Nella giornata di ieri il dollaro statunitense ha proseguito il proprio rimbalzo, ponendo a segno un altro ampio apprezzamento che gli ha permesso di recuperare le perdite ottenute nel corso delle due settimane passate, e riportando la valuta verde su livelli immediatamente precedenti a quelli abbracciati nel primo turno delle presidenziali francesi del 23 aprile scorso, il cui esito discretamente rassicurante aveva permesso all’euro di salire di quotazione (e, di conseguenza, aveva generato pressioni al ribasso per il dollaro USA). Appare sempre più chiaro, a questo punto, come il venir meno del rischio politico – che avrebbe potuto penalizzare significativamente l’euro in caso di vittoria del fronte anti-europeista – consenta ora di ricondurre il focus dei mercati sul flusso delle informazioni macro, e questo – almeno nel breve termine –potrebbe favorire proprio il dollaro statunitense, considerata data la prospettiva di un rialzo dei tassi della Federal Reserve già nel corso della prossima riunione del 14 giugno.
Peraltro, sempre ieri dalla Federal Reserve sono emerse dichiarazioni secondo cui ora il contesto internazionale è in grado di porre minori rischi verso il basso, e che sarebbe pertanto opportuno proseguire con il sentiero di rialzi graduali, andando a ridurre la dimensione del bilancio a partire già da quest’anno. Sono inoltre emersi nuovi convincimenti del mantenimento del target degli altri due rialzi dei in corso d’anno, che potrebbero però essere anche aumentati (o diminuiti) man mano che lo scenario si evolverà in senso favorevole o sfavorevole.
Euro in ritracciamento
Contestualmente al rimbalzo del dollaro USA, l’euro ha ritracciato scendendo ulteriormente da 1,09 a 1,08 EUR/USD, con un arretramento che – come abbiamo anticipato qualche riga fa – non fa altro che certificare il venir meno del rischio politico e, di conseguenza, il ritorno di attenzione sugli sviluppi puramente macro che – almeno nel breve – mettono in evidenza la distanza tra la Federal Reserve (che è prossima a alzare i tassi di interesse di riferimento nella prossima riunione, tra poco più di un mese), e la Banca Centrale Europea (che invece manterrà parametri di policy ancora fortemente accomodanti alla riunione che si terrà fra poco meno di un mese).
Ad ogni modo, gli analisti ritengono che lo spazio di discesa dell’euro sia evidentemente ben limitato, considerato che i dati dell’area stanno confermando il consolidarsi della ripresa economica segnalata dalla stessa BCE, e che se dovesse proseguire, potrebbe spingere la banca centrale a rivedere in senso migliorativo la valutazione dei rischi già alla prossima riunione e probabilmente anche a modificare la guidance sui tassi.
Intanto, i dati macro economici sembrano profilarsi positivi. Gli ultimi usciti in calendario sono stati quelli della produzione industriale francese, che hanno mostrato un rimbalzo superiore alle attese. I dati di produzione industriale italiana hanno invece confermato le attese di rallentamento, ma ci sono comunque tutte le premesse utili per poter assistere a rimbalzo del dato a livello aggregato di area euro, in uscita venerdì. Nelle prossime ore è in programma un interessante discorso di Draghi che potrebbe anticipare qualche apertura esplicita in relazione all’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria a partire già da fine anno.