MiFID II, che cosa cambia dal 2018

MiFID II cos’è? MIFID II cosa cambia? L’anno nuovo si avvicina e tra le novità che porterà ci sarà pure MiFID II, la nuova Direttiva che riguarda i mercati finanziari europei con lo scopo di far crescere la trasparenza e la tutela in favore dei clienti. In tanti ora si chiedono cosa cambierà nel concreto con l’arrivo di MiFID II per i risparmiatori e per gli investitori. Oltre a cosa succederà col suo arrivo. Ce ne occupiamo appunto in questo articolo.

MiFID cos’è

Prima di vedere cos’è MiFID II, come si fa coi sequel cinematografici dove è meglio vedere sempre il primo film, vediamo prima cos’è MiFID. Il MIFID è un acronimo di Markets in Financial Instruments Directive (Direttiva 2004/39/CE), emanata dal Parlamento Europeo nel lontano Aprile del 2004. La MIFID a sua volta ha sostituito la Investment Services Directive (ISD, Direttiva 93/22/CEE), con lo scopo di tutelare l’investitore durante le fasi di scelta dei servizi di investimento.

Il sistema normativo MIFID è organizzato su 3 livelli:

  1. Primo livello definisce il principio generale della regolamentazione (Direttiva 2004/39/CE)
  2. Secondo livello disciplina invece i mercati e le questioni della trasparenza pre- e post-trade (Regolamento 1287/2006/CE) e il quale fornisce anche delle disposizioni in materia di condotta e organizzazione degli intermediari i quali prestano servizi e attività di investimento (Direttiva 2006/73/CE )
  3. Terzo livello riguarda l’emanazione da parte del Committee of European Securities Regulators (CESR) delle linee guida con lo scopo di assicurare un’omogenea ricezione ed applicazione anche a livello nazionale di tutti gli atti normativi che vengono adottati ai primi 2 livelli visti.

MiFID II cos’è

Prima di vedere cos’è, vediamo prima cosa significa MiFID II. E’ un acronimo di Markets in Financial Instruments Directive. Cos’è MiFID II? Trattasi di una direttiva sui mercati e su strumenti finanziari che l’Unione europea ha voluto al fine di poter garantire una maggiore protezione in favore degli investitori, troppo spesso lasciati da soli in balia di truffatori e millantatori di facili guadagni. Oltre a portare una maggiore trasparenza nei mercati finanziari. Perché II? Perché è una seconda direttiva, che cerca di migliorare la prima MiFID già esistente. Trattasi quindi di una ultima tappa di un percorso lungo e cominciato praticamente dieci anni fa. A partire dal primo novembre 2007, anno in cui entrò in vigore la prima MiFID. Ma già tre anni dopo si capì che aveva bisogno di una revisione, con la Commissione Europea che lanciò le consultazioni per rivedere la Direttiva.

Occorrerà poi aspettare il 2011 per far sì che la MiFID II sia formalizzata, ivista parzialmente dalla nuova regolamentazione entrata in vigore Mifir. Mentre nel 2014 si valuterà l’adozione di nuove regole da parte delle istituzioni europee. Di recente, nel 2015 l’Esma ha pubblicato a sua volta le sue proposte al fine di trasformare la legge in standard tecnici. Era l’ultima tappa che mancava prima che potesse entrare in vigore come accadrà dal 3 gennaio 2018.

Oltre alla MiFID già in vigore, la MiFID II si integra a queste normative già vigenti:

  • OTC (regolamentazione degli strumenti derivati)
  • regolamentazione delle infrastrutture di post-trading OTC (EMIR: European Market Infrastructure Regulation)
  • MAD (aggiornamento della Direttiva Market Abuse)
  • SDA (regolamentazione dei Sistemi di Deposito Accentrato)
  • regolamentazione delle differenze in termini di trattamento legale dei titoli (Securities Law Directive, SLD).

La nuova direttiva interesserà:

  • Banche di investimento
  • SGR tradizionali (Società di Gestione del risparmio), immobiliari e speculative
  • SIM (Società di investimento mobiliare), Broker e Dealer
  • Gestori di mercati regolamentati, di infrastrutture di mercato (come piattaforme di trading, data aggregator) e internalizzatori sistematici
  • Banche e società che forniscono servizi di consulenza e gestione di patrimoni
  • Energy & Commodity player

MiFID II cosa prevede

Descritto il suo iter, vediamo ora MiFID II cosa prevede nel concreto. La MiFID II apporta una serie di interessanti aggiornamenti della MiFID. Peraltro comunque già molto apprezzata. Ecco cosa cambia con entrata in vigore di MiFID II:

  • trasparenza pre e post operazioni finanziarie eseguite molto migliorata, mediante nuovi schemi informativi che devono essere inclusi in report e cronologie dettagliate
  • maggiori controlli per garantire l’adeguatezza dei dati
  • report giornalieri su asset negoziati e prezzi quotati che devono essere inviati alle autorità nazionali che si occupano di questi temi

Va poi precisato che la MiFID II non sostituisce la MiFID, ma semplicemente la integra. Andando ad aggiungere tasselli in essa mancanti. D’altronde, alla MiFID va comunque riconosciuto il fatto che abbia creato un unico mercato finanziario capace di competere con la profondità e con il maggiore dinamismo dei mercati finanziari americani. In questo modo, ha posto termine al monopolio delle Borse valori, e ha ridotto i costi complessivi che le negoziazione comportavano per i trader. Tuttavia, la MiFID ha pure mostrato non poche lacune. Ma è nata anche in un momento sbagliato. Vale a dire il 2007, l’anno in cui iniziò la pesante crisi finanziaria scatenata dallo scandalo dei Sub-prime. Pertanto, ben presto si mostrò limitata e già obsoleta, rispetto alle sfide di trasparenza che quel periodo lanciava.

Ecco quindi la necessità di mettere in pratica una massiccia revisione, con obiettivi più strutturali, non legati solo ad una generica revisione delle regole, ma tramite azioni specifiche sulle politiche del sistema finanziario.

MiFID II novità

Quali novità porta MiFID II per il mercato finanziario? Riepiloghiamole in 6 punti:

Ecco come la MiFID II promuove la correttezza sui mercati finanziari e promette di cambiare il contesto finanziario europeo:

a) Documentazione e accesso al mercato

I broker e le banche di investimento devono obbligatoriamente mostrare in maniera chiara i prezzi e i trade che offrono per una vasta gamma di strumenti finanziari. Nonché di operare su piattaforme di trading aperte per poter raggiungere gli obiettivi di trasparenza, competitività e accesso ai prezzi migliori.

2) Dark pool

Limita il trading sui mercati privati, così da rendere i mercati pubblici più corretti e allargare la scelta degli investitori. Cerca quindi di ridurre il trading al buio. Comunque, approfondiremo questo punto in un paragrafo a parte.

3) La condotta delle imprese

Richiede di assicurare i prezzi migliori e restringe l’offerta di ricerche di mercato e investimento sotto pagamento. Lo scopo è quello di proteggere gli investitori per limitare la possibilità di vedersi applicate commissioni dirette.

4) Conservazione delle comunicazioni

Le comunicazioni interne ed esterne vanno tutte conservate, comprese pure le conversazioni telefoniche, al fine di permettere ai regolatori finanziari di investigare e ricostruire dettagliatamente cosa è successo in caso di truffe o presunte tali.

5) Trading algoritmico e ad alta frequenza

I programmi sui computer devono essere registrati e testati. Le autorità finanziarie devono avere la possibilità di bloccarli qualora se ne ritenga la necessità. Al fine di prevedere abusi e ripercussioni sui mercati.

6) Derivati su materie prime

MiFID II prevede un’estensione della regolamentazione bancaria, inclusa la normativa sul capitale, ma pure sugli scambi di materie prime. Ciò con lo scopo di limitare le speculazioni finanziarie e prevenire così le interruzioni sui mercati che hanno effetto sui prezzi dell’energia e degli alimenti.

7) Tutte le imprese non potranno prevedere dei meccanismi di remunerazione come ad esempio i BONUS, in quanto essi potrebbero spingere gli operatori a raccomandare determinati strumenti finanziari e non quelli attinenti alle reali esigenze dei clienti. Come di fatto hanno fatto diverse banche italiane negli ultimi anni.

8) Viene ristretto il campo dei prodotti per i quali è possibile prestare un servizio “execution only”, ovvero di mera esecuzione degli ordini, senza la possibilità di valutare l’adeguatezza dell’operazione stessa. In realtà, la prima versione di MiFID già propone una lista di prodotti liberi e una lista di prodotti vincolati.

MiFID II obiettivi

Quali sono gli obiettivi di MiFID II? Rispetto alla prima versione, senza dubbio questa nuova direttiva ha obiettivi più ambiziosi e strutturali. In primis, vuole adeguare le regole ai nuovi sviluppi tecnologici sorti in questa ultima decade. Ma affronterà anche i responsabili delle politiche globali: si pensi agli “aspetti non regolamentati del sistema finanziario”. La prima direttiva già includeva i grandi mercati finanziari che negoziavano fuori dalle borse regolamentate: si pensi a derivati, obbligazioni ed il mercato OTC.

Nel 2016, l’avvio di MiFID II è stato spostato in quanto gli standard tecnici e le reti di computer non erano ancora pronti. Del resto, altro suo obiettivo è quello di controllare il mercato dei servizi finanziari: dalle banche agli investitori istituzionali, dalle Borse ai broker, dagli hedge fund agli operatori ad alta frequenza.

Si può tranquillamente dire che alcune delle linee guida della MiFID II, su tutte lo spostamento dei derivati su mercati aperti, prendono spunto dalle norme statunitensi Dodd-Frank varate nel 2010. Ma vanno anche oltre, in quanto includono pure un maggior numero di titoli e più sfere sul fronte del comportamento dei broker. In America non si è del resto verificata quella riforma che ci si attendeva dopo lo scandalo del 2007, che ha stravolto del tutto le economie mondiali. L’economia americana d’altronde è basata sul Capitalismo ed ogni paletto viene visto sempre in malomodo. Oltretutto, i propositi di Obama si sono dovuti scontrare, a parte che con le resistenze del Partito democratico anch’esso abbacchiato con le lobby, col fatto che dopo le elezioni del mid-term abbia perso una Camera. Condizione con cui ha poi governato nella seconda legislatura. E che ha inficiato altre “rivoluzioni” che il primo Presidente nero della storia americana voleva portare a termine. Come la riforma sanitaria estesa a 50 milioni di americani che ne erano privi (finendo poi per essere estesa “solo” a poco più di metà di essi)

MiFID II, cosa cambia per Broker

Cosa cambia per i Broker con introduzione di MiFID II? Come questa direttiva andrà ad impattare con le piattaforme online? Sicuramente molto. I Broker saranno obbligati ad eseguire le operazioni su piattaforme regolamentate e di tipo “open”, limitando altresì le offerte e la libertà nella scelta e nell’adozione degli algoritmi. I quali dovranno essere registrati appositamente presso enti di regolamentazione, e testati per poterli valutare con la giusta attenzione. Ecco perché dicevamo che ci saranno maggiori garanzie nella trasparenza delle operazioni per i trader.

Se un gestore di fondi vuole acquistare qualcosa che abbia un prodotto sottostante elencato nell’UE – si pensi ad un’opzione HSBC a Hong Kong – essa rientra nel campo di applicazione della Mifid II, non importa dove sia basato il gestore o broker. O ancora, l’esempio di un investitore con sede in Europa che acquista azioni Apple (che come noto ha sede negli Usa), in quanto il gruppo statunitense vanta un elenco di tipo secondario in Germania.

MiFID II vuole eliminare altresì la negoziazione via telefono ancora esistente (per farsi un’idea qualcuno avrà visto The wolf of Wall street di Martin Scorsese e con Leonardo Di Caprio), e spostare così tutta le negoziazione sulle piattaforme di trading, giacché fornite di migliori strumenti di audit e di sorveglianza. Certo, ciò significherà pure

una ondata di dati, molto probabile che sarà misurata in petabyte.

Dal canto loro, le istituzioni dovranno segnalare subito tante più informazioni della maggior parte delle operazioni eseguite, per conto dei clienti, inclusi il prezzo ed il volume. Le negoziazioni e le operazioni saranno datate a 100 microsecondi per alcune, mentre le informazioni nei documenti per la transazione delle transazioni si estenderanno a più di 65 campi. Gli archivi dovranno essere conservati per un minimo di cinque anni, mentre le banche ed i broker saranno costretti a mostrare ai clienti che sia stato loro offerto il miglior prezzo disponibile per svolgere operazioni e trade tramite i loro servizi. Così da evitare brogli ed aggiramenti della trasparenza.

MiFID II quando entra in vigore

Quando entra in vigore MiFID II? Come detto, il prossimo 3 gennaio 2018. Difficile pensare che ci saranno altre proroghe come avvenuto in passato. Oltretutto, gli operatori finanziari sono da troppo tempo al lavoro per poter soddisfare le richieste dei report dei dati richiesti dalla Direttiva. Facendo due conti, le migliorie richieste da MiFID II sono costate circa 700 milioni di euro. Tra queste richieste rientra anche la necessità di assoggettare a MiFID ogni strumento con emittente europeo (al di là del luogo di quotazione). Ma anche la soppressione della negoziazione via telefono, ancora esistente e relativamente diffusa, così da spostare tutti gli ordini sulle piattaforme di trading, corredate dai migliori strumenti di audit e di sorveglianza.

Del resto, Mifid II andrà ad occuparsi du tutti gli asset e beni negoziabili in circolazione sui mercati finanziari: dalle azioni al reddito fisso, ai fondi negoziati e al Forex. Una revisione lunga 7 anni, che ha già più di 1,4 milioni di paragrafi di regole, che cresceranno ancora. Mentre gli enti di regolamentazione completeranno gli standard finali nei prossimi mesi.

MiFID II storia

Ecco le principali tappe per la nascita di MiFID II:

1. NOVEMBRE, 2007

MiFID entra in vigore

8 DECEMBRE, 2010

L’European Commission lancia le consultazioni per rivedere la Mifid

20 OTTOBRE, 2011

La commissione Europea formalizza la MiFID II che sarà rivista in via parziale dalla direttiva MiFID e dalla nuova regolamentazione Mifir

APRILE – LUGLIO 2014

Le istituzioni Europee già adottano in maniera formale le nuove regole Mifid II

28 SETTEMBRE, 2015

L’Esma (ente di regolamentazione pan-Europeo) pubblica le su proposte al fine di modificare la legge in standard tecnici

OTTOBRE 2015

L’Esma rende noto alla Commissione Europea che non sarà pronta in tempo per introdurre la MiFID II nel Gennaio 2015

FEBBBRAIO 2016

L’Ue ritarda sempre in maniera formale l’introduzione della MiFID II di almeno un anno

3 GENNAIO 2018

MiFID II entrerà in vigore ufficialmente in tutti gli stati che appartengono alla Ue. Ciò non significa che sostituirà la direttiva già in vigore ma la integrerà con quelle novità resesi necessarie. Da notare che il 3 gennaio è il secondo giorno di negoziazione dei mercati finanziari

MiFID II Vs Dark Pool

Occupiamoci meglio di come la direttiva europea MiFID II intende combattere la Dark Pool. Ma cos’è la Dark Pool? Le dark pool sono utilizzate dai trader per acquistare e vendere azioni senza rivelare in anticipo la dimensione dei loro ordini o il prezzo che sono disposti ad accettare. In questo modo possono investire senza che i prezzi delle azioni si ritorcano contro di loro, ma nascondere le bid e le offerte riduce altresì il flusso di informazioni che rende efficienti i mercati nel fissare i prezzi. Tutto a danno della trasparenza per i trader finali e della concorrenza leale.

Sebbene le dark pool rappresentino meno del 10% del trading azionario europeo, sono essenziali per il modo in cui i grandi investitori acquistano e vendono azioni. I grandi gestori di fondi infatti sovente possiedono da soli quote del 5% o più in singoli titoli. Quando si trovano a scambiare molte azioni, preferiscono proprio fare l’operazione in “dark” come un unico blocco. E la loro utilità è diventata ancora più cospicua con l’aumento dei trader ad alta frequenza, giacché usano algoritmi per individuare ordini in blocco e li scambiano contro di loro quasi immediatamente. Il dark pool siffatto rende di fatto i mercati pubblici molto più costosi delle dark pool eseguite su grandi ordini. Infatti, le dark pool sono cresciute di popolarità in contemporanea alla presa dei trader high-speed, che da parte loro hanno sfalsato i market maker di tipo tradizionale.

La MiFID II vuole ovviare proprio a ciò. Sebbene per qualcuno potrebbe non essere ancora sufficiente. Di sicuro, ci sarà un’esenzione per i trade più grandi per i quali sarà ancora consentita la dark pool. Un esempio di trade su larga scala è quello che conta su un blocco di 15mila euro. Per le più vendute, vale a dire quelle azioni che vantano un volume di oltre 100 milioni di euro al giorno, la soglia è di 650mila euro.

A partire dal 3 gennaio, sarà considerata dark pool quella azione il cui 8% di volume di trading nei 12 mesi precedenti si è consumato al di fuori degli exchange pubblici. La MiFID II pone un freno allo scambio di azioni in una dark pool individuale, se questa rappresenta il 4% del volume di tale titolo. Stando a qualche stima, le nuove regole metteranno un freno al 75% delle grandi azioni europee provenienti proprio dalle dark pool. Ne restano esclusi i trade abbastanza grandi da essere considerati su larga scala.

Secondo la FCA (autorità di vigilanza sui mercati finanziari britannici, la nostra CONSOB insomma) stima che il dark trading può rendere le borse meno efficienti, ma solo nel caso in cui i volumi scambiati in dark pool superino il 15%.

MiFID II rischi per banche e broker

Quali sono i rischi che MiFID II comporterà per banche e broker? Ovviamente, questi soggetti non vedono di buon occhio le nuove regole. Basta considerare che MiFID II richiede ai broker una raccolta di dati su 15 milioni di strumenti finanziari provenienti da circa 300 punti di negoziazione. Ciò, secondo alcuni, costringerà alla divulgazione dei prezzi, inibendo il trading e riducendo la liquidità sul mercato. Il tutto con effetti negativi sui profitti delle banche.

Il limite previsto dalla direttiva europea al quantitativo di titoli che possono essere scambiati nelle cosiddette dark pool, sono praticamente inoperabili addetta di banche e broker, e spingono i trader a cercare nuove strade per fare trading al buio. Cosa diversa da quanto vogliono invece le autorità che credono nel MiFID. Anche alla luce di quanto successo nel 2007. In fondo, il fatto che Banche e Broker non vedano di buon occhio queste nuove norme, è una buona notizia. Vuol dire che davvero potrebbe difendere i trader. Sebbene, il rischio è che il mercato possa stagnarsi.

MiFID II cosa cambia per risparmiatori

Cosa cambia per risparmiatori con MiFID II? In Italia, la normativa è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, tramite decreto legislativo 129/2017.

Il decreto apporta modifiche al Tuf, il Testo unico della Finanza. Per i risparmiatori il MiFID II potrebbe comportare meno spese per il trading, nonché una maggiore trasparenza per le loro operazioni. Inoltre, dovrebbero trovarsi di fronte professionisti più formati e competenti. Si potranno avere maggiori delucidazioni e informazioni prima ancora di firmare per un investimento su di un prodotto, in quanto i piccoli risparmiatori, come i piccoli investitori, saranno messi di fronte ai costi che andranno a sostenere. Senza il rischio di ritrovarsi addebiti provenienti da chissà quale postilla non letta.

La normativa, insomma, prevede di indirizzare le vendite di prodotti finanziari in base al cliente finale. Cosa significa? I prodotti devono essere disegnati e circoscritti in relazione ad un target ben preciso per esigenze, disposizione al rischio, capacità e competenze finanziarie. Ciò per evitare che casalinghe, pensionati, operai, si ritrovino all’attivo strumenti complessi che finanziariamente non fanno neanche per loro. La società finanziaria non solo deve fornire le informazioni corrette in via obbligata, ma anche raccogliere quelle che riguardano i clienti. Deve essere sua premura carpire quanto l’investitore conosca il prodotto; quanto sia disposto a rischiare; quali siano i suoi obiettivi reali e quanto sarebbe capace di ammortizzare una eventuale perdita.

Quindi, se ad esempio un prodotto finanziario è previsto nell’ambito di un pacchetto più complesso, l’operatore dovrà fornire all’investitore non solo il profilo di rischio del singolo prodotto ma di tutto il pacchetto di cui fa parte. Ciò per ovviare effetti Matrioska, per cui un cliente acquista una determinata operazione e poi ci ritrova dentro pure altre. La società finanziaria deve spiegare perché sta attivando quello strumento.

Sempre in favore della trasparenza, i costi devono essere indicati al cliente (prezzo della consulenza incluso) in maniera complessiva. Presi singolarmente, infatti, potrebbero trarre in inganno e finire per essere visti come favorevoli. Per poi avere brutte sorprese quando si sommano nell’arco dell’anno. Come diceva Totò: è la somma che fa il totale. Se possibile, la società finanziaria deve essere aggiornata e comunicata una volta l’anno.

MiFID II cosa cambia per consulente finanziario

Cosa cambia per i consulenti finanziari con la MiFID II? Essa convalida quanto già previsto dalla CONSOB che a sua volta si rifà alle “Guidelines for the assessment of knowledge and competence” dell’ESMA, in vigore dallo scorso dicembre 2016. Le linee guida per i consulenti finanziari sono:

  • l’elenco delle qualifiche che soddisfano i criteri stabiliti dall’ESMA
  • il periodo di tempo ritenuto necessario per l’acquisizione di un’esperienza adeguata a comprovare il possesso delle competenze e conoscenze necessarie per svolgere questa professione
  • il periodo di lavoro “sotto supervisore”da parte del personale privo di qualifiche idonee e/o dell’esperienza adeguata.

Tuttavia, il MiFID II prevede anche delle novità per i consulenti finanziari:

  • possesso di un diploma di laurea, con superamento di esami sugli argomenti individuati ai punti 17 e 18 degli Orientamenti ESMA. O un diploma di istruzione secondaria superiore di durata quinquennale, integrati da un ulteriore titolo o abilitazione che preveda il superamento di uno specifico esame sugli argomenti individuati ai punti 17 e 18 degli orientamenti dell’ESMA
  • iscrizione all’Albo di categoria: la Consob indica a 12 mesi la durata dell’esperienza lavorativa idonea a dimostrare le capacità di svolgere il servizio di consulenza da parte di coloro che possiedono un diploma di laurea o di istruzione secondaria superiore di durata quinquennale, integrati dall’esame di valutazione riconosciuto a livello internazionale o europeo

Comunque, in aggiunta a ciò, la Consob sta pensando di prevedere la possibilità per il personale non in possesso di una qualifica idonea e/o di un’esperienza adeguata, di poter operare “sotto supervisione” per un termine massimo di 4 anni. Lasso di tempo necessario per conseguire i requisiti stabiliti dell’ESMA.

Importante poi la novità che riguarda i compensi per i consulenti finanziari. In quanto, come già detto, non devono essere più previsti Bonus che potrebbero indurre il consulente a far attivare pacchetti al cliente che non gli servono col solo fine di guadagnare. Il compenso previsto dovrà derivare dalla parcella/compenso diretto pagato dal cliente, il cui importo deve essere quindi chiaro. In questo modo si tende anche a ridurre il numero di professioni di mera consulenza, stimolando la nascita di figure che siano più attente alle esigenze personali del cliente e non al proprio lucro.

Naturalmente, tra i consulenti finanziari c’è molta contrarietà e scetticismo. Ma per essi vale lo stesso ragionamento fatto per banche e broker per il trading online. Maggiore trasparenza e maggiori obblighi si tradurranno in minore facilità di guadagno.

Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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