Dieselgate: iniziata una class action contro Volkswagen

La casa automobilistica tedesca sta per entrare nell’era delle class action: la prima class action è stata presentata dagli obbligazionisti del Boston Retirement System, un fondo previdenziale statunitense e in molti altri paesi associazioni e gruuppi si stanno organizzando per seguire l’esempio.

Si contesta la Volkswagen per il caso Dieselgate, ossia l’applicazione di un software per truccare le emissioni diesel, montato dalla Volkswagen su alcuni modelli di auto a gasolio negli Stati Uniti: il software manipolato serviva ad alterare i dati sulle emissioni dei gas di scarico durante i test anti inquinamento e rendeva “pulita” l’emissione anche quando non lo fosse.

Il caso era scoppiato il 18 Settembre 2015, quando l’International Council on Clean Transportation (ICTT) ha scoperto il trucco ed ha denunciato la casa automobilistica tedesca al governo americano.

Le class action quindi sono finalizzate a recuperare i danni (di vario tipo) arrecati agli inconsapevoli clienti. Nel caso della class action americana, gli obbligazionisti hanno acquistato obbligazioni della Volkswagen per più di 8 miliardi di dollari tra il 23 maggio 2014 e il 22 settembre 2015.

L’inganno attuato da Volkswagen ha permesso un aumento delle vendite di obbligazioni, altrimenti non possibile.

Già in Germania e Stati Uniti sono state aperte un gran numero di controversie per i proprietari di auto e azionisti. Per i proprietari delle vetture, si prevede l’opzione di chiedere la riparazione della loro auto o di rivenderla a Volkswagen e terminare il leasing in anticipo e queste operazioni fanno parte di un piano da 10 miliardi di dollari: Volkswagen infatti si appresta a stringere un accordo con le autorità degli Stati Uniti per riparare o togliere dalla strada mezzo milione di auto, anche se è ancora in attesa del via libera da parte delle istituzioni americane.

Quotazioni Azioni Volkswagen (WOW) in tempo reale

Nuove class action vengono quindi avviate. Un’altra ha preso il via negli Stati Uniti: si tratta di un fondo pensione degli insegnanti della California (Calpers) che ha depositato una causa civile collettiva per il risarcimento di 700 milioni di euro per mancate informazioni di mercato. In Belgio invece, il gruppo di consumatori belga Test-Achats ha avviato una class action per chiedere una compensazione per i possessori delle auto “truccate”, sulla falsariga di quella a cui hanno avuto diritto i consumatori americani. In questo paese ci sono circa 400 mila vetture coinvolte, e il gruppo di consumatori invita tutti i proprietari a partecipare all’azione legale collettiva.

Anche l’Italia interviene. L’organizzazione Altroconsumo ha fatto richiesta dell’autorizzazione a portare avanti una class action e la Corte d’Appello di Venezia ha autorizzato il procedimento legale. Si è attivata anche Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori). L’organizzazione Altroconsumo aveva fatto eseguire un test in laboratorio per il modello Golf e sia consumi che emissioni erano risultati più alti di oltre il 50% dei dati ufficialmente riportati dai costruttori. Da quel momento si è allarmata anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che adesso sta indagando sulla vicenda.

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