La Consob ha promosso il fondo Atlante e concesso il via libera alla pubblicazione del prospetto che ammette la Banca Popolare di Vicenza alla quotazione nella borsa italiana. L’offerta si concluderà il 28 aprile e la società che controlla il fondo, la Quaestio Capital, ha dichiarato di avere ricevuto il lasciapassare per commercializzare le quote di fondo e immettere nel mercato le quote che deriveranno dall’adesione dei soggetti interessati. Si tratta di investimenti per un importo globale di 4 miliardi di euro che arriveranno da istituti bancari e assicurativi, ma anche dalle fondazioni bancarie e dalle casse depositi e prestiti.
Il fondo è inoltre pronto a estendere l’impegno a sottoscrivere l’aumento di capitale per la quota di 1,5 miliardi di euro, anche nel caso venga meno l’ammissione delle negoziazioni in borsa, con il conseguente azzeramento dell’offerta. In altri termini, Atlante è pronto a ‘prendersi’ la Popolare di Vicenza ma senza versare un soldo ai vecchi soci, che giustamente si vedranno azzerati dall’entrata in gioco del fondo.
La manovra vanta infatti altri soggetti protagonisti, perché lo stesso fondo è stato promosso dal governo e di conseguenza finanziato dagli istituti di credito, dalle assicurazioni e dalle fondazioni, al fine di proteggere gli eventuali aumenti di capitale e di sostenere le banche dalle sofferenze con la creazione di prodotti finanziari ad hoc.
La questione morale attanaglia però i risparmiatori e chi ha creduto nelle false parole dell’ex presidente Gianni Zonin. L’accordo siglato fra Unicredit e Atlante, secondo il quale il fondo rileverà l’inoptato della Banca Popolare di Vicenza che deriva dall’aumento di capitale, prevede infatti delle clausole ben precise.
La più scottante interessa sicuramente il valore minimo della forchetta, che va da 0,1 a 3 euro. Attenzione quindi, perché se le azioni sono a 10 centesimi i titoli si troveranno a perdere di valore del 99,84%, una percentuale incredibilmente alta rispetto ai 62,5 euro, ovvero al valore a cui erano state piazzate nel corso degli anni ai risparmiatori. Oltre al danno quindi la beffa, perché al mancato guadagno segue una perdita colossale del valore per singola azione, il che si traduce in un vero e proprio ‘bagno di sangue’ per chi ha creduto alle promesse passate perpetrate dalla precedente amministrazione della Banca Popolare di Vicenza.