Samaras.

In realtà, sappiamo bene che il programma politico di Tsipras, se dovesse prendere il sopravvento, farà trovare la Grecia in piena ri-contrattazione del debito ma, tutto sommato, tale leader non è contrario all’Europa e ha tutta l’intenzione di restarci. Non dimentichiamoci della tranche del prestito internazionale a cui la Grecia potrà accedere che, nemmeno a farlo apposta, capita in corrispondenza di queste eventuali elezioni anticipate, a dicembre.

Cosa preoccupa, allora, i mercati? Oggi il listino di Atene ha registrato una tenue ripresa, chiudendo l’indice Grecia 20 con un -2%. Possiamo dire che sia stata superata la batosta incassata dai mercati greci, all’indomani dell’annuncio delle eventuali elezioni? Ma osservando da vicino il listino, quali sono le azioni che stanno avendo una clamorosa battuta d’arresto? Proprio i bancari: tra di essi Bank of Cyprus ha ceduto terreno per il 26%, una percentuale non certo insignificante che sicuramente ha inciso sulla performance negativa di alcuni indici di borsa.

Quindi, ciò che terrorizza i mercati riguarda il versante finanziario. Già è finito nel dimenticatoio lo scandalo della Banca Cipriota che dovette “congelare” i fondi, non permettendo più ai cittadini di prelevare, se non dopo l’intervento della Germania (venne così assicurato un budget di prelievo da bancomat di 200 euro a persona, vista l’immediata corsa agli sportelli). Con tutto ciò, vennero imposte nuove tasse, a partire dal prelievo forzoso sui conti correnti. Ora, buona parte dei flussi finanziari va dall’Europa alla Grecia ed è ancora “in piedi” il piano di salvataggio che sta “pompando” l’economia greca, attraverso il prestito internazionale.

Non è certo semplice non poter più essere garantiti dell’afflusso di tali capitali dall’Europa. Tra l’altro, la rinegoziazione del debito verrà sicuramente vista male da quanti hanno già investito in Bond greci, attirati dagli alti rendimenti dei titoli, rispetto ai paesi del Vecchio Continente. Lo Spread tra bond greci e bund tedeschi rimane a livelli alti, considerando che i titoli con scadenza triennale superano il rendimento del 10%. E ci siamo abituati a concepire l’alto rendimento come un maggiore onere per le casse dello Stato: i mercati non guarderanno tale dato, come un fattore positivo, da certi punti di vista.

Certamente, non è da prendere a “cuor leggero” una possibile modifica del sistema di distribuzione dei dividendi dei bond greci, come proposto dalla lista Tsipras, ancorando il rendimento alla crescita del Pil, come se si trattasse di un’azienda. Ed in effetti la nuova gestione pubblica si ispira a criteri aziendali. Ci dobbiamo aspettare ulteriori manovre “creative” sul fronte contabile, pur di pareggiare i conti?

Mercati con il “fiato” sospeso nell’attesa dell’esito dell’elezione del candidato (presidente della repubblica) da parte del partito di maggioranza, per il quale non si pensa che si metta a repentaglio la continuità dell’azione politica.

La speculazione sui mercati è calmierata dal fatto che abbiamo a che fare con una moneta unica. Immaginiamo cosa sarebbe successo se ognuno avesse avuto la propria valuta all’indomani delle elezioni politiche e delle avvisaglie sulle difficoltà di rientro dal debito di Atene. Certamente, il cambio si sarebbe deprezzato quanto più a sfavore di un maggiore peso della Grecia sui mercati internazionali.

Da una parte, l’Euro ci “indebita” e forse ci disereda, vincolandoci a trovare nuove misure per reagire, dall’altra forse vi sarà lo spazio per proporre nuove misure che non ci facciano più condividere il “pasticcio” dell’indebitamento, a prescindere dal fatto che siamo più o meno virtuosi. Una cosa è certa: la rinegoziazione del debito è una questione “lapidaria” che non riguarda solo la Grecia.

Un passo avanti dell’Unione su tale aspetto apre la strada ad altri Stati perché, d’altronde, altri bond non se ne vogliono acquistare ed il quantitative easing è tutto da evitare. Almeno è quello che l’Europa dice.

Giornalista indipendente e trader privato. Sono laureato in Economia e finanza e mi occupo di analisi finanziarie e di notizie sull'economia.

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