Lo scorso 2 giugno si è tenuta la più recente riunione della Banca centrale europea. Una riunione che, come da vaste attese, non ha prodotto alcuna novità in materia di tassi di interesse di riferimento, che rimangono pertanto invariati, così come rimane immutata la forward guidance, ampiamente espansiva.
Naturalmente, quanto sopra non equivale a giudicare irrilevante la riunione Bce (anzi): il presidente Mario Draghi si è ad esempio mostrato più ottimista rispetto alle ultime riunioni in relazione allo scenario e si è detto particolarmente fiducioso nell’effetto futuro dei diversi strumenti di stimolo decisi in marzo, che per il momento hanno prodotto conseguenze solo parzialmente tangibili.
Altrettanto naturalmente, Draghi ha voluto concentrare le proprie attenzioni sui possibili effetti di seconda battuta di un’inflazione bassa per un lungo periodo di tempo, ricordando altresì come le nuove previsioni dell’istituto stimino un’inflazione che rimane anche nel 2018 ben lontana dal target, lasciando così significativi margini per poter estendere il programma di acquisto titoli oltre l’attuale scadenza, fissata per il momento a marzo 2017.
Per chi volesse saperne di più, abbiamo riassunto le 4 cose che dovete sapere su ciò che si è discusso in comitato.
Tassi e politica monetaria
Come anticipavamo, non vi è stata alcuna novità in materia di tassi di riferimento, con la conseguenza che il refi resta a zero e che il tasso di rifinanziamento marginale è a 0,25 per cento, con il tasso sui depositi delle banche presso la Bce fisso a -0,40 per cento. Non è stata inoltre annunciata alcuna novità sul programma di acquisto titoli. Il presidente Draghi si è comunque preoccupato di mantenere un approccio accomodante, affermando che i tassi resteranno sui livelli attuali o inferiori per un lungo periodo di tempo oltre la scadenza del programma di acquisto titoli, e che la strategia di quantitative easing potrà andare avanti oltre la scadenza di marzo 2017 se necessario. Il presidente ha altresì sottolineato la necessità di verificare l’effetto delle misure di stimolo in essere che si trasmetterà con il tempo alle condizioni finanziarie e all’economia reale delle misure che devono essere ancora attivate, come i nuovi TLTRO e gli acquisti di titoli corporate.
Previsioni sul futuro
La Bce ha descritto uno scenario di crescita tenue, in linea con le previsioni, e un’inflazione core rivista marginalmente al ribasso. Per Draghi il momento attuale sarebbe “relativamente” calmo, con una serie di dati economici moderatamente positivi e le importanti decisioni prese dall’Eurogruppo riguardo al debito della Grecia che hanno aiutato a rasserenare gli animi. Non mancano comunque gli appuntamenti di rilievo, in grado di turbare tale serenità (ne parleremo tra breve), come il referendum britannico e le nuove elezioni politiche in Spagna. Più globalmente, Draghi riconosce una stabilizzazione della domanda su livelli modesti, considerando che il rallentamento esercitato dai Paesi emergenti sembra essere alle spalle.
Alla luce di ciò, e non solo, lo staff dell’istituto banchiere ha rivisto al rialzo la previsione di crescita per il 2016 di due decimi di punto rispetto alle stime di marzo, portando così la percentuale da 1,4 per cento a 1,6 per cento, grazie alla spinta esercitata dal primo trimestre. Vengono comunque confermate in maniera pressochè invariata le stime 2017-18 all’1,7 per cento (a marzo il 2018 era previsto a 1,8 per cento).
Sul fronte della dinamica inflazionistica, la stima di inflazione per il 2016 sale a 0,2 punti percentuali rispetto alla precedente previsione di + 0,1 per cento, grazie al rialzo del prezzo del greggio, ora vicino ai 50 dollari, mentre per il 2017-18 le previsioni restano invariate a 1,3 per cento e 1,6 per cento, sulla scia di un prezzo del petrolio intorno i 50 dollari al barile e di un euro/dollaro in area 1,14. L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili, ossia energia e alimentari, viene rivista di un decimo al ribasso sia nel 2017 che nel 2018, rispettivamente a 1,2 punti percentuali e 1,5 punti percentuali.
Brexit e Grecia
Tra i rischi di breve termine che la Bce ha esplicitamente citato, il primo è certamente relativo ai possibili effetti di Brexit. Draghi ha infatti ripetuto che la Bce sarebbe pronta a reagire a un restringimento delle condizioni finanziarie che sarebbe atteso in caso di esito sfavorevole al referendum. Ad ogni modo, è evidente come sia molto difficile cercare di anticipare la reazione dei mercati in caso di vittoria del “leave” (cioè, dei favorevoli all’uscita dall’Unione Europea) del referendum inglese, ma si può scommettere su un significativo aumento della volatilità.
Di contro, la Bce ha riconosciuto i progressi concreti ed effettivi nella trattativa tra creditori internazionali e Grecia, tradottasi poi nell’intesa dell’Eurogruppo del 25 maggio. La Banca ha inoltre affermato di voler verificare l’effettiva attuazione da parte di Atene di tutte le misure concordate con i creditori internazionali per poi ridiscutere la deroga che fino a oltre un anno fa permetteva ai titoli greci di essere accolti come garanzia nelle aste di finanziamento.
Nuove misure
Infine, la Bce si è soffermata sulle nuove misure, annunciando che il nuovo programma di acquisto di titoli corporate partirà dall’8 giugno. Ancora, l’istituto ha precisato che alcuni titoli di società sotto controllo pubblico che prima rientravano nel programma di acquisto di titoli pubblici, passeranno a quello di acquisti corporate, specificando ancora che intende acquistare solamente dei titoli investment-grade, e che non sarà obbligata a vendere i corporate bond in suo possesso.