Torniamo oggi a occuparci degli investimenti sul petrolio, rammentando come i tagli concordati in area OPEC e non OPEC (Russia inclusa) stiano effettivamente proseguendo, favorendo così il consolidamento del greggio. Di fatti, dopo il dato di febbraio, che ha visto i tagli rispettati al 94% (sebbene con notevoli divergenze tra Paese e Paese), a marzo l’OPEC avrebbe rispettato i tagli al 104% grazie all’apporto di alcuni membri del Cartello (Libia, Nigeria e Iran) che, pur esentati dall’impegno di ridurre la produzione, hanno comunque ridotto parte del loro prodotto.
Tuttavia, e non è certo una novità , i tagli non-OPEC si sono fatti sicuramente meno convincenti, limitandosi al 64% di quanto auspicato, e dando così seguito a un’adesione decisamente meno ferrea delle intese.
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Gli Stati Uniti aumentano le estrazioni
I positivi sforzi compiuti grazie ai tagli concordati dall’OPEC sono tuttavia controbilanciati, almeno in parte, dall‘aumento delle estrazioni USA. Le ultime statistiche ci dicono infatti che a marzo sono stati pompati 95,82 milioni di barili al giorno, in calo di 230.000 barili al giorno rispetto a febbraio e in rialzo di 220.000 barili rispetto a marzo del 2016. Di contro, la produzione OPEC è scesa di 153.000 barili al giorno a 31,93 milioni di barili giornalieri, al di sotto del limite fissato dai Paesi produttori lo scorso novembre.
La produzione non-OPEC, dopo una contrazione di 690.000 barili nel 2016 a 57,32 milioni di barili, dovrebbe salire quest’anno a 57,89 milioni di barili al giorno, sulla scia dell’incremento produttivo degli Stati Uniti, la cui offerta salirà di 540.000 barili al giorno, contro i 200.000 stimati in precedenza. Per l’OPEC, infine, quest’anno la domanda mondiale di greggio salirà di 1,27 milioni di barili a 96,32 milioni di barili al giorno.
Sempre sotto il profilo statistico, annotiamo come le scorte USA di petrolio, secondo le ultime rilevazioni di API ed EIA, siano consolidate su livelli molto elevati rispetto agli ultimi anni, confermandosi come un grosso ostacolo al recupero delle quotazioni del greggio. Lo shale-oil americano, ovvero il petrolio che viene estratto mediante trivellazioni nella roccia, sta tornando con forza sul mercato proprio grazie all’aumento dei prezzi al barile, che ha reso più conveniente tale tipo di operatività , poichè in grado di coprire i maggiori costi di questo tipo di estrazione.
Mercato vicino all’equilibrio
Nel suo ultimo report mensile Oil Market Report, l’IEA (International Energy Agency) ha affermato esplicitamente che il mercato petrolifero è molto vicino all’equilibrio. Per l’IEA, se vi fosse una stretta aderenza ai tagli alla produzione decisi dall’OPEC, i livelli delle scorte andrebbero a diminuire; tuttavia, l’agenzia ha altresì corretto al ribasso le previsioni di crescita, evidenziando come negli ultimi due mesi la domanda globale sia stata al di sotto delle previsioni.
Infine, l’agenzia ha osservato che la produzione dei paesi non aderenti all’OPEC rischia di tornare presto ad aumentare, sottolineando anche lei come il nodo della questione sia mantenere sotto controllo anche l’offerta dei non aderenti al Cartello. L’IEA ha poi affermato di stimare una crescita della domanda globale di 1,4 milioni di barili al giorno per quest’anno. L’offerta globale invece dovrebbe rimanere stabile.
Previsioni quotazioni petrolio 2017
Concludiamo infine con un breve outlook sul breve e medio termine per il petrolio. Riteniamo opportuno ricordare che in seguito all’accordo tra OPEC e paesi non-OPEC sul taglio della produzione, il petrolio ha subito un aumento delle proprie quotazioni. Nonostante ciò, il mercato subisce il crescente rischio che l’offerta statunitense aumenti e risente di un indebolimento dell’ottimismo circa un’eventuale estensione dell’accordo anche nella seconda parte del 2017.
Fortunatamente, lo scenario centrale che potrebbe verificarsi nei prossimi mesi è proprio quello di un prolungamento degli accordi, da deliberarsi il prossimo 25 maggio a Vienna. Tuttavia, all’interno di questo scenario ci sono numerose declinazioni sulle quali varrebbe la pena soffermarsi, almeno sinteticamente. Di fatti, l’accordo potrebbe essere prorogato alle stesse condizioni attuali, infondendo così una certa fiducia al mercato, oppure potrebbe essere prolungato senza i produttori non-OPEC (cioè, principalmente, la Russia). Proprio questa seconda opzione, non escludibile, aumenta l’incertezza su come il mercato possa reagire a questa scissione.
Ulteriore tassello che compone il mosaico attuale è legato alle preoccupazioni sul forte accumulo di scorte da parte degli Stati Uniti, frutto di un aumento della produzione di shale-oil che rischia di neutralizzare l’effetto dei tagli produttivi anche nella seconda parte del 2017.
A margine di ciò, riteniamo comunque che il prezzo del greggio possa marginalmente crescere, con gradualità , nei prossimi mesi.