Sterlina e euro: previsioni di recupero contro dollaro

Negli ultimi giorni, come abbiamo avuto modo di rammentare su queste pagine, i mercati finanziari hanno mal interpretato le parole di Mario Draghi: nel suo discorso, infatti, il presidente della Banca Centrale Europea sottolinea come la ripresa dell’economia nell’Eurozona sia al di sopra del trend e sia sempre più ben distribuita in tutta l’area. Nonostante nelle sue affermazioni Draghi abbia chiaramente sottolineato che la Banca Centrale Europea ha la necessità di aggiustare solamente in modo graduale la propria politica monetaria, anche in un contesto di miglioramento della crescita economica, il mercato ha interpretato il discorso come una conferma di un imminente cambio di passo restrittivo dell’Istituto centrale.

A poco (o quasi) sembrano essere serviti i chiarimenti successivi: il mercato sta utilizzando tale visione per poter supportare l’apprezzamento della divisa unica contro tutte le principali controparti, a cominciare dal dollaro statunitense il quale – nonostante il rialzo tassi Fed – è a sua volta alimentato dai persistenti dubbi sul proseguo del ciclo degli aumenti.

A indebolire il biglietto verde è soprattutto la maggiore aleatorietà, ora più che nel recente passato, circa il terzo rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed per il 2017, che l’istituto banchiere federale vorrebbe effettuare entro la fine dell’anno. Lo scorso 14 giugno, nel suo meeting FOMC, la Fed ha infatti deciso di rialzare i tassi con la forchetta dei Fed Fund che è ora diventata 1% – 1,25%, dopo il rialzo allo 0,75%-1% deciso lo scorso marzo.

L’incremento varato porta i tassi di interesse sopra l’1% negli Stati Uniti per la prima volta dal 2008 (cioè, da quando è scoppiata la crisi finanziaria) ma sul pianificato terzo rialzo 2017 non c’è ancora alcuna certezza circa i modi e il collocamento temporale. Per il momento manteniamo uno scenario centrale di nuovo rialzo a settembre, prima di intraprendere un prolungato periodo di stand by, ma non sarebbe una profonda sorpresa assistere a una posticipazione di una simile decisione. Pertanto, almeno per ora, affinché il recupero post-Fed del dollaro statunitense riprenda e prosegua nelle prossime settimane, è necessario innanzitutto che i prossimi dati USA in uscita non deludano le attese e che la Fed tenga viva l’aspettativa di un altro rialzo prima di fine anno, possibilmente alimentando tale aspettativa con dichiarazioni meno contrastanti in seno al proprio board.

Per quanto concerne la sterlina, non è da escludersi che la valuta britannica possa recuperare parte delle posizioni perse sulla possibile configurazione di una soft-Brexit. Peraltro, anche sulla sterlina tengono banco le dichiarazioni rilasciate al meeting della BCE in Portogallo (quello in cui Draghi ha formulato le dichiarazioni di cui sopra): il governatore BoE Canrey ha infatti dichiarato che sarà possibile considerare un aumento dei tassi di interesse nel Regno Unito, nei prossimi mesi, solamente se l’economia continuerà a migliorare e malgrado la debolezza dei consumi. Insomma, la BoE potrebbe effettivamente riconsiderare la questione di tenere i tassi al minimo storico dello 0,25%, ipotizzando che potrebbe diventare necessario ridurre almeno in parte gli stimoli monetari.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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