Come abbiamo avuto modo di sottolineare nella giornata di ieri, quando ci siamo occupati del calendario macroeconomico dei prossimi giorni, negli USA il focus di questa settimana sarà principalmente diviso tra la pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC di metà marzo e la diffusione delle statistiche sul mercato del lavoro.
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I verbali FOMC
Cominciamo dai verbali FOMC, per i quali dobbiamo attenderci la conferma di un consenso diffuso a supporto della decisione assunta nell’ultima riunione del comitato di politica monetaria, circa il rialzo dei fed funds. Contemporaneamente, però, i verbali dovrebbero anche ribadire l’esistenza di un sentiero ancora graduale di aumenti successivi, considerato che sullo sfondo pesa ancora la forte incertezza sullo scenario di politica fiscale.
I verbali dovrebbero altresì supportare la proiezione di altre due mosse sui tassi nel 2017, indicando tale scenario come posizione di maggioranza, sebbene possano ancora rimanere evidenti dissensi da parte di alcuni consiglieri, sia in senso più espansivo che restrittivo. È inoltre possibile che i verbali possano fornire nuove informazioni informazione sul dibattito relativo alla dimensione del bilancio, con opinioni piuttosto diversificate riguardo alla tempistica dell’inizio della riduzione dei riacquisti.
I dati sul lavoro
Per quanto attiene lo scenario economico, appare evidente un quadro di un progressivo miglioramento, che dovrebbe essere supportato dai dati relativi al mercato del lavoro, con il rapporto di marzo che mostrerà una correzione nel numero di nuovi occupati (probabilmente a 175 mila unità contro precedenti 235 mila unità) e continuerà a registrare una dinamica occupazionale positiva.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe invece rimanere stabile a 4,7% mentre i salari sono visti in accelerazione da 0,2% a 0,3% su base mensile, con una crescita annua in lieve rallentamento a 2,7% su base annua.
Gli altri dati mostrano uno scenario in miglioramento
Per quanto concerne invece gli altri dati usciti nel corso degli ultimi giorni, a definizione di un quadro che riteniamo essere ancora molto positivo, ribadiamo come sia tornato ad accelerare al 2,1% a febbraio l’indice PCE, che si conduce così al di sopra del valore target del 2% per la prima volta da aprile 2012. Rimane invece sicuramente meno ampio il movimento assunto dal deflatore core, riferimento della Fed, che accelera inaspettatamente a +1,8% su base annua. La stima finale del PIL per il 4° trimestre introduce una revisione al rialzo da 1,9% a 2,1% su trimestre, complice un rafforzamento dei consumi.
A proposito di consumi, le prospettive per l’intero primo trimestre sono comune piuttosto contrastanti. Da un lato è pur vero che tra gli indici reali, è modesto l’aumento della spesa personale (che in febbraio cresce dello 0,1% m/m in termini nominali dopo il +0,2% di gennaio). In termini reali la spesa segna una variazione negativa a -0,1% su base mensile, con una correzione dei beni durevoli e dei servizi che avvalora la previsione di un netto rallentamento dei consumi nel 1° trimestre. Continua inoltre a crescere a ritmi solidi il reddito personale (+0,4% su base mensile in febbraio) e si avvantaggia di una marginale revisione al rialzo per il precedente, lasciando presagire una riaccelerazione dei consumi nel 2° trimestre.
Dall’altro lato, però, sicuramente incoraggianti sembrano essere i segnali dalle indagini congiunturali con la fiducia dei consumatori della Conference Board che in marzo sale ai massimi da 17 anni e con il dato dell’University of Michigan che rallenta ma rimane comunque su livelli molto elevati.
Insomma, complessivamente il quadro di questo inizio di aprile sembra essere piuttosto positivo, anche se non bisogna fidarsi ciecamente delle attuali prospettive, assumendo come principale rischio al ribasso quello di un rallentamento della spesa rispetto ai livelli particolarmente elevati del 4° trimestre 2016.
E l’area euro?
Se il quadro economico dell’area dollaro è sicuramente positivo (pur in presenza di rischi dei quali abbiamo parlato più volte nelle ultime settimane), lo stesso può certamente dirsi per l’area euro, dove positive arrivano le indicazioni dalle indagini di fiducia della Commissione Europea che confermano sia l’indice aggregato che il dato per le imprese, sostanzialmente in linea con i livelli di febbraio e al di sopra della media di lungo periodo.
La stima finale relativa al mese di marzo certifica il recupero della fiducia dei consumatori per la zona euro, mentre è in accelerazione oltre le attese l’IFO per le imprese tedesche.
Tra i dati che invece hanno stupito, ma al ribasso, spicca certamente l’andamento della stima flash dell’inflazione europea che, dopo 10 mesi consecutivi in aumento e con accelerazioni particolarmente sostenute negli ultimi mesi, in marzo rallenta a 1,5% su base annua. Il rallentamento era atteso, rispetto al precedente di 2,2%, ma il consenso puntava a 1,8% su anno.
Per quanto concerne le statistiche nazionali, la flessione del CPI tedesco ha un peso per circa la metà della variazione dell’indice finale mentre Italia e Spagna hanno sottratto un decimo di punto ciascuno. La pubblicazione preliminare, come noto, riporta comunque solamente alcuni dettagli che mostrano i contributi negativi sia della componente energetica (-0,19 punti percentuali) che di quella relativa ad alcolici, alimentari e tabacchi (-0,14 punti percentuali). L’unica voce positiva è per i beni industriali, in marginale avanzamento, mentre l’inflazione dei servizi ha sottratto 0,12 punti percentuali all’indice finale.