Stando a quanto affermano i dati provvisori dell’Istat, recentemente illustrati alle Bilancio di Camera e Senato dal direttore del Dipartimento per la produzione statistica, Roberto Monducci, in Italia l’11,9% delle famiglie vivrebbe in situazione di “grave deprivazione materiale”, con una percentuale stabile rispetto all’anno precedente. Nello stesso frangente temporale a crescere sarebbe l’indice di grave deprivazione per le persone anziane (intendendo per tali coloro che hanno almeno 65 anni), passando dall’8,4% all’11,6%, e dunque ancora (di poco) inferiore al dato medio per l’insieme popolazione. Si raggiunge invece un picco del 35,8% (dal 32,1% dell’anno precedente) per quelle famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione. Le uniche buone notizie sembrano essere relative alle condizioni di disagio della popolazione under 18, con l’indice di grave deprivazione che cala al 12,3%: positivo, ma non troppo, visto e considerato che tale percentuale cela il fatto che 1,2 milioni di minori vivono in condizioni di grave deprivazione.
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Ripresa economica non contiene il disagio familiare
Dalla lettura di quanto sopra salta agli occhi come la ripresa economica in atto – per quanto lenta – non stia andando di pari passo con l’attenuazione dell’indice di grave deprivazione economica. Insomma, per citare l’Istat, “nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale, corrispondente alla quota di persone in famiglie che sperimentano sintomi di disagio”. In altri termini, la ripresa economica e la ripresa del mercato del lavoro per il momento non hanno impattato positivamente sul fronte del disagio avvertito dagli italiani: non è comunque una novità, visto e considerato che spesso i miglioramenti statistici sotto tale profilo sono lenti e molto graduali.
Preoccupa sempre di più la disoccupazione giovanile
A proposito di ripresa del mercato del lavoro, non tutte le classi anagrafiche sembrano poterne trarre il giusto giovamento. In particolare, spiega il direttore Monducci, per gli under 35 è sempre più difficile trovare un posto di lavoro, tanto che nell’analisi sulle «transizioni verso l’occupazione degli individui disoccupati a un anno di distanza, il direttore ha spiegato che “il 21,2% dei 25-34enni disoccupati nel quarto trimestre del 2015 è occupato un anno dopo, il 43,8% risulta ancora disoccupato e il 35% inattivo. La quota di giovani che ha trovato lavoro nel periodo è più bassa sia rispetto a quella registrata nello stesso periodo dell’anno precedente (27,9%) sia di due anni prima (24,4%)”.
In tal proposito l’Istat ha poi sottolineato che solamente il 2,5% dei giovani hanno trovato lavoro attraverso i Centri pubblici per l’impiego, mentre il 41,9% ha trovato un posto di lavoro grazie alla rete di parenti e amici, il 18,9% mediante una richiesta diretta a un datore di lavoro e l’8% si è rivolto ad agenzie interinali o altre agenzie private di intermediazione.