Grecia e Brexit, presto il sereno sui nuovi incubi finanziari europei

La crisi della Grecia e la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea continuano a spaventare gli analisti. Tuttavia, qualcosa sembra stia cambiando – in meglio. Vediamo, punto per punto, come si sta rasserenando lo scenario continentale, cominciando dalle criticità di Atene, ricordando come la scorsa settimana sia stato raggiunto un accordo finalizzato a lanciare un piano di ristrutturazione del debito della Grecia verso organismi ufficiali.

La misura è stata ritenuta necessaria e, probabilmente, è anche l’unica strada logica da perseguire, considerato che nessuno riteneva la Grecia in grado di reggersi già sulle proprie gambe, falcidiata da un peso debitorio più che ingente. Il progetto che ora si sta prospettando dovrebbe inoltre consentire ad Atene di gestire con maggiore flessibilità la copertura del fabbisogno finanziario dei prossimi anni, di migliorare l’accesso ai mercati delle banche elleniche (che potrebbero presto tornare ad accedere alle operazioni di rifinanziamento BCE) e forse anche di facilitare le privatizzazioni in programma.

Più nel dettaglio, il piano è articolato in tre fasi collegate. La prima, di immediata attuazione, prevede la riformulazione del piano di rimborso del prestito EFSF e la riduzione della sensibilità ai tassi del servizio del debito ricorrendo maggiormente ad emissioni ESM a tasso fisso a lungo termine, nei limiti della capacità di assorbimento del mercato.

Al termine del programma ESM partirà poi la seconda fase, che prevede il rimborso anticipato dei prestiti più onerosi già erogati dal Fondo Monetario Internazionale e dagli altri Stati membri nell’ambito della GLF (Greek Loan Facility) e, in aggiunta, un ulteriore ridisegno delle scadenze debitorie EFSF. Successivamente, ulteriori interventi potrebbero essere lanciati sullo stesso piano di rimborso, nell’ipotesi in cui le azioni previste non dovessero rivelarsi sufficienti per poter mantenere il servizio totale del debito sotto il 20 per cento del prodotto interno lordo.

Insomma, il piano elaborato sembra poter dare maggiore forza alla Grecia in ambito internazionale e, probabilmente, gioverà anche sul piano interno, con il governo Tsipras che finalmente sembra poter contare su una maggioranza più stabile del previsto, per quanto non certo abbondante.

Passando al referendum inglese sull’Unione Europea, la situazione sta leggermente migliorando. Dalla metà del mese di maggio, infatti, i sondaggi hanno mostrato un piccolo spostamento dell’opinione pubblica verso posizioni in favore della permanenza nell’Unione Europea: tra quelli più accreditati, solo un sondaggio mostra i leave in vantaggio, due mostrano un sostanziale pareggio, e 7 mostrano un vantaggio dei remain.

Probabilmente, l’oscillazione favorevole dei sondaggi potrebbe essere ricondotta alla pubblicazione di diversi report che manifestano quanto potrebbe costare (caro) l’uscita dall’Unione Europea per la Gran Bretagna. In merito, lunedì scorso il governo britannico ha pubblicato un rapporto sulle conseguenze di breve termine che ipotizza un crollo dei valori immobiliari e quattro trimestri di marginale contrazione del prodotto interno lordo, con la necessità per il governo di restringere la politica fiscale per mantenere la credibilità con gli investitori.

Fin qui, gli aspetti positivi. Gli aspetti negativi sono invece che il quadro offerto dai sondaggi mostra evidenti margini di incertezza, considerando che persiste un divario fra quelli telefonici e quelli online e che i sondaggi più favorevoli presentano una quota stranamente bassa di incerti…

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here