Cos’è il rating

In un contesto nel quale i giudizi di sintesi, spesso conteggiati con sistemi che ben poco spazio lasciano alla soggettivi, sono sempre più decisivi per l’ottenimento di credito, il rating rappresenta un fondamentale biglietto da visita con il quale tutte le imprese, gli investitori e gli emittenti, devono far fronte. Ma cosa è? Quanti tipi ne esistono? Come si calcola?

Rating, un tentativo di definizione

Per cercare di rispondere a queste e ad altre domande inerenti l’oggetto del nostro odierno approfondimento, non possiamo che cercare di introdurre una breve definizione di rating. Fatte salve le necessarie semplificazioni, possiamo affermare che il rating è un giudizio di merito, elaborato da un soggetto esterno alla società (una banca, un’agenzia specializzata, ecc.), sul livello di solvibilità di un’impresa. In altri termini, il rating indica – spesso, attraverso una lettera o un codice alfanumerico – quale sia la capacità di una società (ma non solo: anche gli emittenti governativi) di onorare nei tempi e nei modi previsti agli impegni assunti.

A cosa serve il rating

Stabilita tale breve definizione, è importante cercare di capire quali possano essere i valori aggiunti che la conoscenza del rating può attribuire a un investitore che sta valutando di acquistare titoli di debito di una società emittente o, più in generale, a tutti gli stakeholders che hanno la necessità o la preferenza di avviare delle relazioni dirette o indirette. Se le righe di cui sopra sono sufficientemente chiare, dovrebbe essere chiaro che il rating è un’importante informazione per chi si appresta ad avvicinarsi alla società oggetto di giudizio, poiché è il frutto di un’analisi che vengono effettuate su livelli di profondità e su approcci di osservazione “privilegiata”, che il singolo investitore difficilmente può essere in grado di padroneggiare.

Per quanto non si possa certamente trattare di un giudizio di sintesi “infallibile” (tutt’altro!), il rating è pertanto un buon biglietto da visita per l’emittente: avere un buon rating significa comunicare al mercato di essere solitamente in grado di assolvere ai propri impegni con precisione e, di conseguenza, poter emettere titoli di debito con maggiore facilità e a miglior prezzo; avere un cattivo rating significa invece comunicare al mercato di avere un maggiore livello di rischio nella propria solvibilità e, di conseguenza, correre il rischio di emettere titoli di debito ad alto costo.

Chi emette il rating

I rating sono principalmente assegnati dalle agenzie di rating, enti esterni e indipendenti (sulla cui effettiva indipendenza vi sono tuttavia numerose polemiche e critiche), che misurano l’affidabilità del soggetto emittente, e associano ad esso un rating, comunicando il giudizio al mercato. L’analisi del livello di solvibilità dell’emittente non è mai “per sempre”: a cadenze fisse, o qualora vi siano delle notizie particolarmente importanti che potrebbero modificare il valore di riferimento, le agenzie di rating procedono a effettuare una revisione del giudizio, con eventuali variazioni dello stesso, e modifiche del proprio outlook.

Sebbene al mondo esistano numerosissime agenzie di rating (alcune delle quali pressochè sconosciute anche ai più esperti investitori, considerato che molte agiscono su base esclusivamente nazionale), le più importanti e influenti sono sicuramente americane: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch.

Quanto sopra non significa, comunque, che il rating non possa essere attribuito da qualsiasi player che abbia un particolare interesse a valutare la solvibilità di una società. In questo caso, tuttavia, non si tratta di un rating assegnato da un’agenzia specializzata nel valutare gli emittenti di titoli di debito, bensì di rating “interni”, generalmente attribuiti dalle banche alla propria clientela. In questo caso, le “regole” di attribuzione, le scale di merito e i criteri di osservazione e di aggiornamento sono ampiamente discrezionali.

Quante tipologie di rating esistono

Esistono differenti tipologie di rating, e non tutte sono identicamente utili agli occhi dell’investitore. Uno dei principali giudizi è certamente il rating di credito, che punta a comprendere la solvibilità di una società emittente titoli di debito: come anticipato, migliore è il rating di credito, e migliore sarà anche la capacità della società di poter fare “accettare” con maggiore facilità i propri investimenti sul mercato, e a migliore prezzo.

Vi sono poi i rating di credito internazionale, utili a quegli investitori che sono interessati a conoscere rischi e costi legati ai titoli esteri, e ulteriormente i rating sul debito delle nazioni, che puntano a giudicare il livello di rischio delle obbligazioni emesse dai Paesi (i titoli di Stato). Vi sono poi altre forme di rating, come il Country ceiling rating, che tuttavia, oltre ad essere meno noti, sono anche meno utili agli occhi dei privati investitori.

Come calcolare il rating

Il calcolo del rating è ampiamente discrezionale. Ne deriva che agenzie di rating e altri operatori possono effettuare un’analisi della società / emittente nella maniera che ritengono più opportuna. Naturalmente, ciò non significa che non vi possano essere delle linee guida valide per tutti, visto e considerato che gli elementi di osservazione sono sempre particolarmente ricorrenti: si pensi all’analisi economico finanziaria effettuata tramite i bilanci, alle analisi del settore in cui opera la società, all’analisi commerciale o ancora a quella qualitativa (legata alla figura del management, per esempio), o ancora all’analisi su sistema bancario, con riferimento alla natura, alle caratteristiche e alle tendenze dell’esposizione della società in ambito creditizio.

Ci si può fidare del rating?

Chiudiamo infine domandandoci se del rating… ci si possa fidare. È ben difficile, anche in questo caso, fornire un riscontro puntuale e assoluto. Nel passato – anche recente – in più occasioni i rating non si sono rivelati degli aiutanti “validi” agli occhi degli investitori. Tuttavia, sarebbe sbagliato ritenere che i rating non possano essere utilizzati come fondamentali tasselli per poter arricchire la propria conoscenza su una società emittente. Il consiglio più concreto è pertanto quello di prendere in corretta visione non solamente del rating, quanto anche delle motivazioni che accompagnano le periodiche revisioni del giudizio di credito e, altrettanto ovviamente, cercare di non agire con la sola osservazione del rating: le fonti informative per poter valutare la bontà di una società sono numerose, e il rating può costituire una buona (ma non l’unica) base di partenza.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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