Il rublo è protagonista ma non il primo attore

Gli analisti sono tutti concentrati sulle sorti del gigante sovietico. L’allarme è nuovamente scattato, di fronte alla scivolata del rublo, oltre ogni aspettativa. La Banca centrale russa è stata costretta nuovamente a scendere in campo per dare un’ulteriore limatina ai tassi, elevandoli al 17%.

Una mossa forse tanto più inutile della precedente, tenendo conto che per un bel periodo la Russia, per evitare di compromettere la stabilità dell’economia, aveva deciso di lasciare fluttuare liberamente il rublo. Ci si è come detti: la moneta ha già perso più del 50%, un indebolimento ulteriore non può causare mali peggiori.

Chiaramente, con una moneta così deprezzata è stata corsa agli acquisti, sia da parte dei consumatori domestici sia da parte degli importatori. Ed è arrivato il primo blocco, da parte di molti colossi industriali nel campo automobilistico e tecnologico, all’esportazione. La banca centrale russa detiene tra le più imponenti riserve valutarie ed auree e può intervenire per arginare il crollo del rublo, anche se sembrano essere falliti i primi interventi di sterilizzazione del cambio. Evidentemente, inizierà un isolamento dell’economia sovietica, dal punto di vista commerciale e finanziario con il resto del mondo per non mettere in ginocchio l’economia.

Ma fino a quanto la Russia può slegarsi dalle relazioni con l’Europa, creando un sistema di interdipendenze con la Cina? Perché la Russia non è intervenuta ulteriormente a sostenere il rublo, ci si chiede? La Banca Centrale russa ha risposto che già lo sta facendo da inizio settimana e non di poco, visto che sono stati impegnati quasi 2 mld dollari.

Come si fa a difendere la valuta domestica dal deprezzamento? Semplicemente domandandola a massicce mani, contro valuta estera. Ma a nulla è servito perché le “mani forti” non bastano a controbilanciare la fuga degli investitori, la tensione geo-politica dei rapporti con l’Occidente, le perdite derivanti dalle minori entrate da vendita del greggio. O stiamo sbagliando proprio il concetto: la Russia vuole ritirare il rublo dalle riserve di valuta estera. Quindi, non vi sarà più speculazione di fronte all’autarchia sovietica e ciò importa solo transitoriamente al governo sovietico.

Ma lo sguardo cade anche su una delle rivali, forse dimenticata, della Russia: l’Ucraina. E le situazioni non sono affatto diverse, andando quasi a braccetto: debolezza dei fondamentali, valuta domestica fortemente deprezzata (si tratta della Hrivna –Uah) e necessità di rivedere le relazioni internazionali. Oggi, tonfo anche per la valuta ucraina, ormai posta in una situazione che deve ancora chiarificarsi dal punto di vista politico.

E l’Ue sta quasi voltando le spalle a Kiev che ha chiesto per uscire dalle difficoltà e dallo stallo in cui è entrata un piano di aiuti del valore di 2 mld di euro! Troppo, ha sentenziato il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker. Se venisse erogato un tale stanziamento all’Ucraina, non avremo abbastanza risorse per gli altri paesi dell’Unione che dovessero avere difficoltà nel futuro. Kiev, però, a differenza di Mosca non ha riserve sufficienti da arginare il crollo del potere d’acquisto della moneta.

A tal proposito, i mercati destatisi da una fase di “nervosismo” sono in attesa della riunione di Bruxelles del 18/12/2014 in cui si darà assoluta priorità alla questione Russia-Ucraina ed all’eventuale definizione del piano di aiuti, comprese le riforme che Kiev dovrà attuare e si è sempre rifiutata di fare. I rivoltosi saranno favorevoli a nuove ricette europee di sana “austerity”, bloccando sicuramente ogni relazione commerciale con la Russia oppure resteranno in balia della corrente e della speculazione, unita all’incertezza, che sta affossando i mercati?

E se l’Europa dovesse fare un passo avanti verso l’Ucraina ed aiutare Kiev, sarà l’ennesimo contraccolpo per il rublo che ormai sta monopolizzando tutti i media, nelle varie mescolanze di opinione (dall’ideologia, all’economia pura, alla fantapolitica)? Certamente, prima di parlare di default qui è da dare un’occhiata a cosa ci prepara la geopolitica del domani, la nuova “miccia” esplosiva della finanza.

Giornalista indipendente e trader privato. Sono laureato in Economia e finanza e mi occupo di analisi finanziarie e di notizie sull'economia.

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