La tassa di soggiorno è un’imposta dovuta in Italia a carattere locale; essa è a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte.
L’imposta di soggiorno fu istituita nel 1910 per le stazioni termali, climatiche e balneari; per poi essere estesa nel 1938 alle altre località turistiche.
Una simile imposta è presente anche in altri stati europei e negli USA.
Fu abolita nel 1989 in occasione dei mondiali di calcio previsti l’anno successivo, per permettere prezzi più bassi ai gestori delle strutture alberghiere.
Nel 2009 è stata reintrodotta ed è tuttora in vigore, gravando per una quota giornaliera sull’importo dei soggiorni dei turisti di molte località italiane.
Come funziona la tassa di soggiorno
La tassa di soggiorno è regolamentata dal DL 78 del 31 maggio 2010 che introduce il balzello per la sola città di Roma con dei criteri di gradualità per stabilire un importo che può arrivare ad un massimo di 10 euro a notte.
Il DL 23 del 14 marzo 2011 ha conferito ai comuni capoluoghi di provincia, alle unioni di comuni, ai comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte la possibilità di applicare una tassa di soggiorno con importo fino a 5 euro per notte di soggiorno.
L’importo della tassa non può essere scorporato dal prezzo del pernottamento, anche se spesso sui portali delle agenzie o nei siti web degli stessi albergatori la tariffa viene presentata a parte per fare apparire il loro prezzo più conveniente.
L’imposta di soggiorno viene versata al gestore della struttura ricettiva che ha poi l’onere di corrisponderla al comune che la utilizzerà per finanziare attività attinenti alla valorizzazione turistica del territorio.
L’ammontare del tributo che il turista deve pagare dipende da vari fattori, come il numero di notti trascorse in città e il numero di stelle della struttura ricettiva.
L’importo non è lo stesso in tutta Italia in quanto viene determinato dall’ente locale.
A Roma il contributo varia tra i 3 ed i 7 euro; a Milano il valore oscilla da 3 a 5 euro; Firenze ha stabilito 5 euro al giorno a persona, ma che possono però scendere a 1 euro in caso di soggiorno in agriturismi e B&B.
L’albergatore può rilasciare una ricevuta a parte per la tassa o includere l’importo in fattura, indicandolo però con la dicitura “operazione fuori campo IVA”.
Esenzione dalla tassa di soggiorno
Ci sono alcune categorie non tenute al pagamento della tassa di soggiorno e sono:
- i residenti;
- i bambini fino ai 10 o ai 14 anni;
- le persone diversamente abili ed i loro accompagnatori;
- malati e assistenti ai degenti ricoverati;
- chi dorme negli ostelli della gioventù;
- il personale delle forze armate;
- gli autisti di pullman e gli accompagnatori turistici.
Per l’esenzione per motivi sanitari va presentata una certificazione medica che giustifichi il soggiorno per il degente ed eventuali accompagnatori.
In Italia la città con la tassa più onerosa è Roma in virtù del fatto che può spingersi ad un importo doppio rispetto alle altre città e comuni.
Seguono poi le principali città d’arte, Firenze, Venezia, Milano, Napoli e Bologna che possono permettersi di avere tariffe più alte e che possono raggiungere la soglia dei 5 euro giornalieri in quanto l’imposta non va ad inficiare l’afflusso di turisti.
I piccoli comuni e le località più piccole si riservano di chiedere un importo di un euro o ancora meno per singola notte a persona, così da non rischiare di scoraggiare un afflusso turistico.
In linea di massima l’importo cresce al crescere della tariffa per il soggiorno, in quanto città più grandi e più care hanno tasse più alte. Anche in alberghi di categoria superiore il prezzo è più alto ed anche la tassa di soggiorno è maggiore.
Per meglio conoscere il costo esatto della località a cui sei interessato puoi consultare lo specifico sito di informazioni turistiche per sapere se l’importo è dovuto o meno e in quale misura.