La Federal Reserve ha lasciato aperte le tenui possibilità che possa esservi un rialzo dei tassi nel mese di luglio. Un atteggiamento attendista che è stato replicato anche dalla Banca del Giappone, che ha scelto di temporeggiare in attesa del referendum inglese, vero evento di fondamentale importanza questa estate. Ma cosa è successo nel panorama Forex e finanziario in questi giorni? E cosa accadrà?
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Federal Reserve, nulla di fatto (o quasi)
Cominciamo con la Federal Reserve che, come largamente atteso, ha lasciato i tassi di interesse di riferimento invariati a giugno, limitandosi ad apportare revisioni contenute alle previsioni macroeconomiche. Nel comunicato con cui è andato in archivio l’ultimo FOMC, la Federal Reserve ha spiegato che alla luce degli elementi recenti, è stato ritenuto più appropriato mantenere un approccio cauto nella determinazione dei tassi di interesse di riferimento, attendendo ancora un pò per verificare al meglio le dinamiche in corso di formazione, con specifico riferimento a lavoro e inflazione.
Per quanto attiene i tempi del rialzo, il numero 1 Yellen ha indicato che la riunione di luglio è ancora potenzialmente valida. Tuttavia, nessuno ritiene probabile che possa effettivamente avvenire un simile evento: sia perchè la Yellen ha definito “non impossibile” un simile scenario, ma senza crederci tantissimo, sia perchè ha precisato che affinchè si verifichi questo comportamento, bisognerà verificare che vi sia un netto rimbalzo delle statistiche occupazionali, e un esito favorevole del Referendum britannico sull’UE. Due elementi che al momento non sembrano certamente essere preventivabili.
Tornando all’indirizzo sull’andamento dei tassi ufficiali, la banca federale statunitense ha rivisto al ribasso la proiezione mediana per fine 2017 da 1,9 punti percentuali a 1,6 punti percentuali, e in misura ancora maggiore (dal 3,0 al 2,4 per cento) su fine 2018. Riguardo allo scenario macroeconomico, invece, le revisioni sono limitate. Le stime di crescita sono state riviste al ribasso di due decimi nel 2016 al 2,0 per cento e di un decimo nel 2017 al 2,0 per cento, mentre la stima del deflatore dei consumi è più alta di due decimi nel 2016 rispetto a quanto indicato a marzo, ma è rimasta invariata nei due anni successivi.
Banca del Giappone, atteggiamento attendista
Passiamo dunque alla Banca del Giappone, che è oggi alle prese con una pressione al rialzo sul cambio derivante dal crescere dell’incertezza sui mercati. L’istituto monetario che ben deciso di lasciare invariato il quadro della politica monetaria e ha confermato la valutazione positiva delle prospettive economiche. D’altronde, era chiaro che una mossa a giugno avrebbe rischiato di ridurre lo spazio di manovra per la riunione successiva al Referendum inglese, danneggiando per di più la credibilità della Banca centrale nel caso in cui un voto per il “Leave” sia seguito, come probabile, da un ulteriore rafforzamento dello yen.
Rischio Brexit sempre più forte
Riguardo infine al pluriricordato Referendum britannico, le ultime due settimane hanno evidenziato una netta avanzata del “Leave” nei sondaggi. Il martellamento da parte del governo inglese e delle istituzioni internazionali sui costi di un’eventuale uscita continuano a non fare molta presa sull’opinione pubblica. Bisognerà comprendere quale sarà l’evoluzione di questi ultimi giorni, anche alla luce del drammatico evento della morte della deputata pro–remain Cox.
Nello stesso frangente si sono viste anche ripercussioni sui premi al rischio pagati dagli emittenti sovrani della ‘periferia’ europea, con un allargamento un po’ più ampio della Spagna rispetto all’Italia come risultato della prossima scadenza elettorale; ma tutto ciò non ha compromesso l’assorbimento dell’ultima offerta di debito a medio/lungo termine. D’altronde, sottolineavano gli analisti ISP, la pressione sugli emittenti sovrani dell’Eurozona dipende soprattutto dall’impatto sull’appetito per il rischio, in quanto il legame del Referendum inglese con il rischio paese attraverso il canale dell’economia reale e di ipotetici ‘effetti imitazione’ in campo politico appartiene più alla fantasia che alla realtà. Nella realtà, la crisi dell’establishment politico negli Stati dell’Eurozona dipende da fattori domestici e dall’immigrazione, e continuerà indipendentemente dal risultato del Referendum inglese.