Dollaro apre la settimana in lieve arretramento

Nuovo appuntamento con il nostro periodico sguardo sulla settimana Forex. Cominciamo oggi con un’osservazione sul dollaro statunitense, che ha aperto la settimana con lieve arretramento, favorito dalla condizione di debolezza indotta dalla pubblicazione di dati macro economici che tra venerdì e lunedì sono stati di carattere misto. Mentre infatti la produzione industriale ha recuperato come da attese dei principali analisti, l’indice Empire ha deluso, mostrando un calo contro attese di aumento.

Le valutazioni contrastanti sono inoltre state favorite anche da alcune dichiarazioni da parte dei membri della Federal Reserve, con il vice presidente Fischer che ha fatto riferimento come Yellen alla possibilità di lasciar surriscaldare leggermente l’economia USA prima di proseguire con la normalizzazione della politica monetaria. Si tratta di una mossa per mantenere accese, concretamente, tutte le ipotesi, o c’è qualcosa di più? Solamente ai primi di novembre riusciremo a saperne maggiormente, anche se l’impressione, per ora, è che queste tappe di avvicinamento al prossimo FOMC (il penultimo dell’anno) siano ideali per poter spegnere qualche fuoco di facile rialzo tassi già nella sessione che anticipa le elezioni presidenziali USA.

Intanto, oggi verranno pubblicati i dati di inflazione, per i quali le attese sono di una sostanziale stabilizzazione per l’indice “core” e di un marginale calo dell’indice “headline”. Se così fosse, lo scenario che si verrebbe a creare andrebbe a rafforzare le argomentazioni di quei membri del FOMC che pur essendo propensi ad alzare in tempi rapidi, preferiscono vedere maggiore evidenza del trend di risalita dell’inflazione prima di procedere con i rialzi. Insomma, anche in questo caso, il trend potrebbe essere favorevole per una sessione tecnica e interlocutoria a novembre, e più “attiva” a dicembre. Alla luce di quanto sopra, il dollaro non sarà facilmente in grado di recuperare il calo riscontrato ieri, a meno che i dati non sorprendano positivamente (e molto).

Euro

Passando all’euro, la valuta unica europea, dopo aver aperto la settimana segnando un nuovo minimo a 1,0964 EUR/USD, si è poi riportata in area 1,10 EUR/USD. I dati di inflazione dell’area hanno confermato la lettura preliminare di una salita a 0,4 per cento in settembre dallo 0,2 per cento di agosto. Se il trend di risalita dell’inflazione verrà confermato, potrebbe venire meno la necessità da parte della BCE di ampliare ancora lo stimolo monetario. Se la BCE dovesse esternare indicazioni in tal senso alla riunione di giovedì l’euro si rafforzerebbe. Intanto, in attesa della riunione, il cambio dovrebbe mantenersi in un intorno di 1,1000 EUR/USD.

A nostro giudizio, la riunione in previsione per dopodomani non dovrebbe contenere alcuna novità: la BCE andrà pertanto a compiere un meeting interlocutorio, con conseguente rassicurazioni di sorta nella successiva conferenza stampa, che potrebbe però anche aprire (in misura esplicita) alle modifiche al quantitative easing nel successivo appuntamento di dicembre.

Sterlina

La sterlina ha aperto la settimana pressoché stabile sui livelli di venerdì a ridosso di 1,2200 GBP/USD (e di 0,9000 EUR/GBP). Tra le novità più recenti, si rilevano le dichiarazioni di Broadbent, della Bank of England, secondo cui il deprezzamento del cambio aiuterà l’economia britannica a fronteggiare lo shock di Brexit. Alla domanda se le autorità interverranno per bloccare la discesa della sterlina, Broadbent ha risposto che la flessibilità del cambio è importante soprattutto se un’economia subisce uno shock che non tocca invece i suoi partner commerciali. Ha poi aggiunto che alla luce del deprezzamento della valuta britannica l’inflazione salirà un po’ sopra target ma non ha espresso preoccupazioni in merito, spiegando che “se la BoE avesse voluto assicurarsi che l’inflazione non salisse sopra target, avrebbe dovuto alzare i tassi. Questo però avrebbe significato una crescita più bassa e una disoccupazione in aumento”. Non si tratta di dichiarazioni sorprendenti, considerato che tali affermazioni sono pressochè identiche a quelle del governatore Carney, che la scorsa settimana ha lasciato intendere l’opportunità in questa fase di dare priorità alla crescita rispetto all’inflazione. In tal proposito, tra poche ore verranno pubblicati i nuovi dati sul coto della vita, con le attese di consenso che sono per un incremento da 0,6 per cento a 0,9 per cento: non certo una situazione ideale per la risalita della sterlina, che pertanto potrebbe rimanere in una condizione di relativa debolezza.

Yen

Lo yen ha aperto la settimana in marginale rafforzamento, portandosi da 104 a 103 USD/JPY. Affinché il calo delle ultime settimane prosegua (con raggiungimento o superamento della soglia di 105 USD/JPY) è probabilmente necessario che i dati USA siano più omogeneamente positivi, in modo da consolidare attese di un rialzo Fed entro fine anno. Intanto il ministro delle finanze Taro Aso ha ribadito questa notte che movimenti disordinati del cambio producono effetti negativi aggiungendo che le dinamiche del mercato valutario vanno monitorate con attenzione.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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