Dollaro USA, migliorano le prospettive per la fine 2017

Il dollaro statunitense potrebbe avvicinarsi alla parte finale dell’anno con migliori prospettive: uno scenario più sereno favorito sia la debolezza dell’euro sia dal rafforzarsi delle probabilità che vi possa essere un altro rialzo Fed entro la fine del 2017. Un’eventualità – quest’ultima – divenuta più possibile grazie al recente discorso di Yellen, con la numero 1 della Federal Reserve che ha fornito alcuni spunti utili per poter decifrare l’attuale scenario evolutivo. A dare una mano potrebbe essere anche Trump, che sul fronte della riforma fiscale ha dichiarato di avere in programma ampi tagli delle imposte per le classi medie: se dovesse divenire probabile, tale prospettiva potrebbe favorire il biglietto verde. Ma andiamo con ordine.

Yellen “spiega” l’inflazione bassa negli USA

Nelle sue dichiarazioni, Yellen ha evidenziato quali siano le caratteristiche del perché l’inflazione risulta essere bassa in maniera anomala, soffermandosi in particolar modo sulle teorie e sulle spiegazioni alternative per la persistenza di una dinamica dei prezzi eccezionalmente bassa in un periodo di pieno impiego.

In dettaglio, Yellen ha innanzitutto dichiarato come i fattori alla base di una simile situazione siano diversi, e se alcuni di essi sono transitori, altri sono sicuramente strutturali. Ha poi rammentato come la mancanza di un’interpretazione convincente sul sentiero dell’inflazione stia attualmente lasciando la Federal Reserve in una situazione piuttosto difficile, visto e considerato che l’istituto monetario è al centro di due forze contrastanti.

Da una parte, la Fed osserva positivamente il pieno impiego delle risorse, sia di produzione sia di lavoro: un contesto che in condizioni “normali” dovrebbe provocare una graduale rimozione dello stimolo monetario per evitare il surriscaldamento dell’economia e una conseguente necessità di restrizione aggressiva seguita da una possibile recessione.

Dall’altra parte vi è però la possibilità rischiosa che l’inflazione sia in realtà strutturalmente più bassa delle attese, con la conseguenza di richiedere il mantenimento di tassi più bassi rispetto al sentiero delineato nelle proiezioni.

Cosa farà la Fed

Difficile dunque comprendere che cosa farà la Fed che, come sempre, dovrà scegliere tra le proprie opzioni sulla base della diversa valutazione dei rischi. Sicuramente, il principale rischio che l’istituto federale vorrà evitare è quello di riavvicinarsi a una recessione, visto che il limite dello zero per i tassi è sempre vicino.

Al momento – ma non sono escluse variazioni sul tema – Yellen sembra essere propensa a giocare la carta di un discreto coraggio, considerato che l’attuale condizione di pieno impiego potrebbe portare a una ripresa dell’inflazione, e sarebbe pertanto “imprudente” aspettare di vedere l’inflazione prima di togliere un po’ di stimolo.

Insomma, lo scenario centrale che potrebbe profilarsi, e che ci sentiamo di condividere, è il seguente. Nel breve termine (immaginiamo, il meeting di dicembre) la Fed potrebbe optare per il terzo rialzo dei tassi dell’anno, proprio alla luce dell’aspettativa di riaccelerazione dell’inflazione. Nel medio termine (2018-2019), si avranno maggiori informazioni sul sentiero sottostante dell’inflazione e, se i freni che impedicono la spinta dei prezzi sono effettivamente di natura strutturale (legati a aspettative di inflazione troppo basse, nuovi meccanismi di formazione dei prezzi, maggiore concorrenza), allora il sentiero dei tassi potrebbe risultare un po’ più lento rispetto alle attese.

Salvo sorprese, a dicembre il rialzo dei tassi dovrebbe finalmente prodursi, confermando poi la concentrazione dei punti nel grafico delle proiezioni. Per lo scenario 2018-19 meglio invece giocare la carta della prudenza, considerato che moltissimo dipenderà dalle prossime analisi.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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