L’impatto della Brexit non ha – ovviamente – ancora esaurito la sua intera portata, e probabilmente il clima di incertezza derivante continuerà a interessare il Forex e gli altri mercati finanziari ancora a lungo (sia sufficiente ricordare che, al momento, non è ancora ben chiaro da quando partiranno i 2 anni di tempo affinchè Regno Unito e Unione Europea cerchino di negoziare l’uscita del Paese dall’area UE).
BCE
In tale ambito, lo stesso numero 1 dell’Eurotower Mario Draghi non ha totalmente nascosto la sua preoccupazione per l’impatto di Brexit sull’economia dell’Eurozona: per saperne di più bisognerà però aspettare la data del 21 luglio, il giorno della prossima riunione BCE, sebbene difficilmente in tale occasione Draghi & co. vareranno decisioni eclatanti.
Le attese dei principali analisti sono infatti abbastanza tenui: sebbene si stimi in un -0,5% l’impatto di Brexit sul PIL dell’Eurozona, è ben difficile che Draghi possa apportare qualche modifica all’approccio espansivo della Banca Centrale. Siamo quindi in una fase di stallo, con il cambio euro/dollaro che rimarrà in area 1,10 complice anche il temporeggiare della Federal Reserve, che dall’altra parte dell’Oceano Atlantico non alzerà i tassi, non innesca il trend di rafforzamento della divisa USA.
Federal Reserve
Se la BCE ha di fatto cercato di prendere tempo, lo stesso sembra essere in grado di fare la Federal Reserve, che vorrebbe valutare con più calma e congruità l’impatto di Brexit sull’economia statunitense.
Negli Stati Uniti il punto di attenzione rimane fissato per il prossimo 27 luglio, giorno del meeting della Federal Reserve: è però altamente probabile che l’istituto centrale americano non interverrà sui tassi (anche qualora i dati sull’occupazione dovessero essere straordinariamente positivi), giustificando la propria scelta con gli effetti negativi globali generati da Brexit. Dunque, come già avvenuto in passato, anche in questo caso prevarrà certamente la cautela.
Bank of England
Come era ampiamente atteso, nel periodo post Brexit la sterlina è entrata in una fase di evidente debolezza. La scelta di uscire dalla UE, sancita nel referendum dello scorso 23 giugno, avrà ricadute pesantemente negative sull’economia britannica con incrementi dell’inflazione e della disoccupazione. La gestione di Brexit vede la Bank of England al centro del quadro: l’istituto monetario britannico dovrà in particolar modo scegliere se sostenere la crescita, e dunque aumentare quindi lo stimolo monetario (tagliando i tassi e/o ampliando il programma di acquisto di titoli), o contrastare la salita dell’inflazione alzando i tassi. Si tratta di un bivio che non è privo di conseguenze anche molto ingenti per la zona. E anche se per il momento non c’è ancora niente di ufficiale, sembra che lo scenario più probabile sia la priorità per la crescita, con un possibile taglio dei tassi e/o un aumento del QE già nel breve. Le probabilità di un intervento espansivo nella riunione del 14 luglio si faranno più consistenti se i dati macroeconomici saranno negativi. Nell’ipotesi in cui invece non si trattasse di un simile intervento a luglio, la BoE preparerà comunque il terreno per agire nella riunione successiva del 4 agosto, in occasione della quale pubblicherà l’Inflation Report con le nuove proiezioni di crescita e inflazione.
Bank of Japan
Spostandoci infine in Giappone, troviamo una situazione consolidata in cui lo yen è eccessivamente apprezzato nei confronti delle principali valute controparti. Le autorità giapponesi continuano a ripetere di monitorare con grande attenzione gli sviluppi del mercato valutario e sia la BoJ che il Governo sono pronti a intervenire prontamente se necessario. Anche la valuta giapponese non ha potuto fare altro che reagire con immediatezza all’annuncio di Brexit, con gli operatori che hanno dirottato molta parte della liquidità sulla divisa giapponese, facendole svolgere a pieno il proprio ruolo di asset difensivo. Per quanto concerne il futuro, il governo dovrebbe varare un nuovo pacchetto di stimolo entro l’estate, mentre la Boj, con la sua politica monetaria, dovrebbe fornire nuovo stimolo monetario.