Fiat Chrysler Automobiles ha chiuso il primo trimestre 2016 con numeri da record. Numeri che hanno supportato il top management della compagnia italo-americana a confermare tutti gli obiettivi per l’esercizio in corso, concretizzati da una complessiva crescita delle principali voci di conto economico e spinta dalle buone prestazioni nelle regioni Nafta ed Emea, che hanno saputo compensare (e non solo) la persistente debolezza dell’America Latina e dell’Asia-Pacifico. Ne è derivata altresì una immediata soddisfazione nei mercati regolamentati, visto e considerato che nelle ore successive all’annuncio dei dati, il titolo ha saputo registrare un’immediata reazione positiva (anche se poi ha chiuso con un marcato segno negativo).
I numeri e le stime
Cominciamo dai numeri pubblicati, e in particolar modo dalle ultime righe del conto economico riclassificato, dove spunta un utile netto trimestrale pari a 528 milioni (497 milioni in più rispetto al primo trimestre 2015) al netto delle componenti atipiche. Partendo da ciò, Fiat Chrysler Automobiles ha confermato ancora una volta i target per il 2016: ricavi superiori ai 110 miliardi, Ebit adjusted oltre 5 miliardi, un utile netto adjusted di più di 1,9 miliardi e indebitamento netto industriale al di sotto dei 5 miliardi.
Come già anticipato, positive sono le view su alcuni mercati trainanti, come le aree Nafta e Emea, dove è stimato un nuovo trend di miglioramento della marginalità. Per quanto concerne invece l’area Latam, Fiat prevede un ritorno a una modesta redditività grazie alla piena produzione dello stabilimento brasiliano di Pernambuco, in Brasile, durante il secondo semestre, mentre per l’area Apac è previsto un miglioramento della redditività sempre nella seconda parte dell’anno con il completamento della localizzazione produttiva dei modelli Jeep in Cina. Per quanto attiene i debiti, l’indebitamento industriale netto il gruppo dovrebbe migliorare ancora prima, e probabilmente già nel secondo trimestre, quando dovrebbero attenuarsi gli effetti di stagionalità riscontrati nei primi tre mesi dell’anno.
Risalendo le righe di conto economico, rileviamo inoltre che, a fronte di un calo del 7% delle consegne (a 1,086 milioni di unità), i ricavi sono comunque saliti del 3% a 26,57 miliardi, mentre l’Ebit è cresciuto dell’88% a 1,307 miliardi e l’Ebit adjusted del 97% al valore record di 1,379 miliardi per un margine quasi raddoppiato dal 2,7% al 5,2%. Anche in questo caso, il contributo principale arriva dalle sopra citate regioni Nafta ed Emea: in particolare, la regione nordamericana ha posto a segno nel primo trimestre una crescita dei ricavi del 6% a 17,136 miliardi di euro (+5% a parità di cambi) in virtù di un incremento delle consegne (+3% a 649 mila), a un mix di prodotto più favorevole, a migliori prezzi e a un contesto cambi favorevole. L’Ebit adjusted è così salito del 104% a 1,227 miliardi per un margine migliorato di 350 punti base al 7,2% per effetto della già segnalata crescita dei ricavi e della contrazione dei costi pubblicitari, in aggiunta a una ritrovata efficienza sugli acquisti e dei minori costi per campagne di richiamo, in parte compensati dall’aumento dei costi di produzione e di prodotto riferibili all’arricchimento dei contenuti dei veicoli.
Bene, come anticipato, anche le prestazioni della regione Emea, dove le consegne sono state in aumento del 12% a 304 mila grazie in particolare a Jeep Renegade, Fiat 500X e Fiat Tipo, con ricavi netti in crescita dell’8% a 5,04 miliardi in scia anche al favorevole mix di prodotto. Migliora ancora l’Ebit adjusted (da 25 a 96 milioni per un margine migliorato di 140 punti base all’1,9%), grazie alla spinta delle efficienze produttive e sugli acquisti.
Per quanto riguarda le aree meno performanti, continua a deludere la regione Latam, a causa soprattutto della crisi del mercato brasiliano: qui le consegne sono infatti scese del 24% a 102 mila unità ma il favorevole mix prodotto attribuibile alle nuove Jeep Renegade e Fiat Toro ha comunque permesso di limitare di limitare la contrazione dei ricavi al 15% con 1,311 miliardi. L’Ebit adjusted è dunque passato da una negativa perdita di 65 milioni ad un utile di 11 milioni, in virtù di un favorevole mix prodotto, dei minori costi di marketing e delle efficienze produttive.
Infine, nell’area Apac le consegne sono crollate del 47% a 25 mila: in questo caso, a nuocere all’andamento dei ricavi sembra essere stato il passaggio alla produzione locale di Jeep nello stabilimento della JV cinese e ai minori volumi in Australia influenzati dal pricing adottato per compensare l’impatto negativo del cambio. Le vendite sono dunque state pari a 53.000 veicoli, in calo rispetto alle 59.000 unità del primo trimestre 2015. Non mancano però le prestazioni positive per quanto concerne alcuni specifici modelli: in particolare, le vendite di Jeep hanno registrato un aumento del 17% attribuibile al successo immediato della Jeep Cherokee prodotta in Cina. Complessivamente, i ricavi sono comunque risultati in flessione del 37% a 949 milioni e l’Ebit adjusted dell’82% a 12 milioni.
La componentistica
In conclusione, si registra altresì una flessione legata all’andamento del business della componentistica di Fiat Chrysler Automobiles (con i brand Magneti Marelli, Comau e Teksid), che ha riscontrato un calo dei ricavi trimestrali del 5% a 2,319 miliardi di euro attribuibile alla contrazione dei volumi di Comau e Teksid che ha più che compensato l’aumento dei volumi di Magneti Marelli. L’Ebit adjusted è comunque migliorato del 26% a 86 milioni per un margine in salita di 90 punti base al 3,7% grazie al mix favorevole che ha più che compensato i maggiori costi sostenuti a livello industriale.
L’indebitamento netto industriale si è invece attestato a 6,593 miliardi, sottolineava il quotidiano ItaliaOggi, in aumento di 1,544 miliardi di euro rispetto a quanto non fosse stato riscontrato alla fine dello scorso 2015. La liquidità disponibile è pari a 24,3 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto al dato di fine 2015, con investimenti a 1,8 miliardi.