Forex, via alla settimana elettorale USA: ecco le posizioni delle valute alla vigilia del voto

Prende il via una settimana particolarmente importante per i mercati finanziari, con l’evento clou che potrebbe condizionare in maniera più o meno positiva le prossime settimane: le elezioni presidenziali statunitensi in programma per le prossime ore sono infatti piuttosto incerte, e l’impressione è che i mercati non abbiano ancora interamente scontato quanto potrebbe accadere nell’ipotesi di formazione dello scenario meno probabile (la vittoria di Trump). Vediamo dunque nel dettaglio come si stanno posizionando le valute alla vigilia del voto, e quel che potrebbe succedere.

Dollaro

Dopo una settimana in ampio ribasso, il dollaro sta recuperando sui principali mercati, aiutato dal quietarsi delle tensioni sul fronte delle Elezioni Presidenziali USA. L’FBI ha infatti archiviato il caso delle email sospette stabilendo che non sussiste alcun illecito a carico di Hillary Clinton, che è così tornata a recuperare terreno nei sondaggi. A questo punto, se non vi saranno nuovi “shock” dopo il voto di domani, il biglietto verde dovrebbe riuscire perlomeno a consolidare. Tendenzialmente l’idea è che in caso di vittoria di Donald Trump l’incertezza sulle politiche che attuerebbe il candidato repubblicano potrebbe penalizzare il dollaro, almeno come reazione di impatto. Simmetricamente, il dollaro trarrebbe invece beneficio da una vittoria di Hillary Clinton. Tuttavia, al di là della risposta immediata negativa, il dollaro dovrebbe essere comunque in grado di risalire in un secondo momento anche in caso di vittoria di Trump, in virtù del fatto che questi avrebbe in programma una politica fiscale molto più espansiva rispetto a Clinton, il che potrebbe indurre la Federal Reserve ad alzare i tassi più di quanto ci si aspetti al momento. Sul fronte dei dati, l’employment report di venerdì è stato ancora una volta positivo e fornisce un motivo in più per alzare i tassi a dicembre. La settimana propone ben pochi spunti come dati – il più rilevante sarà venerdì la fiducia del Michigan di novembre – ma ci saranno diversi discorsi Fed, a partire da Evans domani.

Pertanto, per poter aggiornare le valutazioni sull’evoluzione dei principali cross valutari, è opportuno cercare di attendere gli esiti delle elezioni presidenziali USA, nell’auspicio che non vi siano delle contestazioni di sorta. Una volta digeriti gli esiti elettorali, sarà la volta di osservare con maggiore completezza l’intero panorama dei dati macro, che dovrebbe essere comunque molto favorevole (tranne clamorosi scivoloni), e dunque tale da poter favorire l’incremento dei tassi di riferimento a dicembre, per 25 punti base. A quel punto prenderà il via una fase di stand by più o meno lunga (ma almeno pari a tre – sei mesi), dopo la quale il FOMC potrebbe riprendere in mano la scelta di rialzare ulteriormente i tassi. Fare tuttavia delle previsioni sul 2017 in questo momento è evidentemente prematuro. Meglio pertanto attendere l’evoluzione degli eventi di novembre e poi, in prossimità del FOMC di dicembre, cercare di riaggiornare le nostre stime in merito.

Euro

Dopo l’ampio apprezzamento della scorsa settimana – da 1,09 a 1,11 EUR/USD (con un massimo a 1,1145) – l’euro ha avviato la settimana con un’ampia correzione che lo vede tornare in area 1,10 EUR/USD. A questo punto, fatti salvi nuovi shock post-Presidenziali USA, l’impulso rialzista dovrebbe essere perlopiù esaurito, a meno di sorprese eclatanti dai dati euro che, almeno in questi giorni, non sembrano molto probabili. Dopo la seppur lieve revisione al ribasso del PMI composito dell’area venerdì, stamani gli ordini tedeschi hanno deluso mostrando un’inattesa contrazione. Domani e giovedì sarà la volta della produzione industriale rispettivamente tedesca e francese, attese entrambe in calo.

A questo punto, il destino a breve termine dell’euro sembra dipendere da quel che succederà in ambito statunitense. Se lo scenario centrale previsto dovesse ritenersi confermato, riteniamo che l’euro andrà incontro a un pronto deprezzamento, che dovrebbe poi farsi più intenso man mano che diverranno molto probabili (per il momento le percentuali sono ancora superiori al 70%) le opzioni per un rialzo dei tassi Fed a dicembre.

Sterlina

Dopo l’ampio rimbalzo della settimana scorsa da 1,21 a 1,25 GBP/USD sulla sentenza dell’Alta Corte (secondo la quale le procedure per avviare Brexit richiederebbero il preliminare via libera del Parlamento) e sull’esito della riunione BoE (che ha abbandonato la “guidance” in base alla quale avrebbe dovuto esserci un altro taglio dei tassi a breve), la sterlina ha aperto la settimana solo marginale arretramento a fronte del suddetto ridimensionarsi delle tensioni pre-elezioni USA. Dopo il supporto ricevuto da questi due sviluppi, la sterlina dovrebbe trovarsi meno esposta dell’euro rispetto all’esito del voto USA. Più rilevanti dovrebbero essere i dati. Indicazioni positive si attendono oggi dalla produzione industriale e manifatturiera e giovedì dalla bilancia commerciale. In programma anche un discorso di Haldane (BoE).

Yen

Sul rientro delle tensioni da voto USA che la settimana scorsa avevano fatto salire lo yen da 105 a 102 USD/JPY, la valuta nipponica apre la settimana in calo rientrando in area 104 USD/JPY. Il calo dovrebbe proseguire fino a raggiungere/superare i minimi recenti in area 105 USD/JPY in caso di vittoria di Clinton. Simmetricamente in caso di vittoria di Trump lo yen risalirebbe ancora a 102 USD/JPY, con rischio di prosecuzione fino a quota 100 USD/JPY.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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