Le materie prime hanno concluso la prima parte della settimana con una buona prestazione, trascinate dai tagli petroliferi che probabilmente verranno estesi non solamente a tutto il 2017, quanto anche al primo trimestre 2018.
Petrolio in buono spolvero
In particolare, è facile intuire come il forte rialzo di WTI e Brent si sia concretizzato dopo che la Russia e l’Arabia Saudita hanno dichiarato che i tagli alla produzione del greggio verranno probabilmente estesi fino al mese di marzo 2018, anticipando così la posizione dell’OPEC che verrà espressa ufficialmente nel meeting di Vienna del prossimo 25 maggio.
La dichiarazione è stata espressa dal ministro dell’Energia Saudita Khalid Falih durante una conferenza stampa congiunta con Novak (Russia), entrambi a Pechino per i lavori del Forum per la Cooperazione Internazionale, ed hanno subito prodotto i risultati attesi e sperati: le quotazioni del greggio hanno subito un deciso incremento, aprendo margini per futuri e ulteriori riapprezzamenti nel breve e nel medio termine, a patto che gli ostacoli che in queste settimane hanno impedito una vera e propria ripresa di buon ritmo del greggio non diventino sempre più importanti.
Peraltro, le statistiche mensili su offerta e domanda dell’OPEC (Monthly Oil Market Report), degli scorsi giorni, hanno mostrato un quadro dettagliato sulla velocità con cui si stanno riducendo le riserve di greggio lasciando intendere l’efficacia dei tagli in essere che danno sostegno all’idea che un prolungamento della riduzione di offerta non può che essere positivo sia per l’equilibrio del mercato che per gli stessi produttori OPEC, che vedrebbero incrementare la redditività delle loro forniture, sostiene un dossier ISP.
Cosa accadrà ora
Il 25 maggio è il giorno in cui dal meeting di Vienna potrebbero arrivare buone notizie sul fronte dei nuovi tagli alla produzione di petrolio. In tale data, infatti, i membri OPEC discuteranno la proposta della Russia e dell’Arabia Saudita: per il momento prevale un tiepido ottimismo, ma è difficile sbilanciarsi con consapevolezza su quello che accadrà . Manteniamo comunque come scenario centrale e principale l’approvazione dell’accordo che estenderà la riduzione dei tagli alla produzione di greggio fino a marzo 2018, come annunciato poco fa dalle due parti OPEC – non OPEC.
Semmai, la vera sorpresa potrebbe arrivare dalla ripartizione dei tagli, con una incidenza maggiore per Nigeria e Libia.
Meglio mantenere un atteggiamento cauto
A nostro giudizio, una simile novità è certamente positiva, ma sarebbe comunque utile evitare di cambiare la rotta tracciata nelle scorse settimane, visto e considerato che i rischi sono sempre dietro l’angolo. Il principale pericolo è, in particolare, che la strategia formulata da OPEC e Russia non vada a interessare il resto dell’area non OPEC, che dunque potrebbe essere portata a rialzare più del previsto la loro produzione, trascinata da prezzi medi sempre più alti e da una bassa offerta dai principali concorrenti.
Altro elemento da approfondire è evidentemente rappresentato dal business dello shale oil americano, congli Stati Uniti che potrebbero continuare a lavorare alacremente con le trivelle giù in funzione.
Anche alla luce di quanto sopra, riteniamo abbastanza difficile che, al momento e in assenza di ulteriori novità , il Brent possa salire oltre i 55 dollari alla fine dell’anno, e il WTI oltre i 54 dollari al barile entro lo stesso periodo.