Da oggi anche la Lituania nell’Euro

Ebbene, con il 2015, l’Europa sposa il terzetto baltico: Lituania, Estonia e Lettonia. Si parla tanto male dell’Europa, al punto che l’inevitabile discorso “grillino” di fine anno continua ad insistere, insieme con altre forze politiche “ostinate” in tale propaganda politica (ad es. Lega Nord, Forza Italia ex-novo), sull’uscita dall’Euro, come necessaria.

Ma troppo si è detto di quali siano le controindicazioni nell’abbandonare una moneta accettata sul piano internazionale e nel passare ad un’altra a cui, per evidenti motivi di interessi, si opporranno gli Stati stessi affinché non abbia un certo potere d’acquisto, e ciò a prescindere dal fatto che si sia in condizioni di stampare nuova moneta “deprezzata”. A questo punto, varrebbe la pena chiedersi: “Quanto l’Italia potrebbe essere autarchica, quanto può fare a meno degli scambi?” Per lo meno, la Russia si sta coltivando alleati importanti, sul piano dei rapporti commerciali internazionali ed anche una moneta deprezzata non pone irrimediabilmente in crisi la potenza moscovita, se non con l’economia del biglietto verde. Di certo un’alternativa c’era ma l’Italia, per alcuni motivi che non sono ben noti (forse l’accesso ai fondi europei della mano politica, sin troppo allettante?), non l’ha voluta percorrere ed era quella del doppio corso monetario (senza unione monetaria). E forse quest’ultima ipotesi è al vaglio di alcuni economisti per proporre nuove varianti al disegno europeo.

Quello che ci interessa è riflettere su quanto e perché la Lituania abbia avuto convenienza a prendere parte del processo di adesione all’Europa. D’altra parte, non si può non tenere conto che l’ingresso della Lituania nell’Euro (si tratta del 19° paese) modifica anche la velocità del processo decisionale dell’Europa, passando da un sistema “una testa, un voto” ad un inevitabile sistema a doppia rotazione, in cui sarebbero danneggiati, per così dire, gli Stati con minore peso nell’Europa della competizione (si è poco propensi a pensarla come l’Europa della cooperazione).

Si tende a credere che le ragioni siano di natura prioritariamente politica, anziché economiche, ovvero il distanziamento, il più possibile, dell’area baltica, tutta, dal gigante sovietico che è in rapporti tesi con l’Europa (pensiamo ad esempio al blocco della circolazione dei prodotti agricoli dall’Europa alla Russia ed i paesi alleati). Scacco matto, pertanto, per la madre Russia che nulla ha potuto contro le istanze indipendentiste dei vari paesi ex alleati che preferiscono andare nelle “redini” dell’Euro, anziché restare con la Russia.

Vogliamo essere ottimisti ed ipotizzare una serie di effetti benefici sulla Lituania. Tra questi:

  • Un aumento delle relazioni commerciali intra-europee visto che non ci sarà più il gigante sovietico e nulla potrà sentenziare: non si tratta più di rapporti di vicinato attivo, ma al limite di vicinato passivo. La Lituania non è più obbligata a giocherellare con il cambio, considerato che l’Euro è una moneta forte per tradizione. Ma ciò è sia un bene che un male
  • L’effetto pompaggio dei fondi europei. Ma sappiamo che ciò non durerà a lungo, soprattutto quando sopravvengono gli obblighi di rimborso.

Sembra che la Lituania sia diventata improvvisamente solida ma poco ci si fida dei dati relativamente al deficit pubblico, dato che soprattutto in quest’ultimo caso non mancano i trucchi contabili che possono falsare le cifre. Quanto è veramente importante se il paese sembra indebitarsi di meno e si stia innestando in un circuito di crescita del Pil? L’economia della Lituania sembra rincorrere un nuovo processo a doppia velocità con un Pil superiore al 4%. Ciò che spaventa certamente è l’inflazione, ovvero la crescita dei prezzi con assenza di adeguamento dei salari che sembra essere una pratica comune per i paesi che sono entrati nell’Unione Europea. Si è persino pensato che una direttiva “implicita” dettata dall’Europa voglia appunto che si crei questo meccanismo e lo si chiama, in termini, svalutazione interna forzosa.

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