Mercati : dall’occupazione nuovi spunti positivi

Negli ultimi giorni i numerosi dati sull’occupazione hanno catalizzato buona parte delle attenzioni degli stakeholders. E se dagli Stati Uniti tornano a comparire prevedibili risultati positivi sul mercato del lavoro, può risultare utile fornire un congruo sguardo anche ai nostri lidi.

Cominciamo pertanto con un’osservazione tricolore: in Italia, sulla base dei dati trimestrali sul mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione risulta esser stato pari all’11,6%, per un livello che è sostanzialmente invariato rispetto a quanto era stato registrato nel terzo trimestre 2015. Il dato relativo al trimestre precedente è stato rivisto al rialzo di un decimo.

Ad ogni modo, tra i dati di maggiore interesse è spiccato l’aumento dell’occupazione, che si è sviluppata a un ritmo pari a 0,1 punti percentuali su base trimestrale o, in termini assoluti, a +18 mila posti di lavoro su base congiunturale destagionalizzata. Tuttavia, per il secondo trimestre consecutivo, l’incremento degli occupati non ha generato un calo del tasso di disoccupazione poiché compensato di fatto da un aumento all’incirca della stessa entità delle forze di lavoro, dovuto a un calo degli inattivi. Come a dire che, in termini più sintetici, il tasso di disoccupazione non è sceso non perché sia calato il numeratore (il numero degli occupati), bensì perché è aumentato il denominatore (chi cerca lavoro). Si tenga inoltre conto che, ancora una volta, il recupero del numero degli occupati è spinto principalmente dai dipendenti a tempo indeterminato (+75 mila unità) mentre i dipendenti con un contratto di lavoro temporaneo sono calati per il secondo trimestre consecutivo (- 57 mila unità nell’ultimo trimestre, dopo le -50 mila unità del trimestre precedente). Ancora, gli occupati indipendenti sono rimasti invariati dopo essere calati per tutto il 2015. Insomma, non sembra ancora svanito del tutto l’effetto degli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato che, tuttavia, non potrà certamente durare in eternità.

Tra gli altri dati sul mercato del lavoro italiano, rileviamo come a livello settoriale siano cresciuti gli occupati nelle costruzioni (+1 punti percentuale, + 15 mila unità) e più moderatamente nei servizi e nell’agricoltura; al contrario, si nota una flessione degli occupati di -0,3 punti percentuali su base trimestrale nell’industria in senso stretto. i disoccupati di lunga durata sono inoltre in netto calo (-127 mila unità su base annua) e per il quarto trimestre consecutivo, diminuiscono, tra gli inattivi, gli scoraggiati (-210 mila unità in un anno).

Notizie non positive sulla scala territoriale. Per il secondo trimestre consecutivo (era già avvenuto nell’ultima parte del 2015) tornano infatti ad allargarsi i gap tra le varie macro aree italiane, con il tasso di disoccupazione è calato al Nord al 7,6% (era il 7,8%), ma è salito al centro (al 10,2% da 10,1%) e soprattutto al Sud (al 19,7% dal 19,3% di fine 2015).

Su base anagrafica, è stato inoltre rilevato come l’aumento degli occupati nel trimestre sia arrivato in maniera quasi unica dai lavoratori più anziani ovvero dagli ultracinquantenni (+116 mila unità, accompagnato da un calo di -79 mila unità degli inattivi), che potrebbe essere ancora l’effetto dell’aumento dell’età pensionabile; al contrario, gli occupati sono diminuiti nelle fasce centrali di età (-69 mila unità tra i 35-49enni e -38 mila tra i 25-34enni) e sono rimasti invariati tra i giovani (in ogni caso però, il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni è diminuito significativamente, al 37,9% dal 38,7% precedente.

Come anticipavamo qualche riga fa, le notizie sul mercato del lavoro hanno riguardato anche gli Stati Uniti, dove i nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 4 giugno sono calati a 264 mila da 267 mila, mantenendosi all’i9nterno dell’intervallo visto da inizio 2016, sui minimi storici dal 1973 e dando indicazioni coerenti con un mercato del lavoro circa in equilibrio. In tal proposito, ricordiamo come i conti mostrati dalla Federal Reserve nel primo trimestre abbiano mostrato un buon incremento della ricchezza netta delle famiglie, grazie a un ampio contributo positivo della ricchezza immobiliare (+498 miliardi di dollari) che ha più che controbilanciato la correzione del patrimonio azionario (-160 miliardi di dollari). Il debito delle famiglie è cresciuto invece in maniera modesta (+17 miliardi di dollari).

Da questa parte dell’Atlantico, infine, segnaliamo come il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi abbia richiamato i governi nazionali (e non è la prima volta ) a fare la loro parte per rilanciare la crescita Eurozona, avvisandoli che “un ritorno troppo lento della produzione al potenziale è tutt’altro che innocuo […] perché può condurre alla fine anche a un’erosione del potenziale stesso”. Numerose, ma non certo innovative, sono le aree di intervento menzionate da Draghi nel suo discorso: il risanamento dei bilanci bancari, la composizione del bilancio pubblico, nonché le riforme strutturali finalizzate a migliorare la risposta dell’economia agli shock e ad aumentare la crescita potenziale.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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