Pesanti vendite oggi a Piazza Affari sulle banche italiane, in particolare su MPS, dopo che lo stesso istituto di credito senese ha reso noto di aver ricevuto una lettera-ultimatum da parte della Banca centrale europea, con cui gli si intima di ridurre l’esposizione ai crediti deteriorati.
MPS titolo sospeso
Le vendite colpiscono tutto il comparto bancario, a poco più di ora dal termine delle contrattazioni a Piazza Affari. Bper cede il 6 per cento, Unicredit e Intesa Sanpaolo oltre il 3 per cento, Ubi Banca in territorio negativo di circa 2 punti percentuali.
Il titolo più colpito da questa ondate di vendite rimane però MPS che perde oltre il 10 per cento, sospeso più volte in mattinata per eccesso di ribasso.
Il motivo alla base di questo nuovo crollo in Borsa del titolo è da ricercarsi nella lettera-ultimatum della Bce a Mps, arrivata all’istituto senese proprio il giorno prima del referendum britannico sulla Brexit, con la quale si pretende la stesura di un dettagliato piano triennale per riportare a norma la percentuale di crediti deteriorati della banca.
Questo significa stilare un nuovo programma che dovrà prevedere un “alleggerimento” di almeno dieci miliardi di euro di sofferenze lorde. Si tratta di una richiesta che supera abbondantemente quanto contenuto nel piano strategico al 2018 redatto lo scorso anno dalla stessa banca, con cui si stimava la vendita di 5,5 miliardi di euro di sofferenze.
Dopo la diffusione della notizia a Piazza Affari della missiva della Bce, le ripercussioni sul titolo non si sono fatte attendere, con il corrispondente valore che ha registrato un crollo in prossimità dei minimi storici, a quota 35 centesimi.
Situazione creditoria difficile
In bilancio Monte Paschi valuta i crediti deteriorati mediamente al 39 per cento del loro valore nominale a fronte di uno di mercato di circa il 20 per cento. Dunque, facendo due rapidi conteggi, dal computo totale mancherebbero fino a 3 miliardi di euro.
La situazione si fa inoltre complicata in prospettiva futura soprattutto per gli obbligazionisti, dopo che una serie di bond di tipo subordinato sono stati emessi in passato dalla banca.
Ad oggi sono circa 60mila i risparmiatori che hanno in portafoglio complessivamente 5 miliardi in subordinati dell’istituto senese, titoli che potrebbero scendere rapidamente di valore se il management non rispetterà quando richiesto, evitando la cosiddetta “risoluzione”, un intervento che potrebbe provocare perfino la rimozione del consiglio di amministrazione e dei manager della banca.
Per fortuna non si è ancora in questa fase ma con la comunicazione della Bce è partito un primo campanello d’allarme che se non contrastato efficacemente e immediatamente, potrebbe portare a conseguenze nefaste per l’istituto senese, con gravi ripercussioni per il già fragile settore bancario italiano.