Borse: crollo in tutta Europa. Volano gli Stati Uniti: disoccupazione sconfitta

Le parole di ieri del Presidente italiano della Bce, Mario Draghi, sull’allentamento monetario e la futura messa in atto di varie operazioni, tra le quali l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi in sofferenza, da parte della Banca Centrale Europea per dare respiro alle economie, hanno già finito il loro effetto positivo sui mercati. Le Borse europee quest’oggi sono infatti letteralmente crollate.

Il tempo che ci separa dalla riunione dell’Eurotower prevista per il prossimo il 22 Gennaio (che dovrebbe sancire proprio il via libero definitivo alle azioni pronosticate da Draghi) è ancora molto, ed in più la situazione della Grecia continua a preoccupare, e non poco, tutti i mercati. In questo caso ci sarà da aspettare almeno fino al 25 Gennaio, data delle elezioni politiche nel Paese ellenico.

La Borsa di Milano è la peggiore in Europa, e registra un -2,5% (male tutte le banche e specialmente Mps, dopo la smentita delle voci di un possibile acquisto della banca senese da parte del Santander), Francoforte cede lo 0,7%, Londra lo 0,6%, mentre Parigi perde l’1%. Stranamente in controtendenza Atene, che oggi ha chiuso in rialzo del 2,35% (spinto dalla rimonta del filo europeista di centro destra Samaras nei sondaggi sulle prossime elezioni). Lo spread si conferma stabile sui 135 punti base, con il rendimento dei titoli decennali italiani sempre attestato all’1,88%.

Tutt’altra situazione negli Stati Uniti, dove la disoccupazione scende ancora, dal 5,8% al 5,6% in un solo mese, superando addirittura le previsioni ottimistiche della vigilia: 252 mila nuovi posti di lavoro creati nel solo mese di Dicembre e livelli di disoccupazione che così bassi non si vedevano addirittura dal 2008.

Segnali economici negativi invece arrivano da buona parte dell’Europa: in Germania scende a sorpresa (gli analisti prevedevano un rialzo stavolta) la produzione industriale (dello 0,1%), su base annua la contrazione arriva fino allo 0,5. Da segnalare anche il peggioramento del deficit in Italia, che nel terzo trimestre è salito addirittura al 3,5% del Pil.

I segni di rallentamento dell’economia, però, non si limitano all’Europa. Dopo aver assistito all’entrata ufficiale in deflazione dell’Eurozona, anche i dati economici dell’inarrestabile Cina appaiono per la prima volta in discesa, con l’inflazione al minimo degli ultimi 5 anni.
L’
euro in difficoltà di fronte ai superbi risultati economici degli Stati Uniti, ottiene comunque un buon rimbalzo negli ultimi momenti della seduta economica odierna e chiude a 1,1839 dollari, sui massimi di giornata.

Sempre più volatile infine il petrolio, che quest’oggi recupera in Asia e perde valore invece sul mercato di New York.

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