Oro e petrolio: quotazioni in ribasso ad inizio Luglio 2017

Prosegue il trend al ribasso per l’oro anche in questi primi giorni di luglio, sempre più vicino a quota 1200 dollari l’oncia. Dopo il rosso registrato a giugno, il metallo giallo ha continuato nella tendenza ribassista ed è sceso sotto quota 1220 dollari l’oncia. Giù anche il petrolio, a seguito delle ultime indiscrezioni su una Russia contraria a nuovi tagli.

Oro quotazioni

Giugno ha rappresentato il primo calo mensile per l’oro del 2017 e dunque per gli analisti è scattato il campanello d’allarme. Nessuna ripresa per le quotazioni del lingotto nemmeno nei primi giorni di luglio che anzi hanno accelerato nel trend ribassista.

Nei giorni scorsi il metallo prezioso è sceso sotto quota 1.220 dollari l’oncia, con consistenti vendite che hanno spinto i prezzi dell’oro al di sotto di un importante livello di supporto tecnico.

Gli esperti si attendono ulteriori ribassi e nel breve le quotazioni del bene rifugio per eccellenza potrebbero scendere al di sotto dei 1200 dollari l’oncia.

Le vendite dell’oro in questa prima settimana di luglio sono state favorite, secondo una parte degli osservatori, dalla ripresa delle quotazioni del dollaro. In realtà è già da un po’ di tempo che l’oro perde valore indipendentemente da come si muove sui mercati il biglietto verde.

Il lingotto sembra aver perso appeal, con gli investitori sempre più attratti verso altri scenari che al momento risultano più redditizi, primi fra tutti i mercati azionari e dei titoli di Stato.

Il prezzo dell’oro oggi scende dello 0,23 per cento a 1224,11 dollari l’oncia.

Petrolio in rosso

Non si fermano nemmeno le vendite di petrolio sui mercati internazionali. Il Wti scende a quota 46 dollari e il Brent a 48 dollari al barile.
Fra i motivi che hanno nuovamente spinto al ribasso le quotazioni del greggio, le ultime indiscrezioni giunte sui mercati, secondo cui la Russia avrebbe espresso parere contrario a ulteriori tagli della produzione, caldeggiati invece da alcuni paesi dell’Opec.

A tutto ciò bisogna aggiungere anche l’aumento della produzione della Libia e della Nigeria che certamente non favorisce le politiche del cartello.

Nel vertice Opec in programma in questo mese di luglio potrebbero aprirsi nuovi scenari in caso di mancato accordo sui tagli e spingere ancora più giù i prezzi del petrolio.

Al momento sui mercati internazionali il Brent tenta una timida ripresa con un rialzo dell’1 per cento a 48,27 dollari al barile mentre il WTI sale dell’1,13 per cento a quota 45,64 dollari.

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