Il gruppo Bolloré prende forza su Vivendi

È un’operazione di rafforzamento quella che Bolloré sta effettuano questi giorni nei confronti del gruppo Vivendi, situazione che si sta verificando a pochi giorni dalla definizione delle nuove condizioni con Mediaset Premium. Il gruppo guidato dal finanziare Vincent Bolloré e che porta il suo nome, ha infatti superato la soglia del 20%, mentre prima ne era azionista di maggioranza con il 15% delle quote sociali. Entro il mese di aprile del prossimo anno, Bolloré potrebbe quindi detenere il 29% dell’impresa di media e di entertainment, secondo la regola del doppio diritto di voto. Secondo un comunicato emanato dal gruppo, l’operazione di rafforzamento è testimonianza della fiducia di Vivendi. A conti fatti, il finanziare bretone è arrivato ad un passo dall’Opa in quanto detiene il 24.7% delle quote Telecom e, attraverso un altro veicolo, l’8% di Mediobanca.

L’operazione è stata frutto di una serie di sistemazioni del portafoglio che hanno interessato i derivati, perché il gruppo Bolloré ha inizialmente sciolto in contanti le operazioni di finanziamento di Vivendi avviate nel mese di aprile 2015 e ha quindi concluso felicemente un prestito che si protrarrà fino al mese di giugno 2019 che interessa la cifra di 34.7 milioni di euro, quindi pari al 2.7% del capitale. Si è trattata di un’operazione raffinata, perché Bolloré ha quindi acquistato un monte di azioni che le permettono, in qualsiasi momento, di acquistare un altro 2.7% del capitale e a ciò ha aggiunto n finanziamento dell’importo di 300 milioni di euro che vanta la lunga scadenza del 2022.

Quotazione Mediaset

Gli analisti hanno ipotizzato che il rafforzamento di Bolloré alla viglia dell’accordo con Premium possa fare ben sperare sulla conclusione dello stesso. Il vecchio accordo era stato, infatti, firmato nel mese di aprile e quindi ritrattato per entrare in possesso di una quota minore del gruppo. La spiegazione era stata data nelle perdite troppo considerevoli del gruppo, che a detta di Vivendi erano state omesse o taciute dal gruppo di Berlusconi. La telenovela finanziaria aggiunge quindi una nuova puntata e l’esito della trattativa si propone, ancora una volta, poco chiaro e scontato anche per gli stessi economisti.

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