Si è aperta una nuova settimana Forex trading particolarmente interessata, in cui l’attenzione sarà prevalentemente incentrata sulla pubblicazione dei dati macro che, salvo sorprese negative, dovrebbe confermare i relativi quadri economici internazionali.
Euro prova a riprendersi
In tale ambito, l’attenzione è incentrata anche sul rapporto di forza del dollaro contro euro. La valuta statunitense, in particolar modo, si è apprezzata ampiamente post–BCE, riportandosi ai massimi livelli da febbraio ad oggi. Salvo le già ricordate sorprese, la settimana dovrebbe consentire un consolidamento delle posizioni di forza del dollaro: tra i dati accennati, spicca principalmente il Pil del terzo trimestre venerdì atteso in ampio rimbalzo. Numerosi saranno anche i discorsi Federal Reserve, dai quali non ci attendiamo clamorose rivelazioni, ma solo una conferma prudente del buon contesto e la possibilità che tutte le riunioni siano “buone” per poter alzare i tassi. Una retorica comunicativa dietro la quale, comunque, dovrebbe celarsi uno scenario che abbiamo già individuato da diverse settimane: a novembre il FOMC non toccherà i tassi per non urtare i mercati finanziari, già suscettibili in seguito alle elezioni presidenziali USA che si terranno qualche giorno dopo; a dicembre verrà invece il momento più appropriato per incrementare il costo del denaro, di 25 punti base (difficile oltre il quarto di punto percentuale).
Passando all’euro, dopo l’ampia correzione post-BCE, la valuta unica europea non si è più ripresa ma tra venerdì e ieri ha comunque cercato di risalire la china. L’attuale contesto per l’euro sembra essere principalmente influenzato dal fatto che la Banca Centrale Europea non ha ancora discusso – almeno ufficialmente – una politica di estensione o meno del quantitative easing, ma il cambio ha reagito come se al contrario fossero state aperte le porte in tal senso.
Una soluzione di compromesso a dicembre potrebbe essere quella di estendere il programma da marzo 2017 a settembre 2017 (o, ma è meno probabille, un ancor interlocutorio allungamento a giugno 2017), con un ammontare di acquisti mensili inferiore ai livelli attuali. Questo sarebbe una prima indicazione concreta dell’avvicinarsi della BCE alla fine effettiva del ciclo espansivo, il che preparerebbe il terreno a un’inversione del cambio, anche se lenta nei tempi e modesta nell’ampiezza, tenendo in considerazione che nel 2017, e principalmente nella sua seconda parte, la Federal Reserve tornerà a incrementarei tassi.
Senza spingerci troppo in là nel tempo, riteniamo che una buona occasione per poter testare il grado di debolezza dell’euro si avrà già questa settimana, con i molti dati dell’area. Si parte in queste ore con i dati PMI di ottobre e con l’IFO tedesco, e nei giorni successivi con la fiducia francese e italiana, per poi chiudere venerdì con il Pil francese e spagnolo del terzo trimestre. Le attese in generale sono positive. Se così fosse, è molto probabile che la discesa dell’euro possa– almeno temporaneamente – interrompersi. Sono in programma anche alcuni discorsi BCE, tra i quali primeggia un intervento di Draghi oggi pomeriggio: non ci attendiamo grandissime novità, ma solo una rassicurazione diretta ai mercati finanziari.
Sterlina prova a resistere
La sterlina ha mantenuto l’usuale correlazione positiva con l’euro, ma il cedimento è stato pressoché nullo rispetto a quello della moneta unica, infatti contro dollaro si è mantenuta in un intorno di 1,2200 GBP/USD e contro euro si è rafforzata portandosi da 0,90 a 0,89 EUR/GBP.
Venerdì in particolare ha ricevuto supporto dalle dichiarazioni del primo ministro May che, incontrando Merkel, ha detto di voler trovare il miglior accordo possibile in un contesto in cui il Regno Unito continui a operare all’interno del mercato unico, in regime di libero scambio di beni e servizi. L’accesso pieno al mercato unico è probabilmente la condizione necessaria (anche se non sufficiente) per evitare alla sterlina un ulteriore – ampio – deprezzamento. Intanto, nella settimana che precede l’attesa riunione BoE del 3 novembre, ci saranno spunti importanti, primi fra tutti un discorso di Carney oggi e l’atteso Pil del terzo trimestre giovedì, insieme alle indagini CBI di ottobre oggi e giovedì. Il Pil mostrerà un ampio rallentamento, in parte fisiologico dopo l’ottimo secondo trimestre in parte a causa di Brexit.
Le attese sono per uno 0,3 per cento trimestre su trimestre, variazione che potrebbe contenere il calo della sterlina. Se però il rallentamento dovesse essere più ampio, la sterlina potrebbe correggere di più, eventualmente sotto quota 1,20 GBP/USD. Dalle indagini CBI si attendono invece indicazioni di stabilizzazione / lieve miglioramento. Carney oggi ripeterà probabilmente che in questo momento la BoE è disposta ad accettare un oveshooting dell’inflazione pur di sostenere la crescita, strategia che può contribuire a contenere il downside della sterlina.