Come abbiamo avuto modo di vedere ieri, il dollaro ha aperto la seconda settimana dell’anno proseguendo il recupero già iniziato nella scorsa giornata di venerdì. Tuttavia, il recupero è stato solo parziale, poiché dopo il buono spunto iniziale la valuta verde non ha retto la resistenza attuata dalle valute controparti, e già nel pomeriggio ha corretto conducendosi sui livelli minimi della scorsa settimana. E così, dopo la salita delle proprie quotazioni riscontrata dopo la pubblicazione dell’employment report, i tassi e i rendimenti USA sono scesi nuovamente, a indicare che a questi livelli il mercato ha bisogno di conferme per convalidare pienamente lo scenario della Federal Reserve sui rialzi di quest’anno.
Federal Reserve più divisa di quanto si pensi…
A nuocere (o, per lo meno, a non giovare) al dollaro, dovrebbe essere anche l’impressione – emersa negli ultimi giorni – che la Federal Reserve sia un po’ più divisa di quanto si potesse pensare, almeno sul fronte dei membri non votanti (per il momento). Dunque, considerando che le conferme per poter convalidare lo scenario ipotizzato dalla Fed non arriveranno nel breve dai dati, a influenzare i mercati sono soprattutto gli annunci delle misure di politica fiscale espansiva che la nuova presidenza Trump sta per implementare (saranno rese note a cavallo tra il primo e il secondo trimestre), e le dichiarazioni dei membri dell’istituto monetario.
Proprio su quest’ultimo punto si noti come negli ultimi giorni diverse affermazioni abbiamo manifestato una divisione interna tra coloro che sono più ottimisti e coloro che invece preferiscono essere più cauti. Ai primi appartiene sicuramente Rosengren, che ha recentemente dichiarato che i rialzi dei tassi di interesse di riferimento da parte dell’istituto monetario dovranno essere sì graduali, ma più regolari, evitando dunque che si ripetano gli “errori” dello scorso anno. In altri termini, Rosengren auspica che la Federal Reserve possa alzare più velocemente del 2016 i tassi, e che tre rialzi quest’anno appaiono ragionevoli. Naturalmente, i tempi sono talmente prematuri da impedire una stima del timing esatto degli interventi, ma l’apertura di Rosengren sembra essere piuttosto chiara.
Di contro, a Rosengren si oppongono altri membri Fed, sicuramente più cauti sul da farsi. A questa schiera appartiene ad esempio Lockhart, che ha affermato di aspettarsi due rialzi dei tassi quest’anno, aggiungendo però di non aver considerato nella propria analisi una politica fiscale più espansiva, il che chiaramente pone un rischio verso l’alto. Secondo Lockhart pertanto i rialzi potrebbero arrivare a essere tre.
Insomma, dalle dichiarazioni dei membri Fed emerge sì una spaccatura interna, ma anche la necessità di riaggiornare le proprie valutazioni più in là, a cavallo di quel primo – secondo trimestre che abbiamo detto essere il momento della verità per poter toccare con mano le mosse di politica fiscale della nuova amministrazione Trump.
Euro e sterlina alla finestra
In questo scenario, euro e sterlina sembrano far dipendere i loro movimenti da quel che accade dall’altra parte dell’Oceano: non è certo la prima volta, e dovrebbe essere così ancora a lungo. Per quanto concerne l’eurozona, tuttavia, una mano d’aiuto potrebbe finalmente arrivare dall’impulso dei dati interni: quelli relativi ai dati di produzione industriale francese, salita molto più delle attese, potrebbero aprire una breve stagione di revisioni al rialzo delle proprie aspettative. Occhi aperti pertanto al calendario macro dei prossimi giorni, che potrebbe riservare finalmente qualche sorpresa positiva.
Per quanto concerne invece la sterlina, stanno tornando in maniera insistente a pesare le preoccupazioni per la Brexit che, come avevamo anticipato nelle scorse settimane, erano passate eccessivamente in secondo piano. Il rinfocolarsi dei timori giunge puntuale dopo le nuove dichiarazioni del primo ministro Theresa May, che ha ribadito la crucialità dei temi del controllo dell’immigrazione e della piena sovranità nazionale, obiettivi che ostano entrambi al mantenimento del pieno accesso al mercato unico, come le controparti UE, Merkel in primis, continuano a sottolineare. Prevediamo pertanto che la sterlina continuerà a rimanere sotto pressione: una mano d’aiuto potrebbe arrivare in tal senso dall’odierna dell’audizione di Carney in Parlamento…