Facebook nei guai: dati della pubblicità sono troppo gonfiati

È un periodo speciale per i social network, perché dopo l’annuncio dell’imminente vendita di Twitter, anche Facebook si trova nell’occhio del ciclone. Una vera e propria ‘bufera’ si è infatti abbattuta sul social network più impiegato al mondo, perché reo secondo gli inserzionisti di avere sovrastimato il tempo medio di visione delle pubblicità proposte nella piattaforma social.

La vicenda è stata ben ricostruita sul Wall Street Journal, perché nei giorni scorsi Facebook aveva postato un articolo molto interessante nel suo Advertiser Help Center, il centro operativo dedicato agli inserzionisti. L’articolo in questione riportava che un errore tecnico aveva fatto crescere la stima di tempo trascorsa dall’utente di fronte ad un video. Facebook avrebbe quindi risolto l’errore, introducendo un nuovo e più veritiero sistema di valutazione.

Il portavoce del social network hanno quindi dichiarato che l’errore non avrebbe inciso sul fatturato, ma la spiegazione non ha convinto gli inserzionisti e soprattutto chi vuole ‘vederci chiaro’ nella questione. Il giornale economico è quindi andato a fondo, riportando che l’algoritmo considerava solamente i video che ricevevano più di tre secondi di visualizzazione. In questo modo la visualizzazione complessiva era gonfiata e i dati di conseguenza poco reali.

Le agenzie pubblicitarie hanno quindi chiesto un’analisi più approfondita. Un conto è infatti investire qualche centinaia di euro in ads di Facebook, mentre un altro è spendere 77 miliardi di dollari come hanno fatto negli ultimi due anni Publics Media o GroupM, la divisione di Wpp che opera nel settore.

I dati gonfiati avrebbero a conti fatti potuto generare una sovra estimazione degli introiti da parte delle aziende, le quali hanno chiesto lumi alla luce delle forti spese sostenute nel canale social.

La società Facebook ha quindi dichiarato che l’errore non può avere apportato danno a livello di fatturazione e che la comunicazione della sistemazione è avvenuta attraverso precise pubblicazioni di dashboards di prodotto e contattando i sales e gli editori. Le campagne video saranno ora reali, ma i pubblicitari si sentono da oggi più ‘a rischio’, quindi Facebook dovrà cercare di non sbagliare nuovamente, pena la scelta di indirizzare le proprie risorse economiche verso altri canali di advertising.

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