Prestazione occasionale: cos’è e come funziona

In un mondo del lavoro sempre più liquido e in cui sempre meno si può fare affidamento sul “posto fisso”, può capitare di svolgere delle prestazioni lavorative per periodi limitati e piccoli importi.

In questo caso, senza impazzire con la troppa burocrazia, il metodo migliore per certificare la retribuzione pattuita è emettere una ricevuta per Prestazione Occasionale.

Cos’è una Prestazione Occasionale?

Una Prestazione Occasionale è un modello di rapporto lavorativo in cui il prestatore offre a un committente una collaborazione professionale di breve durata e di importo limitato, senza vincolo di subordinazione.

Il prestatore è tenuto ad emettere una ricevuta per la prestazione occasionale svolta.

I vincoli da rispettare nelle collaborazioni di natura occasionale sono di durata e di importo.

L’opera prestata non può protrarsi per un periodo superiore ai trenta giorni in un arco temporale di dodici mesi per lo stesso committente. Se si hanno diverse collaborazioni tale limite non sussiste.

Il vincolo economico è invece riferito al totale annuo delle prestazioni: non si può superare il limite di 5.000 euro di fatturato annuo a prescindere dal numero di committenti.

Come funziona la Prestazione Occasionale?

Una prestazione occasionale va certificata mediante l’emissione di una ricevuta all’atto del pagamento dell’opera prestata al committente.

All’importo del lavoro svolto si applica una ritenuta d’acconto pari al 20% della somma pattuita, mediante la quale il lavoratore assolve il pagamento delle tasse.

Il collaboratore deve quindi consegnare la ricevuta al committente che dovrà versare allo Stato per conto del prestatore l’importo della ritenuta d’acconto, entro il giorno 16 del mese successivo alla data riportata sulla ricevuta.

La ricevuta per Prestazione occasionale va compilata con i seguenti dati:

  • luogo e data;
  • numero progressivo della prestazione;
  • dati fiscali del prestatore;
  • dati fiscali del committente;
  • descrizione dell’attività svolta;
  • l’importo della ritenuta d’acconto del 20%;
  • Il compenso lordo;
  • il compenso netto;
  • una marca da bollo da 2 euro,
  • la firma del prestatore.

La spesa del committente sarà pari all’importo lordo, ciò che il prestatore riceve è invece pari all’importo netto.

Lo stato incassa il 20% dell’importo totale come ritenuta d’acconto che, quando sarà presentata la dichiarazione dei redditi, potrà essere restituita al prestatore in forma di credito d’imposta o andrà conguagliata. Ciò dipenderà dal totale dei redditi dichiarati e da eventuali detrazioni o deduzioni.

A chi serve la Prestazione Occasionale

Questo particolare tipo di prestazione lavorativa non è fruibile da chi ha già un’attività avviata o che svolga un lavoro di tipo continuativo.

Se si lavora in regime di monocommittenza per un periodo di tempo deteminato o indeterminato, comunque superiore al vincolo dei 30 giorni nell’anno lavorativo, si dovrà optare di un contratto lavorativo classico.

Se si hanno più committenti ma si supera il limite annuo dei 5.000 euro conviene aprire una partita IVA o una impresa individuale e lavorare autonomamente.

Può essere invece un buon metodo per chi si immette nel mondo del lavoro o per esigenze personali e professionali non ha tempo o modo di svolgere un’attività lavorativa a tempo pieno.

La Prestazione Occasionale può essere un metodo per svolgere collaborazioni saltuarie che prima venivano svolte mediante i contratti a progetto e può essere utilizzata come alternativa ai Voucher INPS che a loro volta hanno limiti di utilizzo.

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