Le cause profonde della crisi italiana.

La crisi che stiamo affrontando in questo momento è una delle più dure che il mondo moderno abbia mai vissuto, probabilmente anche più dura di quella del 1929. La cosa peggiore è che non si vede, malgrado le promesse continue dei politici, alcun segno concreto di miglioramento. Ovviamente questo vale solo per l’Italia, perché nel resto del mondo la crisi sta mordendo meno e probabilmente la ripresa è alle porte. Ci sono persino paesi, a partire dalla Germania, che si avviano verso la piena occupazione. In pratica in Germania in pochi anni tutti quelli che vogliono lavorare avranno la possibilità di farlo. In Italia, invece, la disoccupazione è ai massimi storici. Per fare solo un esempio, veramente significativo, la disoccupazione giovanile al Sud ha appena superato il 60%.
Ma dove abbiamo sbagliato? Qual è la causa di questa crisi?

Alle origini della crisi
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Proviamo a tornare con la memoria al momento in cui la crisi si è generata, il 2007: negli USA le banche avevano erogato mutui senza adeguate garanzie, a persone che non meritavano di ricevere un prestito. Il ragionamento di fondo (sbagliatissimo) delle banche è che tanto il prezzo degli immobili sarebbe salito per sempre e quindi non sarebbe stato affatto difficile recuperare il valore del mutuo nel caso in cui il mutuatario avesse smesso di pagare.
A partire da questo ragionamento demenziale, hanno cominciato non solo a finanziare persone senza un lavoro o con lavori poco pagati, ma anche a finanziare cifre veramente elevate. Questo, tra l’altro, ha causato anche una pesantissima bolla immobiliare che ha fatto lievitare i prezzi fino a livello demenziale. E le banche, invece di tirare la corda, hanno continuato a finanziare anche questi acquisti scriteriati. Su questo punto possiamo aprire una parentesi: la colpa non è stata tanto delle banche, quanto della FED che ha attuato politiche sbagliate che hanno di fatto costretto gli istituti di credito a comportarsi in questo modo.
In ogni caso, quando il giocattolo si è rotto e i prezzi delle case hanno cominciato a scendere, le banche si sono ritrovate con mutui erogati che valevano molto di più del prezzo di mercato dell’abitazione. E’ stata la rovina. Molti mutuatari hanno smesso di pagare le rate e le banche hanno prontamente provveduto a sequestrare la casa e a rivenderla all’asta. Ma questa massa immensa di abitazioni sul mercato a basso prezzo (le case all’asta costano poco) ha depresso ulteriormente il mercato, in una spirale negativa. La spirale è stata accentuata anche dalla particolare legislazione americana che consente di smettere di pagare le rate del mutuo a patto di cedere la casa alla banca. In Italia, per fortuna, quando si ottiene un mutuo si accende un’ipoteca che è molto più alta della somma ottenuta e la vendita all’asta della casa non estingue il mutuo a meno che la banca non recuperi l’intera cifra.
Le banche americane, a questo punto, hanno cominciato a fallire una dopo l’altra. Tra l’altro è fallita una delle più importanti e più aggressive delle banche, la Lehman Brothers. La crisi si è poi trasferita in tutto il mondo, sia perché ha depresso l’economia americana (che importa moltissimo) e sia perché le banche americane avevano emesso titoli tossici che poi le banche di tutto il mondo avevano riacquistato. Insomma, un vero disastro mondiale.

La crisi italiana
All’inizio sembrava che l’Italia dovesse essere al sicuro. Ci hanno ripetuto fino alla nausea che il sistema bancario italiano era solido e che non c’era davvero niente da temere. Abbiamo visto come è andata a finire. L’Italia è appesantita da un debito pubblico mostruoso e nel 2011, durante il governo Berlusconi, ha rischiato persino di finire in default. Solo l’intervento lacrime e sangue del governo Monti ha salvato lo stato italiano dal doversi dichiarare insolvente. Ma lo stesso intervento ha inasprito la pressione fiscale, rendendo ancora più difficile la vita delle imprese italiane. Il problema di fondo è sempre il debito pubblico: accumulato negli anni da uno Stato sprecone e corrotto, ha un peso per interessi che supera gli 80 miliardi all’anno. Questo significa che lo Stato spende buona parte delle tasse che incassa per pagare gli interessi sul debito e deve aumentare costantemente la pressione fiscale. Anche la pressione contributiva è elevatissima e serve a finanziare i privilegi di pochi (tutelati dai sindacati). E’ paradossale ma i tanti lavoratori precari che non avranno mai una pensione, finanziano con sanguinosi sacrifici ed elevatissimi contributi i lavoratori tutelati dal sindacato che magari sono andati in pensione prima dei 60 anni e con trattamenti che sono molto maggiori dei contributi effettivamente versati. Una situazione paradossale, una fra molte. Il sistema Italia è una costellazione di cricche, di sindacati, di corporazioni, di mafie legali e illegali. Non è possibile fare business se non si appartiene ad una di queste associazioni. E chi ci prova è costretto a pagare una pressione fiscale che porta rapidamente al fallimento.
Le aziende non protette hanno due opzioni: chiudere oppure trasferirsi all’estero. Quelle protette dallo Stato continuano a incassare soldi, pagati dai pochi che ancora lavorano davvero, ma questi soldi sono sottratti al sistema produttivo vero e quindi contribuiscono ad aggravare la crisi complessiva.
Alcuni imprenditori italiani, poi, vendono la loro azienda a concorrenti stranieri che per eliminare un concorrente sui mercati mondiali, semplicemente la chiudono, magari tenendosi il marchio e un po’ di Know How. Viene davvero da piangere.
Ora se le aziende chiudono o vanno all’estero la conseguenza è la mancanza di lavoro: ecco perché stiamo vivendo un record di disoccupazione.
In Italia abbiamo troppo Stato e troppe tasse: ecco perché non riusciamo a uscire dalla crisi. In effetti non è corretto parlare di crisi per l’Italia: meglio sarebbe parlare di declino. Abbiamo una speranza di invertire la tendenza? E’ molto difficile dirlo, tuttavia se vogliamo cambiare le cose dovremmo partire da un taglio sostanziale della pressione fiscale e da una riduzione della pantagruelica spesa pubblica. In pratica, i politici dovrebbero smettere di rubare e di distribuire denaro agli amici e agli amici degli amici. Un bel sogno.

Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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