Dollaro consolida i guadagni su euro

Il dollaro statunitense è riuscito a consolidare i guadagni degli ultimi giorni, supportato in buona parte anche dall’aumento dell’avversione al rischio, a fronte delle crescenti tensioni tra USA e Corea del Nord che ha favorito gli acquisti di Treasuries. Intanto, dalla Federal Reserve, Evans si è esplicitamente espresso a favore dell’avvio della riduzione del bilancio Fed in settembre, sostenendo in tal modo le ipotesi di chi ritiene che a settembre si verificherà un oramai scontato stop al ciclo di rialzo tassi, che probabilmente verrà ripreso a dicembre.

Lo stesso Evans, in merito, si è sostanzialmente allineato alla posizione della presidente Yellen, secondo cui se il recente rallentamento dell’inflazione si rivelerà solamente temporaneo, un rialzo dei tassi di riferimento a dicembre dovrebbe restare lo scenario centrale.

Per poterne sapere di più non si potrà che attendere l’arrivo dei nuovi dati: un primo test si avrà domani con i dati di inflazione di luglio, mentre oggi ci sarà qualche anticipazione nelle prove di forza con la pubblicazione dei prezzi alla produzione. È necessario che questi non deludano affinché il dollaro consolidi ulteriormente le proprie posizioni.

Tornando ai discorsi della Federal Reserve, si attendono ora le affermazioni di Dudley, uno dei membri che a giugno aveva riconosciuto che l’inflazione si stava rivelando un po’ più bassa delle attese ma aveva concluso che se il mercato del lavoro avesse continuato a “stringere” i salari sarebbero risaliti e con essi l’inflazione. Ebbene, le indicazioni che la settimana scorsa sono arrivate dall’employment report e dagli altri indicatori del mercato del lavoro stanno andando proprio in questa direzione, e quindi sarà utile verificare la valutazione aggiornata di Dudley alla luce di tali sviluppi.

Più ampiamente, rammentiamo che la prospettiva che la Fed possa alzare ancora i tassi quest’anno è un importante fattore di supporto per il dollaro: qualora nel mercato si diffondesse l’impressione che la Fed non sarà più in grado di rispettare il proprio percorso di rialzo dei fed funds, il dollaro potrebbe esserne penalizzato.

Passando all’euro, sul generalizzato rafforzamento del dollaro la valuta unica è scesa portandosi sotto quota 1,1700 EUR/USD. A nulla (o quasi) è servito sperimentare dati di produzione industriale italiana superiori rispetto alle attese: la scarsa reazione dell’euro dinanzi alle novità della produzione italiana è probabilmente da spiegarsi alla luce del fatto che in questa fase tra i dati di crescita e quelli di inflazione sono questi ultimi ad avere maggiore rilevanza di mercato, perché sarà la dinamica dei prezzi la variabile discriminante per le decisioni della BCE nei prossimi mesi.

I prossimi appuntamenti macro saranno le stime finali dell’inflazione tedesca, francese e italiana di luglio in uscita domani.

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