Schema Ponzi: perché è una truffa ed esempi pratici nelle vendite

Lo Schema Ponzi, sinonimo di truffa ben architettata e sfruttata da tante persone, molto spesso viene identificato anche in altri tipi di imbrogli, ma non sempre questa strategia è protagonista dell’inganno perpetrato ai danni dei vari risparmiatori e/o investitori.
Scopriamo quando la truffa può essere definita come Schema Ponzi e quando, invece, la suddetta non rientra in tali categorie di raggiri.

Lo Schema Ponzi e il concetto base

Lo Schema Ponzi è un sistema truffaldino piramidale, il quale permette all’ideatore di ottenere una somma di denaro, ovviamente in modo illegale, che sarà sempre più crescente se, alla base della suddetta piramide, aumentano coloro che cadono vittime di questo particolare sistema.

Si tratta di un vero e proprio classico che, negli Stati Uniti, ha visto molti imprenditori, così come geni della truffa, finire in manette visto che questo sistema è illegale.
Alla base dello stesso vi il rapporto di fiducia che si instaura tra truffato e truffatore, nonché una serie di dati che permettono all’ideatore della piramide di avere dalla sua parte una serie di elementi che accrescono la sua capacità di truffare i clienti.

Schema Ponzi: un classico esempio applicativo

Per capire meglio come questo genere di truffa riesce a mietere così tante vittime, occorre spiegare come il truffatore procede e, generalmente, la chiave del successo dell’inganno è rappresentata da un investimento andato a buon fine.

Nella landing page, mail, video e altri strumenti che vengono utilizzati dal truffatore per incrementare il numero di investitori che rimangono vittime, viene spiegato come con un investimento “lampo” è stato possibile triplicare, quadruplicare o, comunque, ottenere un forte incremento di una somma di denaro.

Per esempio, il truffatore sostiene che dopo aver investito 100 euro, grazie alle sue conoscenze e strategie, è riuscito a ottenere mille euro: il modo in cui si pone è talmente rassicurante e convincente che si crede alle parole dello stesso ideatore della trappola.

La persona che si ritrova a entrare in questo “tunnel”, in un primo momento, investe una somma di denaro esigua, suggerita magari dall’ideatore della stessa trappola.
Il trucco vero e proprio consiste nel fatto che il primo truffato riceve veramente una somma di denaro, che rappresenta la buona riuscita dell’operazione finanziaria.

Proprio questo meccanismo comporta che la vittima, spinta dal risultato ottenuto, decide di effettuare un nuovo investimento.

In questo caso, la somma di denaro è elevata e i tempi saranno maggiori: il truffatore fa in modo che anche l’investitore soddisfatto faccia parte dell’inganno, semplicemente convincendolo a parlare del risultato ottenuto e facendo entrare nello schema piramidale il maggior numero di investitori.

Ovviamente il guadagno è totalmente assente: il truffatore invia il denaro investito dal primo ingannato, sfruttando il fondo rappresentato da altri investimenti effettuati da diverse persone che sono state truffate in precedenza.
Quindi, i soldi non vengono affatto investiti e moltiplicati come pensa chi viene ingannato, ma sono già pronti per essere consegnati.

Lo Schema Ponzi nelle vendite

Anche nelle vendite, lo Schema Ponzi viene applicato con grande frequenza e questo prende anche il nome di multi level marketing.

In questo caso, alla base della piramide, vi sono gli ultimi venditori che entrano a far parte di un’azienda che basa la sua strategia di marketing.
Questa consiste nel far acquistare il prodotto dal livello superiore ai venditori del piano inferiore, i quali devono procedere con la vendita del bene commercializzato da parte dell’impresa stessa.

Una volta che questa avviene, il venditore guadagna una percentuale sulle stesse, nonché ottiene nuovamente la somma di denaro che ha investito per l’acquisto dei prodotti.

Facendo un semplice esempio: supponiamo che il venditore acquisti 100 euro di prodotti, per ottenere un guadagno dovrà vendere a 150 e il profitto ottenuto sarà pari a 150-100=50 euro di guadagno.
Ebbene, la situazione è ben differente in quanto sulle vendite viene applicata una sorta di tassa, che potrebbe essere del 5 o 10 percento oppure differente in base al tipo d’azienda, che deve essere versato al piano superiore.

A sua volta, il venditore che si trova al secondo livello, deve pagare una percentuale sui guadagni ottenuti a quelli del terzo livello.
Supponiamo che il venditore del secondo livello rifornisca 10 venditori per un totale di 1000 euro di prodotto.
Su questa somma complessiva, il guadagno del venditore del secondo livello deve essere privato sia della somma di denaro che ha investito per l’acquisto dei prodotti, sia della percentuale che deve al terzo livello.

Supponiamo che un suo venditore abbia ottenuto 50 euro di vendita, quello successivo 100 e il terzo sotto del venditore al secondo livello 150.
La somma complessiva è pari a 300 euro: di questi il venditore del secondo livello otterrà solo 200 euro, visto che deve pagare la “tassa” e recuperare la somma di denaro investita per rifornire i suoi venditori.

Pertanto, lo schema prevede che maggiori saranno i venditori del livello inferiore, migliori saranno i guadagni ottenuti e lo stesso vale anche per la “punta” della piramide, dove solo poche persone, compreso l’ideatore della truffa, otterranno i migliori guadagni possibili.

Ecco come funziona lo Schema Ponzi in due ambiti totalmente differenti, ovvero online e nel mondo delle vendite e come evitare di confondere la stessa con altri imbrogli.

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