A confermare – caso mai ve ne fosse un effettivo bisogno – quanto delicata sia la condizione della sterlina britannica sui mercati internazionali, qualche ora fa è accaduta una vicenda dal sapore davvero particolare: a causa di un errore tecnico, sui mercati asiatici questa notte la sterlina è precipitata da 1,26 a 1,18 GBP/USD in pochi minuti. L’errore tecnico di cui si è accennato è legato alla comparsa di ordini di vendita automatici impostati sulle piattaforme di trading, ed è stato prontamente “corretto”… quando il danno era già compiuto. I livelli su cui è stato lasciato il cambio continuano infatti a essere più bassi, e non solo nei confronti del dollaro statunitense, quanto anche su euro e yen.
Naturalmente, il forte calo della sterlina britannica è dovuto a un mero errore ma, in fondo, quanto accaduto qualche ora fa conferma l’elevata tensione che c’è sui mercati in questi giorni su quelle che sarebbero le implicazioni di un’hard Brexit per l’economia britannica. Sebbene manchi ancora molto tempo all’inizio del processo negoziale, che partirà l’anno prossimo in una data non ancora nota (ma la premier May ha assicurato che i negoziati cominceranno probabilmente entro marzo 201), e sebbene non è da escludersi che nel frattempo le posizioni del governo si siano ammorbidite rispetto a quanto ora agito, le turbolenze potrebbero diventare all’ordine del giorno, in una misura ancora più incisiva rispetto a quanto finora trattato.
Per quanto concerne almeno le implicazioni di breve termine, infatti, il rischio che le pressioni ribassiste sulla sterlina si acuiscano significativamente non è affatto irrilevante, spingendo al ribasso le previsioni dei principali analisti finanziari sui mercati valutari. Insomma, al di là dell’incidente che ha giocato un brutto scherzo alla sterlina, l’aleatorietà e i malumori sembrano ben acuiti dalla piega che sta prendendo il dibattito interno su Brexit.
Come avevamo ricordato qualche giorno fa, un primo contrasto sembra esserci tra Hammond e May, con il cancelliere dello scacchiere che ha rilasciato delle dichiarazioni che non certo rassicuranti o concilianti, soprattutto sul tema dell’immigrazione già sollevato nei giorni scorsi dal primo ministro Theresa May, ribadendo che “ci deve essere” un controllo dell’immigrazione, soprattutto per quanto riguarda gli immigrati “low-skilled”, ovvero senza particolari qualifiche. Lo stesso cancelliere ha poi messo in primo piano il tema del ruolo primario dei servizi finanziari per l’economia domestica sottolineando la necessità di mantenere l’accesso al mercato unico, ma ha anche aggiunto che non ci si deve illudere che i partner UE debbano dei favori al Regno Unito: un breve passaggio che lascia intendere quanto possano essere ardui e problematici i negoziati in seno a Brexit. Sempre in relazione alla decisione formalizzata con il referendum del 23 giugno, Hammond ha comunque ricordato che nel lungo termine è convinto che Brexit produrrà dei benefici economici.
Per quanto infine riguarda le evoluzioni del cambio, il cancelliere ha chiosato ricordando che il governo non ha un target di cambio per la sterlina: una dichiarazione che è stata assunta da alcuni analisti come una base di riferimento per poter alimentare i rischi di pressioni ribassiste, nel breve e nel medio termine.
Intanto, poche ore fa sono usciti anche alcuni dati macro, gli ultimi della settimana per l’area londinese. In particolare, sono stati pubblicati gli aggiornamenti sulla produzione industriale di agosto, che hanno deluso mostrando una contrazione da +0,1 per cento a -0,4 per cento contro attese per un altro +0,1% per cento. Deludono anche i dati di bilancia commerciale, più deboli del previsto. L’impressione è dunque che la crescita del terzo trimestre sarà rallentata, generando altre pressioni al ribasso per la sterlina.