La BCE ha portato in territorio negativo i tassi d’interesse, affermando comunque che “non possono scendere quanto gli pare”. Adesso resta da vedere come questa decisione impatterà sui mercati finanziari e sopratutto sulla redditività della banche, in quanto i tassi negativi portano una complessità finanziaria non indifferente, che non può essere trascurata e non è necessariamente positiva per la salute dell’economia.
Giovedì è stato infatti il giorno in cui il Presidente della Banca Centrale Europea, ha esposto il piano per combattere la bassa inflazione, e per raggiungere finalmente il target del +2%. Si tratta di una misura macroeconomica senza precedenti, dove praticamente la BCE fornirà denaro “pagando” le banche, purché a loro volte prestino denaro alle aziende ed ai privati.
La Banca Centrale ha poi potenziato e ampliato il suo piano di acquisti di titoli, ed ha affermato che continuerà nell’intento “solo se necessario” oltre la scadenza che è stata fissata a praticamente a 365 giorni da qui: marzo 2017, e comunque “fino a quando vedremo una sostenuta ripresa dell’inflazione” che come sappiamo, dovrà tornare ad avvicinarsi al target principale della Fed: il 2%.
Durante la giornata di giovedì, la più importante di tutta la settimana, il presidente della Banca Centrale Europea, durante la conferenza stampa al termine del consiglio direttivo, ha ufficializzato di aver abbassato tutti i tassi d’interesse, azzerando il tasso di rifinanziamento, e il tasso sui depositi delle banche a -0.40% (il precedente era di -0.30%). Interessante e rivoluzionario poi l’innalzamento del piano di acquisto dei bond da 60 ad 80 miliardi di euro al mese, insieme all’estensione dei corporate bond, con ben nuove 4 operazioni TLTRO.
Non è stata certamente una decisione facile, in quanto Mario Draghi ha confermato che all’interno della Banca Centrale Europea, vi sono varie opinioni circa i tassi d’interesse, ma tuttavia Draghi ha affermato di aver notato un miglioramento della situazione, grazie alle condizioni di finanziamento molto facilitate nei canali di trasmissione europei.
La crisi e l’alta volatilità hanno costretto la BCE ad assumere delle misure a dir poco speciali e singolari, come ad esempio i tassi rifinanziamento, che sono stati portati al singolare livello di 0,00%, e rimarranno a questi livelli (o a livelli ancora più bassi) per un periodo di tempo molto esteso, ancora più esteso del quantitative easing.
C’è stato anche un taglio molto drastico sia per la crescita Euro (da 1.7 a 1.4% nel 2016) e un taglio ancora più significativo per l’inflazione (+0.1 dal +1% precedente per il 2016). Simili ma molto meno drastici i tagli per il 2017 e il 2018.
Per concludere, Draghi ha confermato che l’europa NON è in deflazione, nonostante i tassi d’inflazione saranno negativi per ancora diversi mesi.