Trascorse senza particolari impatti le elezioni olandesi, il calendario elettorale entra nel vivo con gli appuntamenti francesi e tedeschi: eventi che sarebbe opportuno tenere bene in mente, poiché i loro risultati potrebbero influenzare in modo significativo le evoluzioni dei propri investimenti sui mercati valutari. Ma è davvero così? Si deve avere paura degli esiti elettorali, o il timore è sopravvalutato? Cerchiamo oggi di concentrarci sull’appuntamento tedesco, forse quello – tra i due big – che offre meno margini di “drammaticità ”.
Appare infatti piuttosto chiaro come il rischio politico determinato dall’esito elettorale in Germania sia certamente più contenuto rispetto a quello che si potrebbe vivere in Francia e, secondariamente, in Italia. In particolare, la ricandidatura della Cancelliera Angela Merkel per la quarta volta ha contribuito ad arrestare l’ascesa dei populisti di destra di Alternative für Deutschland (AfD), che rimangono comunque pur sempre il terzo partito su scala nazionale, davanti ai Verdi e Die Linke, all’8%. I sondaggi indicano altresì che anche l’FDP potrebbe superare la soglia di sbarramento del 5%.
Tuttavia, il vero punto di grande attrazione derivante dalla nuova ondata elettorale tedesca è certamente rappresentata da quanto avviene in casa dell’SPD, con Schulz che si è messo alla guida dei socialdemocratici, contribuendo così a far recuperare i consensi al proprio partito, fino a toccare – sanciscono i sondaggi più recenti – il 32%. Tuttavia, l’ultima indagine Forsa, pubblicata il 4 aprile, indica che la strada per i socialdemocratici è ancora lunga, e che il distacco nei confronti di CDU-CSU è ancora nell’ordine di qualche punto percentuale (la forbice è tra i 4 i 6 punti percentuali).
È anche vero che il momento non è certo quello dei più propizi per riaggiornare le statistiche: le ultime revisioni statistiche sono infatti state prodotte dopo l’esito del voto in Saarland dello scorso 27 marzo, quando i cristiani democratici hanno vinto con il 40,7% dei voti il 5,5% in più rispetto alle elezioni del 2012 mentre l’SPD di Schulz ha perso l’1%.
Il prossimo test in calendario lo si avrà a maggio con le elezioni in Holstein (7 maggio) e in particolare in Renania (14 maggio), il Land più popoloso, dove la stampa suggerisce come possibile una coalizione tra FDP e SPD, che avrebbe ripercussioni segnaletiche anche su scala nazionale: è infatti molto probabile che nell’ipotesi in cui si realizzasse un accordo a livello di Land, e l’intesa desse i risultati sperati, si verrebbero a creare delle ipotesi piuttosto supportabili anche a livello nazionale.
Naturalmente, quanto sopra è tuttavia – almeno per il momento – un mero gioco statistico. A livello politico, e sulla base dei sondaggi, appare infatti molto più probabile alimentare uno scenario centrale contraddistinto dalla presenza della “sperimentata” coalizione SPD/CDU: la partita sulla guida della cancelleria è tuttavia ben aperta e se l’SPD dovesse consolidare i successi degli ultimi mesi, Schulz potrebbe divenire un’alternativa alla Merkel. Una leadership di Schulz spingerebbe a sua volta molto probabilmente verso politiche più europeiste e un’interpretazione meno stringente delle regole fiscali, elemento che molti governi europei e molti analisti sembrerebbero giudicare come molto positivo, non solamente per l’Europa ma anche per la stessa Germania. Una politica fiscale più espansiva contribuirebbe infatti fermare, almeno in parte, l’ascesa del surplus di parte corrente (8,7% del PIL nel quarto trimestre, ben al di sopra dei limiti previsti dalla MIP, Macro Imbalance Procedure). Per ora, il governo in carica guidato dalla Merkel si è impegnato, con il budget 2017, a mantenere un surplus strutturale di 0,8% del PIL come nel 2016 e a portare il debito al 62,4% nel 2018.
In tal senso, concludiamo questo breve approfondimento dedicato ai movimenti politici in Germania ricordando come – volatilità trimestrale da una parte, e timori per eventuali instabilità politiche dall’altra parte – l’economia tedesca è più che solida, data l’assenza di significativi squilibri interni e condizioni finanziarie di ampio stimolo per famiglie, imprese e governo. Nonostante le ricorrenti lamentele da parti del governo tedesco sulla politica di tassi negativi, infatti l’effetto netto rimane ancora positivo.
Sotto il profilo statistico, la crescita economica media 2017 dovrebbe attestarsi tra l’1,6% e l’1,7%, e dunque in marginale rallentamento dall’1,8% del 2016. Per il 2018, la crescita dovrebbe stabilizzarsi sulle stesse progressioni del 2017.