Come investire sui metalli industriali nella primavera 2017

I metalli industriali rappresentano una ghiotta opportunità di allocazione di una parte minoritaria del proprio portafoglio di investimenti. Ma che cosa accadrà nel corso della primavera appena cominciata all’interno di questo comparto? Cerchiamo di scoprirlo, riassumendo alcune linee guida per il trading di medio/breve periodo.

Atteggiamento ottimista ma cauto

Iniziamo con uno sguardo relativamente panoramico, ricordando come al momento gli analisti stanno conferendo un’opinione discretamente ottimista sul comparto dei metalli industriali, senza tuttavia sbilanciarsi con eccessive valutazioni di fiducia. Il settore è d’altronde già salito molto nel corso di questa parte iniziale dell’anno, raggiungendo quotazioni piuttosto elevate e generalizzate su tutti i sotto-comparti. Il rischio principale è che questo attuale scenario sia il figlio di una eccessiva fiducia nella richiesta proveniente dalla Cina, che possa spingere ulteriormente al rialzo i prezzi in assenza, per il momento, di un dollaro troppo forte.

Alluminio

Passando ora in maggior dettaglio all’analisi su singola materia, arriviamo all’alluminio, dove non mancano le notizie. Anzitutto, ricordiamo come le programmate chiusure delle attività delle acciaierie e delle fonderie di alluminio durante l’inverno, in Cina, sono state applicate per ordine governativo legato al tentativo di migliorare la qualità dell’aria, oramai contraddistinta da elevatissimi livelli di smog. La misura riguarda 28 città, all’interno delle quali sono presenti importanti centri industriali, con la conseguenza che un simile stop produttivo potrebbe avere – anche a livello internazionale – un impatto non irrilevante sui prezzi dell’alluminio, salito molto in questo inizio di 2017.

Lo stop non è inoltre solo di brevissimo termine. Il governo ha infatti previsto che anche il prossimo anno – tra novembre e marzo, e dunque in concomitanza con i picchi legati alle esigenze di riscaldamento – saranno attuati dei fermi programmati. In questo modo i volumi dovrebbero essere portati in forte contrazione, con conseguenze prevedibili sul fronte dei prezzi. Le quotazioni dell’alluminio erano già sotto pressione da qualche mese, proprio sull’ipotesi di tagli produttivi in Cina, e la riduzione di oltre il 30% della capacità delle fonderie di alluminio, qualora venisse applicata effettivamente, andrebbe a impattare in modo ulteriormente significativo su un’industria già contraddistinta da un significativo eccesso di offerta proveniente dalla Cina.

Rame

Il prezzo del rame ha subito una buona spinta nella parte iniziale del 2017, per poi rallentare fisiologicamente la propria corsa. A sostenere le valutazioni del rame c’è soprattutto l’effetto Trump, ma sarebbe comunque riduttivo correlare la buona prestazione del metallo alle sole speranze della nuova politica amministrativa a stelle e strisce. Il rame ha infatti potuto godere di un discreto sostegno da parte della prosecuzione dello sciopero alla miniera di Escondida in Cile, con il maggior sindacato cileno che ha rifiutato l’accordo con Bhp Billiton. Iniziato lo scorso 9 febbraio, lo sciopero dura da oltre un mese, ed è ora probabile che la proprietà proceda a “superare” il sindacato avanzando – come previsto – offerte individuali ai minatori: nell’ipotesi – non improbabile – in cui Bhp Billiton riuscisse a convincere oltre la metà di loro, il sindacato dovrebbe cedere e lo sciopero dovrebbe cessare.

Tale spinta al rialzo dei prezzi del rame è tuttavia compensata dalle recenti forti entrate nei magazzini LME, concentrate soprattutto a Taiwan, Singapore e in Corea del Sud, che hanno alzato il livello delle scorte, alimentando il sospetto – tra gli analisti – che questo accrescimento di scorte si sia verificato in cooperazione tra le raffinerie cinesi e i grossi commercianti internazionali allo scopo di allentare la pressione dell’offerta in Cina.

Zinco

Giungiamo ora allo zinco, che stando a quanto affermano le ultime rilevazioni più accreditate, sarebbe in una condizione di deficit globale per circa 28 mila tonnellate. Il mercato risente infatti di quanto sta accadendo in Australia e in Irlanda, con la chiusura di alcune grandi miniere, e della riduzione di 500 mila tonnellate di capacità produttiva annua da parte della Glencore. Se l’offerta fatica a crescere, la domanda sembra crescere di oltre il 3% in ottica globale: ne è derivato un rialzo dei prezzi di zinco, con livelli che tuttavia non offrono alcuna garanzia per il futuro.

Nickel

Chiudiamo infine con il nickel, con quotazioni in aumento da inizio anno. Sul nickel alcuni analisti vedono un chiaro margine di ulteriore crescita in seguito al calo delle scorte e dalla controversa politica del governo filippino nel settore minerario. Tuttavia, anche in questo caso sarebbe il caso di approcciare al comparto in maniera più cauta…

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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