Riunione BCE domani: ecco cosa (forse) accadrà

Domani è prevista l’attesa riunione da parte del board della Banca Centrale Europea: il penultimo appuntamento dell’anno (l’ultimo sarà a dicembre) e, dunque, la penultima occasione per poter apportare delle modifiche all’attuale propria politica monetaria. Ma cosa accadrà domani? E perché riteniamo che si possa trattare di una riunione sostanzialmente “indifferente” rispetto all’odierna policy?

Difficile applicare cambiamenti (ma uno slittamento dei termini è possibile)

Cominciamo con il rammentare che domani sarà molto difficile che la BCE possa apportare delle modifiche sostanziali alla propria policy. Concordare modifiche ai parametri operativi del quantitative easing (e non solo) richiede infatti la formazione di un consenso intorno alla posizione di Mario Draghi. E se i verbali della riunione di settembre (ovvero, del meeting precedente) indicavano difatti che il Consiglio era generalmente concorde sul fatto che ci si dovesse concentrare sulle misure già in essere dal momento che l’effetto delle stesse si manifesterà con l’usuale ritardo, non mancano comunque le voci dissenzienti in seno al Consiglio. Tra i sostenitori della politica di Draghi dovrebbero sicuramente esserci Praet e Constancio allineati con la posizione del numero 1 dell’Eurotower (come peraltro si può ben leggere tra le righe delle dichiarazioni delle ultime settimane), ma Lautenschläger ha già dichiarato come “non necessario” un aumento dello stimolo, mentre Coeuré e Mersch hanno una posizione intermedia che difficilmente convergerà in pochi giorni. Strategicamente e geopoliticamente, è possibile che Lituania, Lettonia, Estonia, Austria e Slovacchia faranno ancora una volta asse con i tedeschi. Insomma, a nostro giudizio è improbabile che nella giornata di domani sia possibile far passare delle modifiche importanti ai parametri operativi per l’acquisto di titoli governativi, e soprattutto se i dati formulati dovessero confermare le stime dello staff. Se una modifica strutturale e qualitativa non è prevedibile, diverso potrebbe essere il discorso di un prolungamento del piano di quantitative easing di tre o sei mesi rispetto all’attuale scadenza di marzo 2017. In caso contrario, non è escluso che il tapering possa farsi largo, passando da mera indiscrezione a realtà da applicarsi con un ritmo graduale di 5 miliardi al mese.

Ad ogni modo, è molto probabile che il Consiglio non muova le proprie carte e preferisca attendere il mese di dicembre, quando delibererà una proroga degli acquisti ai ritmi attuali per 3-6 mesi, andando magari a modificare qualitativamente gli stessi.

Dati macro sorprendenti (nel bene!)

Per quanto intuibile, eventuali modifiche nella policy della BCE dovranno essere lette in sinergia con i dati macro economici, nella speranza che possano essere positivi come quelli del mese passato. A settembre, la BCE aveva d’altronde tracciato un quadro più positivo rispetto a quello di consenso, in particolare sulla crescita, ma manteneva ancora verso il basso la valutazione dei rischi. I dati macro più forti del previsto nell’ultimo mese sembrano confermare il fatto che la ripresa Eurozona procede, pur lentamente, ed è resiliente a shock esterni (si pensi, tra i tanti elementi che potrebbero nuocere, al voto britannico con il referendum dello scorso 23 giugno, o alle preoccupazioni sul commercio mondiale). I dati probabilmente rinforzerebbero la posizione attendista di larga parte del Consiglio che emergeva dai verbali dell’ultima riunione. Le sorprese dai dati sono in larga misura spiegate dall’andamento più forte del previsto della produzione industriale ad agosto.

Naturalmente, vi è anche il rischio che l’andamento così sostenuto rifletta o delle commesse di grosso valore unitario o più semplicemente degli effetti di calendario inusuali (agosto 2016 è stato di 23 giorni lavorativi rispetto ad una media di 21,5 dei 3 anni precedenti). Dunque, non bisogna certamente escludere il fatto che qualche dato di settembre possa deludere, come quello legato alla produzione manifatturiera torni a calare a settembre. Tuttavia, anche le indagini di fiducia, pubblicate dopo la riunione di settembre della BCE, sono state più forti delle attese e segnalano un aumento della domanda nel comparto manifatturiero. Segnali di ripresa sembrano esistere anche per quanto concerne l’export, grazie principalmente al recupero degli emergenti. I dati sinora disponibili per i mesi estivi sono coerenti con una modesta accelerazione del PIL a 0,4 per cento trimestre su trimestre dopo il +0,3 per cento trimestre su trimestre del secondo periodo dell’anno, metà tra le stime di consenso e quelle della BCE. I dati tuttavia non sono ancora sufficientemente esaustivi da poter modificare la valutazione dei rischi che, dunque, rimangono ancora verso il basso, e potrebbero essere acuiti da diversi fattori di natura politica: il fitto calendario elettorale del prossimo anno potrebbe consolidare i consensi per i movimenti populisti in Austria, Olanda e Germania, con ripercussioni per gli equilibri interni e il processo di riforma dell’Unione monetaria.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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