La deflazione migliora il rendimento reale degli investimenti a reddito fisso

Oggi vi andiamo parlare del rapporto tra deflazione ed investimenti a reddito fisso. Senza girarci troppo attorno, possiamo affermare che chi ha sottoscritto Btp, obbligazioni o qualsiasi altro tipo di investimento a reddito fisso qualche anno fa, o anche solo poco tempo fa, ora che siamo in deflazione, ha visto crescere il rendimento reale dei propri investimenti.

Infatti la maggior parte di questi investimenti prevede l’acquisto di titoli per ricevere in cambio un reddito costante, sotto forma di interessi (le cedole). Tuttavia, dal momento che per la maggior parte dei titoli a reddito fisso il tasso d’interesse, ovvero la cedola, resta invariato fino alla sua scadenza, il potere d’acquisto degli interessi ricevuti diminuisce, fino ad azzerarsi, all’aumentare dell’inflazione. Ma se ora essa è inesistente e viviamo anzi adesso in Italia, ed in gran parte d’Europa, una situazione di deflazione, cioè un momento in cui il livello generale dei prezzi addirittura scende rispetto al passato, il tasso d’interesse nominale sottoscritto qualche tempo fa è ora divenuto uguale se non inferiore a quello reale.

Se io compro dei Bot che garantiscono un tasso d’interesse nominale del 2% annuo, mentre l’inflazione annua è dell’1,5, il mio tasso d’interesse reale sarà appena dello 0,5 (gli interessi meno l’aumento in percentuale dei prezzi), ma nel nostro caso il tasso d’interesse reale sarà uguale a quello nominale, o addirittura superiore. Il tasso d’interesse reale in questo caso sarà uguale al tasso d’interesse nominale più lo 0,1% della deflazione attuale.

L’Italia non finiva in deflazione addirittura dal 1959, ed essa rappresenta un grosso pericolo per l’economia generale di un Paese. A livello di macroeconomia, una domanda troppo bassa rispetto all’offerta di prodotti, crea un abbassamento dei prezzi che azzera i guadagni delle imprese, costrette a chiudere o a ridurre la produzione, con la conseguenza di creare ulteriore disoccupazione.

Un pericolo davvero enorme e segno di una crisi economica profonda, ma nel quale, come in tutte le crisi, c’è sempre qualcuno che ci guadagna, in questo caso appunto chi ha investito in strumenti a reddito fisso qualche anno fa parte dei propri soldi. Un esempio su tutti: se avete investito in Bot in quella fine del 2011 in cui arrivò Mario Monti ed i tassi d’interesse dei titoli di stato di un Paese a rischio default come l’Italia pagavano il 4 – 5 per cento annuo sui titoli decennali, ora vi trovate di fronte a dei rendimenti annuali che rappresentano per voi un guadagno netto, visto che i prezzi scendono, mentre i vostri soldi aumentano ogni anno in quantità, per un valore in percentuale fisso.

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