L’attesa per il voto presidenziale negli Stati Uniti, e il noto esito a favore del candidato repubblicano Trump, hanno sostenuto per brevissimo tempo le quotazioni di oro e argento, da considerarsi come beni rifugio, e dunque come safe haven dalla volatilità dei mercati. Dopo una iniziale tenuta di area 1.600 il comparto ha tuttavia iniziato un deciso storno fin sotto quota 1.500, sostenuto dal fatto che – nonostante le promesse elettorali di Trump tratteggino una politica fiscale nuovamente espansiva – il recupero delle attese di inflazione non sia più ritenuto un forte supporto alle quotazioni dei preziosi come invece accaduto per i tassi di interesse a lunga sui Treasury.
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Propensione a investire in calo
Da quanto sopra è derivato che la propensione a investire nei metalli preziosi in qualità di asset non rischiosi (cioè, in qualità di beni rifugio, come sopra anticipato), è scesa anche a ottobre/novembre visto anche il probabile concretizzarsi del rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre. L’insieme di questi elementi ha avuto come conseguenza una diminuzione dei flussi di liquidità netti verso l’intero comparto, avviando una fase di stabilizzazione che probabilmente durerà fino al prossimo anno, aprendo le porte a un dicembre molto poco movimentato.
Le attese di lungo termine
Se nel breve termine non ci attendiamo pertanto alcuna variazione degna di nota, nel lungo periodo le cose potrebbero essere diverse. Un elemento che potrebbe sostenere le aspettative di rialzo dei prezzi al consumo in maniera più strutturale è ad esempio il recupero delle quotazioni petrolifere, a patto che vi sia una concordata diminuzione dell’offerta che eroda il surplus di mercato (sarà fondamentale, oggi, il meeting OPEC di Vienna).
Investire sull’oro
Più nel dettaglio, si osservi come il prezzo dell’oro sia sceso ai minimi da maggio 2016 sotto 1.250 dollari l’oncia. Si tratta del più basso livello dallo scorso 23 giugno, ovvero dal referendum “Brexit”. A pesare sul metallo giallo è stata l’elezione di Trump che pur creando qualche seduta di volatilità sui mercati, non ha spinto gli operatori verso i beni rifugio per eccellenza. Il forte apprezzamento del dollaro, a seguito dell’aumento dei tassi dei Treasury e della probabile mossa rialzista della Fed a dicembre, ha fatto il resto penalizzando l’oro. Se il dollaro si rafforza, le materie prime denominate nella valuta USA diventano infatti meno appetibili per chi possiede altre divise. A quanto sopra si aggiunga anche un altro aspetto: nonostante le attese di inflazione si stiano muovendo verso l’alto, specie nel mediolungo periodo, viste le promesse di spesa pubblica espansiva da parte della neo amministrazione Trump, l’oro non appare interessato da questo rialzo.
Investire sull’argento
Passando all’argento, si noti come il prezzo sia sceso a novembre del 7,5% e negli ultimi 3 mesi dell’11,5%. Dall’inizio dell’anno il metallo si è tuttavia apprezzato del 18%. Dunque, bisogna cercare di comprendere che cosa si accaduto negli ultimi tempi per poter supportare una simile inversione di trend: in particolare, a pesare sull’argento potrebbe essere stata l’idea di una politica di Trump maggiormente sbilanciata verso le fonti energetiche tradizionali e non verso le fonti alternative come l’energia solare. L’argento, uno degli elementi chiave per la costruzione delle celle fotovoltaiche, potrebbe aver risentito di questa tendenza scendendo sotto i 17 dollari l’oncia.
Investire sul platino e palladio
Anche un altro metallo come il platino sembra essere un po’ in difficoltà, cedendo quota 950 e scendendo senza sosta dai massimi sopra 1.150 registrati ad agosto. Il palladio non riesce invece a sostenere una forte ripresa delle quotazioni. Entrambi i metalli, benché abbiano una connotazione anche industriale, risentono delle turbolenze sul settore auto allineandosi alle volatilità di oro e argento.
Come investire nel 2017?
Sulla base del ribasso in atto sui metalli preziosi, non è certo possibile escludere che possa verificarsi una breve inversione di tendenza sul finire del 2016, nonostante la Fed abbia rafforzato le probabilità di un rialzo a dicembre. Per il 2017, molto dipenderà dal modo in cui i preziosi riusciranno a intercettare un’avversione al rischio degli investitori, che potrebbe subire incrementi significativi già nella prima parte del nuovo anno. In particolare, il rialzo dei tassi dei Treasury, in virtù delle nuove aspettative di inflazione americane, se da un lato sottrae appeal ai preziosi, dall’altro rafforza l’idea che un investimento che preservi il potere d’acquisto, possa essere una scelta di investimento oculata…