Banche: i sindacati sul piede di guerra

È un settembre caldo quello che attende le banche e i suoi vertici, alla luce delle movimentazioni sindacali che stanno per mettersi in atto dopo la conclusione del periodo estivo. I sindacati del settore bancario hanno infatti deciso di scendere in piazza e hanno attaccato il governo che ha dichiarato la necessità di ridurre della metà i dipendenti del settore, con cifre che parlano dimeno 150mila esuberi in dieci anni di previsione. I sindacati hanno quindi chiesto di incontrare il governo e hanno minacciato l’avvento di uno sciopero nazionale. Secondo i sindacati, il premier aveva l’obbligo di consultare le parti prima di azzardare delle dichiarazioni che potrebbero destabilizzare l’intero settore.

I sindacati hanno quindi sottolineato la loro capacità di maturare accordi stabili con i vertici e si sono concentrati sull’introduzione del Fondo per l’Occupazione, un sistema finanziato dai lavoratori che ha permesso di introdurre nel mondo del lavoro 12mila giovani in 4 anni. Dal governo sono quindi arrivate comunicazioni sulle preoccupazioni del settore, perché l’eventuale esubero dei lavoratori non interessa solo il bancario ma anche tanti altri comparti e questo fatto è al centro delle preoccupazioni del governo. I portavoce hanno quindi sottolineato la mancanza di ipotesi per dimezzare gli operatori del settore in dieci anni, ma hanno concentrato l’attenzione sui cda e sulla necessità di snellire la loro attività, il ruolo della politica all’interno delle cosiddette ‘super-banche’ e la richiesta di chiudere con le costosissime super-consulenze.

I vertici di alcune banche hanno quindi commentato la situazione affermando che il panorama è variegato e che alcuni istituti di credito godono di ottima salute e non prevedono il taglio di dipendenti, soprattutto dopo avere passato con positività gli ultimi stress test. Molti sono stati i vertici che hanno criticato duramente le parole del premier, ma nel complesso si tratta di una situazione che merita di essere ragionata a tavolino e che chiede di tenere conto di tanti altri fattori da discutere per il futuro delle banche del nostro paese.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here