Economia, l’Europa sempre peggio: aumenta la deflazione

A Gennaio assistiamo nei Paesi che fanno parte dell’Unione addirittura ad una deflazione triplicata rispetto al mese precedente: l’indice dei prezzi è passato da un – 0,2% ad un – 0,6%. Il fenomeno è stato ovviamente trascinato dal crollo dei prezzi del petrolio e quindi conseguentemente di quelli dell’energia (scesi dell’8,9% rispetto al 6,3% già registrato a Dicembre).

L’approvazione la settimana scorsa del Quantitative Easing da parte della Bce trova quindi un’altra certificazione innegabile negli eventi economici europei (l’economia statunitense invece continua a crescere, anche se nell’ultimo trimestre del 2014 ha rallentato un pochino rispetto alle stime).

Male anche i comparti cibo, alcol e tabacco (-0,1%, contro il dato piatto di dicembre) ed i beni industriali non energetici (-0,1%, rispetto al dato piatto del mese precedente). Soltanto i prezzi dei servizi risultano in aumento (+1,0%, contro il +1,2% di dicembre). Le ultime dichiarazioni della Commissione Europea su una deflazione allora non reale, perchè condizionata in materia assolutamente decisiva dal crollo dei prezzi di petrolio ed energia, ci sembrano ragionevoli, anche se la maggior parte degli altri settori economici restano stabili o crescono e decrescono di valori quasi infinitesimali.

L’andamento dei prezzi del Vecchio continente, al di là dell’impatto su di essi del prezzo greggio, testimonia quanto sia debole ancora il quadro economico europeo e come la ripresa resti attualmente solo sulla carta. Tutto questo mentre i mercati finanziari continuano la loro turbolenza in attesa che il nuovo primo Ministro greco Tsipras incontri i rappresentati ufficiali delle istituzioni europee. Il nuovo capo della Grecia vuole rivoluzionare gli accordi precedenti sul pagamento del debito e le regole dell’austerity imposte alla propria nazione dalla Trojka.

Una situazione ben diversa da quella degli Stati Uniti, dove l’economia è ripartita ormai da tempo alla grande, la disoccupazione è bassissima e la stessa Banca Centrale Americana è pronta addirittura ad alzare il costo del denaro, riportando la politica monetaria in una situazione definita assolutamente “normale”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here