Riunione BCE, cosa attendersi dal meeting di domani

Il focus della settimana per gli analisti fondamentali è incentrato sulla giornata di domani, quando la Banca Centrale Europea si riunirà per poter confermare o aggiornare la propria policy. Cerchiamo allora di anticipare il suo esito, prevedendo quali saranno le conclusioni cui giungerà il board.

Da dicembre a gennaio, poco sembra esser cambiato

Dall’ultima riunione BCE di dicembre, i dati macro hanno continuato a fornire elementi positivi, con PMI composito, indice di fiducia economica, commercio e produzione, servizi, costruzioni, che complessivamente hanno tracciato un quadro confortante per la zona euro, incorporato nelle stime BCE di dicembre.

Già nei verbali della riunione di dicembre scorso veniva poi sottolineato come i membri del Consiglio erano generalmente concordi sul fatto che i rischi per il quadro macro fossero “circa” bilanciati nel medio periodo e verso l’alto nel breve termine.

Da quel momento ad oggi le cose non sembrano essere cambiate, e il breve frangente temporale intercorso non ha certamente modificato né in peggio né in meglio la visione del board. Dunque, ci attendiamo una conferma di queste valutazioni anche nella giornata di giovedì, dove è probabile che sia ribadita altresì la forte attenzione nei confronti dell’inflazione core, che dall’estate ad oggi è arretrata di due decimi a 0,9%.

La policy monetaria non varierà

Sempre in riferimento alla pubblicazione dei verbali della riunione di dicembre, si evidenzia come i membri del Consiglio fossero generalmente d’accordo circa il fatto che le scelte di politica monetaria assunte nel mese di ottobre fossero ancora appropriate: è evidente la ripresa ciclica dipende ancora in larga misura da condizioni finanziarie ultra accomodanti, e come variare questo scenario potrebbe essere nocivo.

Ebbene, anche su questo frangente notiamo come gli sviluppi sui mercati delle ultime settimane non abbiano alterato in modo significativo le condizioni finanziarie, e pertanto tutto lascia presagire che la linea di ottobre sarà ribadita anche a gennaio.

L’unica eccezione a questa prevedibilità è legata all’evoluzione rialzista del cambio euro su dollaro, che non sembra poggiare su determinanti fondamentali, e potrebbe essere in grado di compromettere lo sforzo della BCE di ricondurre l’inflazione al target.

Opportuno non attendersi alcuna novità?

A nostro giudizio, anche se non totalmente esplicitati, le discussioni sui prossimi passi di politica monetaria sono già in corso da tempo, ma non troveranno formalizzazione nella riunione di domani. Di fatti, nonostante le dichiarazioni effettuate nel corso degli ultimi giorni abbiano come obiettivo quello di contenere un restringimento delle condizioni finanziarie tramite ulteriori movimenti del cambio, è evidente che il dibattito sulle modifiche alle linee guida sugli acquisti sia ben avviato.

Proprio alla luce di sopra, i mercati si stanno preparando a una road map che potrebbe vedere l’annuncio della nuova guidance entro l’estate, e nuove attese sui tassi di interesse nel 2019.

Ovviamente, nella riunione di domani verrà ancora una volta esplicitato come la BCE non abbia alcuna fretta di fare dei passi in avanti verso la “normalità” della sua policy, valutato che sarebbe evidentemente prematuro. Il ciclo è ancora relativamente giovane, e l’output gap è in chiusura solo nell’ultima parte del 2018. Come sopra anticipato, è però possibile che il recente rialzo del cambio euro contro dollaro possa in realtà indurre il Consiglio ad adottare una retorica ancora molto cauta.

Alla luce delle premesse di cui sopra, salvo importanti sorprese, la BCE:

  • nella riunione di gennaio 2018 non adotterà alcuna variazione rispetto alle formulazioni rinnovate a ottobre e dicembre, confermando la propria comunicazione rassicurante su una policy accomodante;
  • nella riunione di marzo 2018 potrebbe confermare le stime di crescita e aumento dell’inflazione core verso l’1,7% a fine periodo di previsione;
  • nella riunione di giugno 2018 potrebbe esserci l’atteso annuncio formale sulla chiusura del programma di acquisto dopo il 30 settembre 2018. Difficile però ipotizzare, almeno per il momento, quale delle opzioni possibili il board andrà ad adottare, tra una riduzione a 15 miliardi di euro nel quarto trimestre 2018 per arrestare il programma a fine dicembre, oppure per una chiusura più graduale entro la fine dell’anno, o ancora per un azzeramento secco già a ottobre.

Per quanto concerne i tassi, riteniamo che la BCE non proporrà modifiche alla loro comunicazione fino all’autunno 2018, considerato che cercherà di mantenere ancorate le attese di breve termine. Pur in piena aleatorietà previsionale, è possibile che la BCE inizierà a muovere il tasso sui depositi nella prima metà del 2019 e cercherà di archiviare la controversa misura entro l’anno.

In linea di massima, la retorica comunicativa si confermerà prudente, pur non disdegnando di lasciare intuire (cosa che i mercati stanno già scontando e ritenendo fisiologico) un restringimento delle condizioni finanziarie nella zona euro nel medio termine. Novembre 2019, quando Draghi lascerà la presidenza della BCE, appare ancora lontano: tuttavia, per quella data i tassi potrebbero essere tornati in territorio positivo, e l’attuale policy in procinto di essere chiusa e posta in archivio.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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