Inflazione in calo in Europa e in Italia

Come era atteso, gli ultimi dati statistici elaborati dalla Commissione Europea hanno ribadito come l’incremento del tasso dell’inflazione rilevata ad aprile è stato solo temporaneo, e legato a un fattore di calendario (la ritardata collocazione della Pasqua). A maggio l’inflazione headline è infatti retrocessa da 1,9% a 1,4%, lievemente al di sotto delle stime di consenso, con una flessione che è stata peraltro ben diffusa a tutta l’area, come dimostrano i dati nazionali.

Su base mensile, i prezzi al consumo sono calati di -0,1% m/m a causa di un contributo più negativo delle attese dall’energia. Al netto delle componenti di energia, di alimentari e di tabacchi, i prezzi calano di -0,1% m/m. Contemporaneamente, l’inflazione sottostante è scesa da 1,2% a 0,9%, riportandosi pertanto al livello intorno a cui oscilla da fine 2013, e aprendo le basi per un mantenimento su livelli piuttosto contenuti anche nei prossimi mesi. Solamente nel 2018 gli analisti si attendono un moderato aumento dell’inflazione sottostante verso l’1,7%.

Naturalmente, i dati dell’inflazione – particolarmente attesi in ottica monetaria – hanno suscitato alcuni commenti da parte dei banchieri europei. Weidmann (della Deutsche Bundesbank) ha dichiarato che il rimbalzo dell’inflazione ad aprile non è da considerarsi un fenomeno meramente isolato, come invece buona parte degli analisti ritiene, e che l’inflazione salirà in ogni caso nei prossimi mesi anche quando verrà in parte rimosso lo stimolo monetario: proprio per questo motivo (ma la posizione di Weidmann non è certo “nuova” in tali termini) si ritiene che la BCE debba cominciare a discutere la riduzione dello stimolo monetario.

Opinione simile a quella di Weidmann è stata espressa anche da Lautenschlaeger (del comitato esecutivo BCE) secondo cui la Banca dovrebbe prepararsi a rimuovere lentamente gli straordinari supporti monetari senza indugiare troppo a lungo. Tra i governatori nazionali, Visco (Banca d’Italia) ha invece scelto di non affrontare l’analisi della politica monetaria europea nelle sue considerazioni finali, ma ha comunque affermato che quando la decisione di uscire dall’attuale fase fortemente espansiva sarà presa, equivarrà a ritenere che nell’area si saranno finalmente saranno ristabilite le condizioni di domanda aggregata e dei prezzi.

A proposito di Italia, le ultime statistiche relative al nostro Paese ribadiscono come a calare sia stata non solamente l’inflazione, quanto anche la disoccupazione (entrambe le evoluzioni erano attese, a conferma del fatto – già rammentato in precedenza – che gli aumenti visti un mese fa fossero di natura temporanea). In particolare, è sicuramente positivo il dato sulla disoccupazione, che cala ai minimi da 4 anni e mezzo (11,1%) ad aprile a causa non tanto dell’incremento degli inattivi, quanto a un vero e proprio incremento degli occupati (anche se, nello spaccato anagrafico del dato, emerge ancora una volta come a beneficiare del trend positivo siano soprattutto gli ultracinquantenni).

Anche l’inflazione è tornata a calare, a 1,4% a maggio da 1,9% a aprile sull’indice nazionale, e anche in questo caso non ci sono particolari sorprese, visto e considerato che i rincari di aprile erano dovuti quasi interamente alla distorsione di calendario determinata dalle festività. In prospettiva, l’inflazione dovrebbe muoversi in un range piuttosto ristretto nei prossimi mesi dell’anno, tra 1,4% e 1,7% sul NIC, con media d’anno dell’1,5% sull’indice nazionale e 1,6% sull’armonizzato.

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