Soft Brexit più probabile, la sterlina si rafforza

La BoE ha lasciato i tassi invariati escludendo una riduzione del costo del denaro nel breve termine. Il FOMC ha adottato la prevedibile strategia di “stand by”, evitando di complicare il già aleatorio tentativo di valutare il contesto attuale, in un clima influenzato dall’avvento delle elezioni presidenziali USA (ma aprendo in misura ancora più chiara al rialzo dei tassi a dicembre). A prevalere, negli ultimi giorni, è stata tuttavia la notizia secondo cui l’Alta Corte britannica ha subordinato la Brexit al voto del Parlamento, e non alle intenzioni del Governo May post – referendum: un tecnicismo non certo privo di effetti pratici, considerato che ora, la soft Brexit, è molto più vicina. Ma cosa è successo nel mercato valutario? Cerchiamo di riassumerlo in maniera un po’ più approfondita!

Dollaro

Cominciamo con il dare uno sguardo al dollaro, la cui correzione è proseguita pesantemente fino a rivedere i livelli di tre settimane fa. Le motivazioni di tale andamento sono da ricercarsi nell’inasprirsi dello scontro pre-elettorale e nell’ulteriore avanzata di Trump che in alcuni sondaggi è passato in testa a Clinton (ma si tratta di sondaggi di gradimento nazionale, che non tengono conto del particolare sistema a collegi, tendenzialmente maggioritario, in vigore negli USA) aumentano significativamente l’avversione al rischio. Il dollaro si è poi ripreso leggermente al termine del FOMC, ma poi ha ceduto di nuovo. La Fed come da attese ha lasciato i tassi fermi ma la buona valutazione dello scenario indica l’arrivo di un rialzo a dicembre. L’unico deterrente, per quanto non menzionato dalla Fed, potrebbero essere eventuali shock post-elettorali, come nel caso in cui venissero contestati i risultati delle elezioni. Nel breve questo contribuisce a ridurre la reattività del biglietto verde ai dati, soprattutto se positivi. Questo non toglie però che dati positivi possano agevolare la formazione di una buona base di supporto da cui il dollaro – passata la tempesta delle presidenziali – dovrebbe almeno parzialmente risalire. Dunque, è possibile che, archiviato questo momento di turbolenza, il dollaro possa riprendere la propria strada di risalita, soprattutto se l’esito elettorale dovesse premiare Clinton.

Euro

Sulla generalizzata debolezza del dollaro l’euro ha proseguito con decisione la propria risalita sfondando la resistenza cruciale di 1,1000 EUR/USD e raggiungendo un massimo vicino a 1,1130 EUR/USD. Tra i dati il PMI aggregato dell’area euro è stato rivisto leggermente al rialzo e migliori del previsto sono stati i dati sul mercato del lavoro tedesco ma – come detto – non è certo su questi che la moneta unica si è appoggiata per proseguire il recupero avviato venerdì. Fintantoché il dollaro rimane sotto pressione il rafforzamento dell’euro può proseguire, ma difficilmente lo farà a lungo. Come scritto qualche riga fa, infatti, riteniamo che una volta passate le turbolenze di questi giorni, e archiviata positivamente la tornata elettorale presidenziale USA (senza contestazioni), l’euro tornerà in una posizione di relativa debolezza contro dollaro.

sterlina

Sterlina

Passiamo dunque alla sterlina, una delle protagoniste di queste ore. La valuta britannica si è infatti rafforzata contro dollaro ed ha recuperato marginalmente contro euro. Il movimento è comunque modesto, perché il tema Brexit continuerà a pesare significativamente sulla valuta britannica. La riunione BoE ha poi fornito ulteriore spinta al rafforzamento della sterlina, poiché ha fornito utili spunti sulla valutazione della banca centrale sull’impatto di Brexit, e alla luce dei dati sia alla luce delle posizioni espresse dal governo sulle priorità negoziali nella fase effettiva di uscita dall’UE, ponderate dalla pronuncia dell’Alta Corte che ha di fatti subordinato la Brexit al voto del Parlamento (che, come immaginabile, negozierà con il Governo delle condizioni di uscita piuttosto soft). La riunione BoE ha quindi lasciato i tassi di interesse di riferimento fermi a 0,25 punti percentuali dopo il taglio di agosto e parametri del QE invariati, preannunciando che all’orizzonte non vi sono altri interventi di taglio del costo del denaro e che, comunque, l’istituto monetario si tiene le “mani libere” per ogni azione. L’aspetto più rilevante sul fronte macro è poi l’inflation report con le nuove proiezioni macro, con revisione al rialzo per la crescita e per il costo della vita.

Yen

Concludiamo infine con un breve cenno sulla valuta giapponese. In un simile contesto di aumento dell’avversione al rischio (influenzata soprattutto dalle incertezze statunitensi) lo yen è tornato a giocare un ruolo di safe haven, proseguendo il rimbalzo intrapreso qualche giorno fa.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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