Il dollaro statunitense ha aperto la settimana con una nuova flessione che ha condotto le sue quotazioni contro euro vicino ai minimi di maggio 2016. Il movimento calante della valuta verde sembra essere perlopiù attribuibile a fattori tecnici legati alla chiusura del mese in un contesto di scambi che in agosto si faranno sempre più bassi, ma è comunque un percorso intrapreso all’interno di uno scenario in cui i nuovi dati economici e gli sviluppi politici recenti rimangono poco favorevoli al dollaro.
Tra i primi, non possiamo non rammentare come il PMI di Chicago sia calato più delle attese, pur rimanendo su livelli ancora elevati, mentre dalla Federal Reserve Fischer ha affermato che l’incertezza politica può condizionare negativamente l’economia: poco dopo tali affermazioni, Trump comunicava il licenziamento al suo responsabile della comunicazione, Scaramucci, nominato solo una decina di giorni fa.
Ad ogni modo, potrebbe essere errato ritenere che l’arretramento del dollaro USA abbia ancora molti margini nel breve termine. Riteniamo tuttavia che, come già detto, a questi livelli il cambio abbia ormai perlopiù incorporato il tema della svolta BCE e che quindi – a meno di eclatanti sorprese dall’area euro o delusioni significative dagli USA – l’impulso rialzista dell’euro dovrebbe essere in via di esaurimento. Sempre più analisti ritengono infatti che a questi livelli il cambio tra euro e dollaro abbia ormai perlopiù incorporato il tema della svolta della policy monetaria della Banca Centrale Europea e che quindi – a meno di rilevanti sorprese dall’area euro o di delusioni significative dagli USA – l’impulso rialzista dell’euro dovrebbe essere in via di attenuazione.
Chiaramente, all’interno di tale percorso molta parte dei giochi potrà dipendere dai dati macro. In tal senso, in area euro sono state positive le rilevazioni dell’inflazione core, salita da 1,2 per cento a 1,3 per cento contro previsioni di calo a 1,1 per cento, e la stabilizzazione dell’indice headline a 1,3 pe rcento. In questa fase sorprese verso l’alto sull’inflazione supportano la previsione di svolta BCE e tendono quindi a favorire l’euro: la salita della valuta unica europea non dovrebbe comunque contribuire a sfondare la resistenza posta attualmente a 1,20 EUR/USD, anche se non sono escluse revisioni di tale condizione alla luce dei nuovi test macro in corso di pubblicazione.
Per quanto attiene le altre valute, la sterlina ha aperto la settimana con un nuovo rafforzamento da 1,31 a 1,32 GBP/USD, determinato soprattutto dalla generalizzata e già rammentata correzione tecnica del dollaro. Contro euro la valuta è rimasta stabile in area 0,89 EUR/GBP. I rischi sono in questo caso verso il basso, soprattutto in funzione di una probabile revisione in calo delle proiezioni di crescita da parte della Bank of England di domani, quando verrà pubblicato l’inflation report al termine della riunione di politica monetaria. Intanto tra i più recenti dati macro d’oltre Manica rileviamo come il PMI manifatturiero di luglio sia salito più delle attese, indicando una positiva apertura del terzo trimestre. Il dato sul credito al consumo di giugno è invece sceso un po’ più delle attese, ma la sterlina non sembra averne risentito, considerato che la dinamica trimestrale è rimasta comunque positiva grazie alla migliore performance dei mesi precedenti.