ROI, cosa è e come usarlo per valutare le aziende quotate in Borsa

Tra i principali elementi di analisi fondamentale e di bilancio, il ROI è un indicatore frequentemente utilizzato per poter valutare la capacità di generare profitto di un’azienda e, di conseguenza, la capacità di un investimento azionario (ovvero, di partecipazione al capitale dell’azienda “target”) di divenire appetibile agli occhi del trader. Ma che cosa è il ROI? E perché è realmente utile per poter valutare l’efficienza di un investimento azionario e, ulteriormente, per poter valutare l’efficienza del singolo investimento azionario con eventuali investimenti “concorrenti”? Cerchiamo di saperne un po’ di più, svelando con un linguaggio chiaro e semplice – come nostra abitudine! – alcuni aspetti di analisi sui quali vi consigliamo di soffermarvi.

Che cosa è il ROI

Come intuibile, il punto di partenza del nostro approfondimento sul ROI non può che partire con una breve definizione di questo indicatore. Il ROI, o Return on Investment (Ritorno sull’Investimento) è di fatti un indicatore di bilancio molto utilizzato e molto semplice da calcolare che misura la redditività di un’azienda in relazione al capitale investito in essa. Indica pertanto la profittabilità e l’efficienza economica della gestione caratteristica dell’azienda, a prescindere dalle fonti utilizzate o, se preferite, il rendimento del capitale investito nella determinata azienda. Se i concetti di cui sopra vi sembrano troppo complicati, non abbiate paura a procedere oltre: chiariremo ogni dettaglio nelle righe che seguono!

Come si calcola il ROI

Uno dei metodi più efficaci per poter comprendere in misura congrua cosa sia il ROI e perché sia così importante per poter valutare l’investimento in una società quotata è legato alla sua modalità di calcolo. Il ROI è infatti dato da:

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laddove:

  • per risultato operativo si intende il risultato economico della sola gestione caratteristica, ovvero della gestione ordinaria della società (il suo core business), escludendo pertanto tutte quelle componenti straordinarie, diverse o non ripetibili, che non sono attinenti la sua gestione operativa;
  • per capitale investito netto operativo si intende la sommatoria di tutti gli impieghi (caratteristici) al netto di ammortamenti e accantonamenti, ovvero l’attivo totale (netto), detratti gli investimenti non direttamente legati all’attività aziendale.

C’è altresì un altro metodo di calcolo del ROI che può consentirci, tra breve, di fare qualche riflessione più approfondita:

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laddove:

  • il ROS è il Return on Sales, ovvero il tasso di redditività sul venduto, dato dal raffronto tra il risultato operativo (come sopra analizzato) e i ricavi delle vendite (ovvero il fatturato determinato dal venduto).
  • Il ROT, ovvero il tasso di rotazione del capitale investito, determinato dal raffronto tra i ricavi delle vendite e il capitale investito, entrambi già “incontrati” in questa disamina.

Quindi, il ROI è altresì definibile come il tasso di redditività sul venduto, moltiplicato per il tasso di rotazione del capitale investito.

Prima di procedere oltre, e giungere al focus del nostro odierno approfondimento, vi suggeriamo due piccoli “trucchi” che vi consentiranno di arrivare in modo più rapido e ideale al risultato desiderato:

  1. il reddito operativo è generalmente indicato nel conto economico riclassificato come EBIT, risparmiandovi pertanto calcoli manuali e analisi più complesse.
  2. l’attivo di Stato patrimoniale da utilizzare al denominatore viene generalmente assunto come valore medio del totale delle attività nel periodo corrispondente, laddove disponibile, e non – dunque – la cifra espressa in bilancio a fine esercizio.

Come valutare il ROI

Ora che abbiamo visto come calcolare il ROI, possiamo trarre qualche valutazione sostanziale. In primo luogo, ricordate che, tradizionalmente, il ROI viene messo in relazione con il costo medio del denaro per l’azienda: se il ROI è inferiore al tasso medio di interesse sui prestiti che la società paga, (cioè, con il suo debito), la remunerazione del capitale di terzi farebbe diminuire il Return on equity (ROE), generando così una leva finanziaria negativa. In altri termini, più l’azienda si fa prestare i soldi, e più i conti tendono a peggiorare. Ne risulta che, viceversa, nell’ipotesi in cui il ROI dell’azienda è maggiore del costo del denaro preso in prestito, indebitarsi porterebbe ad incrementare i profitti e migliorare i conti.

Se però il tutto fosse realmente così semplice sarebbe molto bello, ma anche piuttosto irrealistico. Il ROI è infatti un indicatore che va maneggiato con cura, visto e considerato che non sono pochi gli ostacoli che sottintendono la sua corretta analisi. Sia ad esempio sufficiente ricordare che il ROI, a parità di altre condizioni, aumenta con il semplice avanzare degli esercizi, visto e considerato che l’ammortamento cresce di anno in anno in virtù delle quote che vengono “accantonate” contabilmente, riducendo così la base contabile. Inoltre, come abbiamo già avuto modo di ricordare nelle righe che precedono, diventa molto importante non cadere nelle tentazioni di rendere più facile il proprio lavoro, assumendo al denominatore il solo attivo al 31 dicembre, preferendo invece un valore medio (d’altronde, mentre al denominatore c’è un fondo con valore puntuale, al numeratore c’è un flusso!).

Al di là di tali “difetti” e rischi di calcolo, il ROI è comunque un indicatore di grande aiuto per i nostro fini di “valutatori” della bontà di un possibile investimento societario. Come intuibile, e come avremo modo di approfondire in altri focus, non è certo l’unico elemento di analisi fondamentale e di bilancio che si assume in considerazione (si pensi al ROE!): si tratta comunque di un tassello con il quale vi consigliamo di prendere la giusta confidenza nella realizzazione del vostro bagaglio di conoscenze e di competenze di analisti.

Ad esempio, è molto utile cercare di confrontare il ROI di una società sulla quale stiamo pensando di investire, con il ROI di altre società dello stesso settore o con la media delle società del settore: come abbiamo visto, infatti, un ROI elevato, al di sopra del tasso medio di interesse sui debiti, indica che la società avrebbe un vantaggio ad assumere denaro in prestito per poterlo investire in area produttiva. Di contro, un ROI basso, e inferiore al costo del denaro preso a prestito, sta a significare che la società non può generare profitti dagli investimenti realizzati su risorse proprie, andando – in tal caso – a erodere il ROE.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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