Come stanno le banche italiane (secondo Goldman Sachs)

La pressione sulle banche italiane è aumentata dopo la Brexit. Ad esserne convinti sono gli analisti della banca d’affari Goldman Sachs, secondo cui il peso sugli istituti di credito italiani (e sui loro bilanci) sarebbe alimentato anche dalle numerose notizie di stampa (non tutte veritiere) sulla possibilità di nuove ricapitalizzazioni di piccoli, medi o grandi istituti, e con una iniezione di capitale che dovrebbe poter coinvolgere direttamente anche il governo italiano. Insomma, una situazione abbastanza incerta, che andrà ad evolversi in un modo non ancora ben pianificabile.

Di qui ai potenziali scenari adottabili il passo non è stato troppo breve. Tuttavia, è stato comunque un percorso sui quali gli analisti Goldman Sachs hanno comunque avuto modo di compiere qualche valutazione sulle necessità di ricapitalizzazione per gli istituti di credito tricolori, stimando in 40 miliardi di euro circa quelli necessari per una pulizia, pur in uno scenario abbastanza negativo.

In tale worst case, la banca d’affari ha applicato ai non perfoming loans di qualità più bassa lo stesso livello che è già stato utilizzato per le quattro piccole banche salvate nel 2015 con apposito provvedimento normativo: 21 centesimi di euro, più o meno la metà di quello che il broker applica sulle banche coperte dallo stesso operatore. Applicando tale differenza, si giunge a una perdita netta di 18 miliardi di euro. Lo stesso sconto di 20 centesimi è poi stato applicato sulle sofferenze per il resto delle esposizioni (che oggi sono valutate invece 73 centesimi): l’impatto sarebbe in questo caso di 11 miliardi di euro, mentre altri 30 miliardi di euro sarebbero necessari per gli accantonamenti, con proporzione pari al 70 per cento dei non performing loans.

Oltre a far ciò, Goldman Sachs ha raffrontato i coefficienti patrimoniali alla soglia del 12 per cento che la banca d’affari usa per i target price delle banche italiane. Ebbene, in tale scenario negativo, tutte le banche interessate vedrebbero scendere il Cet1 sotto il 12 per cento: l’ulteriore capitale che si creerebbe come necessità – sottolinea il report condotto da Milano Finanza – sarebbe di 27 miliardi di euro, mentre per l’intero sistema bancario la necessità sarebbe di poco inferiore ai 40 miliardi di euro.

Per quanto attiene gli impatti per le singole banche, quelle più grandi sarebbero interessate in misura inferiore (- 1,4% degli asset ponderati per il rischio per Unicredit, – 2,7% per Intesa Sanpaolo), mentre gli effetti più rilevanti si registrerebbero in casa di Monte dei Paschi di Siena (- 6,9%) e dal Banco PopolareBpm (- 5,8%). Per quanto attiene i coefficienti patrimoniali, a risultare più forti sarebbero proprio Intesa Sanpaolo e Unicredit, che dopo l’accantonamento richiesto avrebbero un indice di 10,4% e di 9,5%. Le più deboli sarebbero, come intuibile, Monte dei Paschi di Siena e Banco Popolare – Bpm.

Sul fronte di Unicredit, recentemente in grado di sostituire il proprio timoniere con il nuovo CEO, Jean Pierre Mustier, è stato proprio il nuovo amministratore delegato a dichiarare che uno dei suoi obiettivi è proprio quello di incrementare la capitalizzazione del gruppo. “Crediamo che esistano varie strade per questo, tra cui anche un aumento di capitale e la vendita di asset”, dichiarano gli esperti di Goldman Sachs (affermazioni riportate sull’edizione online di MF) – “Crediamo che la valutazione di Unicredit sia interessante anche prima che venga presa qualsiasi ulteriore iniziativa per migliorare la performance del gruppo e quindi aumentiamo il giudizio da neutral a buy (…) sulla base delle nostre stime, Unicredit è il secondo titolo che scambia su valutazioni più basse sulla base del multiplo prezzo/utile 2017”.

Sull’ambito delle altre banche italiane, sono ancora consigliati Bpm con prezzo obiettivo a 0,57 euro, Banco Popolare con prezzo obiettivo a 3,60 euro e Bper con prezzo obiettivo a 5,80 euro. Sono invece contraddistinti da un rating neutrale Intesa Sanpaolo con prezzo obiettivo a 2,30 euro, Monte dei Paschi di Siena con prezzo obiettivo a 0,40 euro e Ubi Banca con prezzo obiettivo a 3,40 euro.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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