Il prezzo del petrolio durante le ultime settimane ha cavalcato un’onda rialzista dopo i minimi toccati lo scorso febbraio. Gli analisti sono perĂ² concordi nel ritenere che le quotazioni dell’Oro Nero subiranno probabilmente un nuovo forte ribasso dei prezzi nelle prossime settimane. Andiamo a scoprirne i motivi.
Petrolio quotazioni
Il prezzo del petrolio oscilla attualmente intorno ai 50 dollari al barile, con le quotazioni in crescita negli ultimi mesi ma con all’orizzonte una serie di preoccupanti fattori che anticiperebbero un nuovo crollo.
Attualmente il prezzo del Brent è di 50.60 dollari al barile, in crescita di quasi un punto percentuale, mentre il WTI oscilla intorno ai 49.60 dollari, per un incremento dell’1,07 per cento.
Siamo pronti ad assistere a una forte pressione sui prezzi del greggio, anche a seguito dell’indebolimento del dollaro dopo la pubblicazione dei dati Usa dell’ultimo fine settimana, e in scia agli attacchi alle infrastrutture petrolifere in Nigeria che hanno provocato una forte riduzione della produzione nel paese, ai minimi negli ultimi vent’anni.
Un dollaro debole è favorevole a sostenere la domanda di greggio, rendendo meno care le importazioni in dollari per tutti quei Paesi che fanno ricorso ad altre tipologie di valute.
Petrolio nuovi ribassi all’orizzonte
Gli analisti, nonostante la risalita delle quotazioni da febbraio e la stabilitĂ attuale dei prezzi, sono concordi nel ritenere che difficilmente il petrolio proseguirĂ nel trend rialzista ma al contrario a breve la spinta ribassista potrebbe nuovamente farsi sentire, causando un nuovo crollo delle quotazioni.
I motivi che spingono gli esperti a credere in un nuovo ribasso dei listini è da ricercarsi in una serie di fattori, primo fra tutti il mancato accordo sulla produzione alla riunione OPEC a Vienna nei giorni scorsi. Nuove tensioni e situazioni ancora irrisolte non lasciano presagire nulla di buono.
Ulteriore aspetto da prendere in considerazione è la particolare attenzione degli analisti sugli impianti negli USA.
Dopo un rallentamento registrato nelle scorse settimane, le stime sono orientate verso un aumento di piattaforme attive nei mari del Nord America. Un elemento che influenzerĂ notevolmente il prezzo del petrolio, spinto al ribasso anche dalla probabile contromossa dell’Arabia Saudita che potrebbe decidere un simultaneo aumento della produzione.
Il risultato che ne verrebbe fuori è sotto gli occhi di tutti: un inevitabile crollo dei prezzi.
Da segnalare anche la debolezza dell’economia americana e gli ultimi dati, inferiori alle stime, provenienti dalla Cina, una forte incertezza per le due super potenze che avrĂ un suo determinante peso sulla domanda di petrolio, spingendone giĂ¹ i prezzi.
A tutto questo bisogna aggiungere le paure per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il tanto temuto referendum sulla Brexit del prossimo 23 giugno che potrĂ influenzare negativamente i mercati finanziari, i consumi e la domanda di greggio.